Giangi, Piero, Andrea, Stefano e Vittorio
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Sogni dal becco lungo
Sognare non costa nulla; e noi pescatori in questa attività
onirica, c'è da dire, non siamo secondi a nessuno.
A volte, però, la realizzazione dei sogni costa molto
in termini economici, di fatica e dedizione.
Uno dei nostri sogni/desideri più ricorrenti è
certamente quello di pescare rostrati in acque tropicali,
ma tant'è, lo sappiamo, non è da tutti. Ed
allora bisogna cercare di aprire gli occhi e di fare quello
che è più a portata di mano.
Il racconto di questa giornata di mare, e delle tecniche
applicate, rappresenta proprio la realizzazione di un sogno
che, se si è dotati di una certa determinazione può
non essere infrequente.
Il Canale (quello D'Otranto) aveva deciso di riposarsi dopo
tre giorni in cui aveva fatto bella mostra di sé
sospinto com'era dal solito Maestrale di fine agosto a 30
nodi.
La partenza da Gallipoli era stata programmata alle
prime luci dell'alba proprio per riuscire a trainare in
altura sulla batimetrica dei mille metri prima di arrivare
a Fanò (Othonoi per i Greci) dove avremmo pescato
a fondo alle ricciole, così realizzando il compromesso
sottoscritto tra i membri dell'equipaggio che divideva le
proprie preferenze tra alturieri e trainisti di fondo col
vivo.
Il "Parlamentino-equipaggio" era al gran completo
e composto dal sottoscritto, Giangi, Piero,
Andrea e Vittorio, nonché dall'"Osservatrice
ONU" Valeria, lieta presenza femminile nel solito
gruppo di maschiacci.
E così "Got's It", lo splendido Ocean
42, fisherman americano che ci ospitava, poteva sfoderare
le sue grandi qualità di barca di rango, dimostrando,
per altro, tutta la sua versatilità per le varie
tecniche di pesca effettuate.
Alle otto e un quarto i due lunghi out-riggers erano aperti
e le cinque canne in pesca filavano le loro insidie nell'acqua
cobalto del Canale. Avevamo optato per un assetto abbastanza
a corto indirizzato sopra tutto alla cattura di Alalunghe
la cui presenza era testimoniata da due doppi strikes da
me portati a termine non più di una settimana prima
traversando/trainando il Canale in barca a vela di ritorno
da una crociera nelle isole Jonie.
Quindi un minnow da 14 al centro a 25 metri, due teasers
di mia costruzione sullo specchio di poppa a 30 e 35 e due
kona sugli out-riggers a 40 e 45 metri.
A dire il vero quello schema un po' "di conserva"
non è proprio trai miei preferiti poiché le
esche a lungo, di solito, sono quelle che riservano le migliori
sorprese, soprattutto quelle dal "becco lungo".
Ero però confortato dal fatto che qualche snella
signorina aveva in precedenza mostrato di gradire anche
esche poste a pochi metri dallo specchio di poppa.
Come si è certamente capito il pensiero era costantemente
centrato sui pesci più esotici che frequentano le
acque larghe del Mediterraneo: le Aguglie Imperiali.
Ma si sa, la vita è fatta di compromessi e non si
può costringere un equipaggio di sei persone a concentrarsi
sulla cattura di un pesce la cui presenza è sporadica
(forse non tanto!) e non annunciata da qualsivoglia segnale
leggibile sulla superficie dell'acqua.
( Continua
) »»
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