Articolo di Curzio, "Kurt Miller" per chi frequenta
il Forum di discussione
del biggame.it
Sabato finalmente, dopo tanto, troppo tempo, sono andato in mare.
La giornata era spettacolare ed il nostro ottimismo di conseguenza.
Ma come al solito le ciambelle non vengono mai con il buco e verso
il mezzodì le conversazioni via radio fra le oltre cinquanta
barche presenti diventavano sempre più rade e pessimiste.
Una sola barca era alle prese con un esordiente attaccato con
una 30 libbre ad un pesce di buone dimensioni. L' "esperto"
di turno si sprecava in consigli di varia natura che, alla perdita
del pesce dopo alcune ore, terminavano con il suggerimento di
usare un filo più grosso.
L'affranto angler rispondeva che la canna era una 30, ma che il
filo montato era un 50 libbre.
Prendo spunto da ciò per dire delle cose che ai più
saranno ovvie ma d'altra parte i latini dicevano repetita juvant.
La prima riflessione è che pare veramente impossibile che
dopo venti anni di Big Game in Italia si ragioni sempre in termini
così sbagliati.
Il filo, nylon, dacron o multifibra che sia ( il monel o il piombato
sono vietati dalle normative IGFA e EFSA), è l'unica cosa
che stabilisce il libbraggio con cui stiamo pescando. E, per essere
più esatti, la normativa prevede anche due limiti:
- il terminale non può essere più lungo di 30'
( 9,14 metri) per le canne da trenta ed oltre e 15' ( 4,57 metri)
nel caso delle canne da venti libbre in giù.
- un "backing" non può essere collegato al
filo se di potenza maggiore. Nel caso lo fosse, la normativa
prescrive che il libbraggio in uso è quello del backing
e non del filo.
Fatta questa premessa, forse vale la pena di discutere un attimo
sui fili e sull'opportunità o meno di averci un sistema
( filo, canna e mulinello) sbilanciato. Su quest'ultimo punto,
se Net me ne darà l' opportunità, magari ne discuteremo
sul Forum con un articolo separato, ma nel frattempo vorrei parlarvi
della mia esperienza sui fili.
( Processo
Fabbricazione )
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