Leccia da paura
Erminio Menozzi: il pescatore
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Settembre - Palidoro
Avevo immaginato che gli autori di quel genere di mangiate
non potevano essere causate dai serra. I racconti da parte
di bagnanti di un mare insignificante per la pesca mi convincevano
sempre di più che al seguito di quei sardoni che
pullulavano su tutto il bagnasciuga fossero lecce giganti.
Costretto da uno spirito mai domo per la pesca, mi sono
lasciato convincere dal mio istinto. Cambio i fili alle
bobine dei miei antichi mulinelli, monto un buon 0,45 e
la scelta delle canne va su una vecchia Carson in vetroresina
e una più recente Barracuda. Mi ritrovo su quel tratto
di mare che non avrei mai pensato che un giorno mi ci sarei
cimentato, spiaggia di Palidoro, profondità dell'acqua
a 100 mt dalla riva, forse 2mt, un giorno feriale di fine
settembre , spiaggia quasi deserta, eccetto un ottimista
come me a 50 mt.
Il mio collega attrezzato con iacco e dotato di una certa
dimestichezza nell'usarlo, mi fa omaggio di una decina di
bellissimi sardoni appena catturati, bellissimi, potenti,
con tutte le livree ancora visibili, infatti nella vitalità,
un'altro pesce, rispetto a quelli che vediamo nelle pescherie,
riesco a costruire con una busta di plastica e un buco nella
spiaggia una sorta di piscinetta per mantenerli più
a lungo vivi o almeno freschi.
Inizio la montatura della mia canna; lenza madre, piombo
scorrevole da 100 gr. girella, finale d'acciaio 30 cm. sul
quale monto 4 ami, che mi servono per innescare il sardone.
Con quel popò di montatura riuscire con il lancio
ad arrivare dove sostavano i sardoni era impossibile allora
entro in acqua almeno fino alla vita e poi lancio.
Torno a riva, pianto il pedegone della canna nel porta canne,
i sardoni, in mare, non si muovevano, la mia esca è
sotto di loro, forse si stanno riposando, segno buono, la
leccia mangia in silenzio non fa attacchi come altri predatori
tipo; ricciole, serra, spigole, tonnetti, lampughe, ecc..,
allento appena la frizione dei mulinelli.
Verifico per 2 volte le esche, cambiando i sardoni appena
morsicati dai granchi, ma intatti nell'innesco e rilancio....
la macchia di sardoni si spostava lentamente ma sempre sovrastando
la mia esca, ..........la canna fa' un leggero sussulto,
come quando hai uno sparaglione attaccato, dà altri
2-3 colpetti e poi immobile......recupero e trovo il sardone
appena morso, riinnesco e rilancio sullo stesso punto....2
minuti e parte una mangiata che non ho mai visto nella mia
vita dedicata al surf casting, impugno la canna, la Carson,
nel solito punto, 20-30 cm sopra il mulinello, ma sento
di non riuscire a tenere la canna verticale, alzo la presa
ad oltre un metro, non so se la canna stesse scricchiolando,
ma la sua curva era al massimo, canna robusta ma di quasi
40 anni, è come se avessi incagliato in un tronco
sommerso, la frizione cede a tratti qualche cm di filo,
attimi che sembrano eternità dove non c'è
il coraggio di pensare, di fare una strategia tanta è
la sorpresa o la meraviglia che si prova nel sentire che
sul capo del filo c'è una preda impossibile, maestosa
per un'abitat così umile.
Provo a recuperare filo, manco a parlarne, provo a pompare
con la canna, ma non riesco a recuperare neanche un metro
di filo......l'istinto mi dice di tentare una poco dignitosa
marcia in dietro trascinandomi verso riva ciò che
ormai era una certezza, una leccia, tenace, potente, indomita,
solo lei così combattiva......continua la mia retromarcia
trascinandomela dove lei non voleva venire......all'unico
mio collega che assisteva alla scena, incredulo, gli raccomando
di aiutarmi prima di, trascinandomela, scomparire dietro
le dune e gli grido: quando arriva sul bagnasciuga buttagli
sulla coda la mia maglietta e tirala fuori, ero dietro le
dune, a circa 80-90 mt. dalla riva, non vedevo niente, lui
mi dava indicazioni; tira ancora, ancora, dai ancora, ecco
la vedo, è enorme, ecco fermo, fermoooo. Un attimo
che mi è sembrata una vita......, filo allentato,
inizio il percorso a ritroso recuperando il filo, sormontate
le dune la vedo dimenarsi sulla spiaggia, era veramente
enorme, ormai senza nessuna difesa, rassegnata ma consapevole
di avermi dimostrato di aver venduto cara le pelle. Siamo
rimasti li tutti e due, il vinto e il vincitore accumunati
da un solo sentimento, la sfida, il confronto!! questa volta
ho vinto io, ma quante volte ho perso.....guardandola morire
ho provato un senso di tristezza ma quando me la son magnata
!!!
Erminio
LECCIA CAMPOGRAMMA GLADIOS
Dati:
Lunghezza
108 cm
Peso
.9,8 kg
E' la stessa leccia
Mario Verlicchi: Il Maestro di bolentino
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