La tecnica di pasturazione impiegata nel tirreno è
molto simile a quella in uso nell'adriatico, l'unica variabile
è che bastano poche casse per un'intera giornata
di pesca. Le sarde utilizzate, qui hanno una dimensione
ridotta e a parità di peso per ogni cassa, vi è
un maggiore numero di pezzi e quindi una cassa può
durare anche due ore di pasturazione.
Le acque sono più limpide e quanto in uso in adriatico,
di gettare cioè la sarda dopo che quella precedente
non si vede più, non è molto applicabile.
Come già accennato nelle altre pagine, nel Tirreno
si usa pescare all'ancora cosa che complica un po' la vita
del pescatore, non tanto nel tirar giù e su l'ancora
ad inizio e fine giornata, quanto che spesso può
succedere di avere le lenze che vanno verso prua a causa
dell'azione contraria fra il vento e le correnti marine.
Poi spesso la barca ancorata sbandiera così da presentarci
alternativamente i palloncini ora a sinistra della poppa
e poco dopo sulla destra. Poco male, l'ampiezza della scia
risulterà notevole interessando tutte le nostre esche.
Pastura in sacchi congelati per la verità se ne trovano
ben pochi e così la triturazione delle sarde viene
assolta dal volontario di turno o dal pasturatore elettrico
oggi molto in uso perché ci risparmia lavoro lasciandoci
più tempo da dedicare all'azione di pesca, all'osservazione
del mare e perché no, alle chiacchiere alla radio.
La strisciata iniziale e in genere più corta rispetto
a quanto si esegue in adriatico e a volte in mancanza di
vento e correnti, c'è qualche equipaggio che si stacca
dall'ancora per iniziare a scarrocciare in deriva, inmaniera
del tutto analoga a quanto si fa nel medio adriatico
(La
qualità della sarda)
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