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Indice Racconti  Anno 2007

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Pesca traina costiera

Con il monel

Mario

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Sardegna - autunno 2009

 

 

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Fare un bel "reuaind"

 

Prima che inizi questo racconto peschereccio bisogna necessariamente fare un bel passo indietro, e come si dice, fare un bel "reuaind" credo che aiuti molto.
Siamo sempre nel solito posto di sempre, più o meno a 38° N 56' e la bellezza di 9", e sempre più o meno a 009° E, 15' e pur sempre la bellezza di 12". Ora se pensate che le coordinate siano sbagliate e casualmente vi troviate sulla terra ferma invece che in mare non dovete prendervela con me ma con la casa costruttrice del GPS.


Dicevo un bel passo indietro; quando quest'anno sono arrivato alla fine di maggio senza mai avere ricevuto nel periodo trascorso in città: e-mail piene di sfottò, telefonate sarcastiche e prese per i fondelli che solo noi sappiamo scambiarci ho immediatamente capito che non era aria.


Tutti a cercare spiegazioni che solo il buon Dio poteva dare e tutti a dire le stesse solite cose. Di fatto nessuno, dico nessuno aveva fatto catture di riscontro. Tutti con la coda in mezzo alle gambe, zitti, tranne quando non volavano imprecazioni qui non riportabili per: artificiali persi, monel distrutti, nodi che probabilmente erano malfatti, finali inopportuni e via via dicendo. Si le solite cose che noi pescatori (parola forse troppo grossa) diciamo da tempo inenarrabile e che tramanderemo ai posteri di Manzoniana memoria.


Restava e resta comunque il fatto che nessuno nei mesi successivi riusciva a catturare niente di importante. Chi voleva vendersi l'attrezzatura, chi si dava per la disperazione al bollentino (ovviamente con tutto il rispetto che io ho per le persone che lo praticano) chi si dava alla pesca turistica, nel senso che si aggregavano ai soliti pescherecci, per mangiarsi alla fine della battuta una frittura di pescetti; buoni per carità, ma non era quello che si intendeva quando si parlava di pesci e di catture se non la consapevolezza di restare aggregati e cementare la vecchia amicizia.


Succede che verso la fine di ottobre catturo un dentice, per tutta verità non eccessivamente grosso, era circa due kg, ma pur sempre combattivo e tralascio il dire che era squisito una volta portato in tavola.


Da quel giorno le antenne di tutti si misero in movimento e le speranze si potevano toccare con mano. Veniamo al sopracitato "reuaind". Sono gli inizi di questo mese di novembre spettacolare sia come clima che come mare, tanto che i soliti coraggiosi ancora si tuffano per un bel bagno ristoratore, la temperatura dell'acqua in mare sui 35-40 metri è attorno ai 20 gradi centigradi e quando ormai passata la stagione delle ricciole grosse, delle palamite delle lampughe e altri pesci catturabili, succede quello che in teoria non avrebbe dovuto accadere.


E' ormai mattino inoltrato quando vista la bellissima giornata esco e per farla breve calo circa 350 metri di monel in mare, non passano che pochi minuti che canna e mulinello cominciano a strillare come mai avevo sentito in questi ultimi anni. Non capisco cosa stia succedendo ma d'altro canto mi rendo conto più che in fretta che tutto è libero dalle solite reti, le solite nasse e tutto quanto non possa far pensare ad un pesce di qualità e decisamente pesante.


L'attrezzatura che possiedo ormai dovreste conoscerla e pur dicendo che faccio traina pesante, lei rimane leggera leggera, ma cosi ci si diverte forse di più ed il pesce ha forse più probabilità di essere meno stressato, chissà, poi forse è vero il contrario, non lo sapremo mai.


Poco male. Mi prende circa una cinquantina di metri e si ferma. Guardo la canna tesa come una corda di violino e sento il monel che frigge tra gli anelli e quindi mollo di frizione senza mai fermarmi ma disponendomi attorno ai 2,5 nodi di velocità. Lui rimane incollato sul fondo e più mi allontano più monel esce dal mulinello. Come tento di pompare per tutta risposta ricevo testate mai sentite e mi prefiggo di fare tutto con la massima calma e cautela se non altro per vedere cosa ci fosse alla fine della lenza.


Adrenalina a mille e acido lattico che inizia a prendere il sopravvento, ma con calma e direi dovizia nella cura dei particolari mi rendo conto che non recupero un solo metro ma sto trascinando un peso a me non indifferente. Dopo circa una buon ora inserendo la frizione sui 6 kg riesco a recuperare qualche metro ma le testate che riuscivo a percepire non facevano altro che scoraggiarmi dall'intraprendere azioni sbilenche. Lo lascio a sbollire ancora per una buona mezz'ora e sempre con un occhio alla canna e uno al mulinello sento che sta mollando, non è più potente come prima e recupero più lenza che posso ma inspiegabilmente invece di vedere la stessa andare in orizzontale la vedo sempre più verticale e la cosa comincia necessariamente a darmi delle grosse preoccupazioni.


Quando ormai il contametri mi dice che mancano una cinquantina di metri per toccare il finale ho assistito alla ripartenza più imponente che abbia mai visto, ed in un attimo mi ritrovo con più di 150 metri di lenza fuori. Imprecare non sarebbe servito a nulla e con la ormai poca lucidità rimasta ho iniziato a chiedermi che razza di pesce fosse quello che quasi per malavoglia avevo in canna; ho pensato a una grossa ricciola ad un tonno, scartando l'idea che fosse un dentice, perché dopo due ore che lo portavo a spasso per il Mediterraneo sarebbe aggallato molto tempo prima, insomma mi sono reso conto di ignorare nel modo più assoluto cosa avevo attaccato al mio solito artificiale.


Passata quella buriana recupero quasi con facilità tutta la lenza e la cosa che più mi preoccupava era il fatto che la canna era praticamente in verticale col cimino quasi a sfiorare la superficie dell'acqua.


A quel punto ritenendo che ormai fosse fatta, rallento la barca sino a fermarla, recupero il finale e vedo la doppiatura di lenza che finalmente entra con le sue spire nel mulinello, mi mancano non più di tre metri, mi fermo per respirare e quello per tutta risposta da una testata violentissima, mi tira la canna sul naso e rimango lì rimbecillito come mai mi è successo. Cosa fosse stato non lo so, dopo aver raccontato quello che mi era successo tralascio le risposte ricevute perché oggi non servono più cosi come non servivano il giorno. La cosa buffa è, e l'ho sentito in un documentario, quando si ha il terminale in mano è uguale a pesce preso, sarà……… ma io l'ho visto solo andare con il mio bell'articiale e lasciandomi solo con la mia doppiatura.


Ieri, altra giornata stupenda e temperatura estiva mi ributto in barca e ritorno nei soliti posti.
Nessuno ci deve credere ma la strapazzata che ha ricevuto la canna è stata identica a quella di poche settimane prima. Ci risiamo mi son detto, ma stavolta vinco io, che tu sia un tonno una ricciola un pesce spada o cosa vorrai essere ti metto in barca ti faccio una foto o due e ti rimetto in mare sempre che tu sia ancora vivo.


La cosa si comportava nella maniera più assoluta come la precedente, trainavo e lui seguiva, rallentavo e lui prendeva filo cercavo di pompare ma non riuscivo neppure a muovere la canna, e memore di quanto successo prima questa volta ero pronto per fare davvero il giro dell'isola benzina permettendo.

 

Dire che è stata una lotta sul filo dei nervi mi pare dica poco, dire che come sempre anche se non si vorrebbe, si pensi sempre al peggio è umano ma dopo circa tre ore che me lo spupazzavo e non vedere il benché minimo risultato è stato straziante, oserei dire a livello di crisi nervosa, poi improvvisamente con 463 metri di monel fuori inspiegabilmente si lascia recuperare, piano ma si recupera metro dopo metro, qualche testata ma recupero manco fossi un argano, lento senza strappi e con soddisfazione vedo che la bobina si sta nuovamente riempiendo pensavo "siamo sulla buona strada". Troppo facile illudersi. Come due settimane prima mi riprende facile almeno 50 metri e ti assicuro che a quel punto la voglia di tagliare il filo con la pinza è stata forse più grande di vedere cosa ci fosse attaccato, poi ho pensato che sarei stato uno stupido e con infinita pazienza ho ricominciato l'opera di recupero.


Aveva dato tutto, io sicuramente di più ed a quel punto la curiosità benché sia femmina è subentrata violentemente nei miei pensieri. Ho messo il motore al minimo e recuperando con dovizia e con pazienza ho rivisto tutto il monel nel mulinello e solo a quel punto mancando ormai una ventina di metri l'ho visto a galla. Era un dentice.


Onestamente sulle prime non sapevo se esserne contento o amareggiato per la cattura, dopo tre ore mi aspettavo chissà cosa ed invece era un signor dentice che farà felici cinque amici sabato sera e tralasciando ogni subdolo pensiero ma pensando a quanto succederà, alla fine mi sono sentito contento e soddisfatto.


Mario


 

 

 

 

 

 

 

 

 

12 Dicembre - 2009