Tonno per la coda
Fausto, Davide e Renato
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29 Agosto 2008 - Gorgona
FOTO
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Da tanto tempo Davide mi chiedeva di portarlo a
pescare i tonni. Poi quando per un motivo, quando per un
altro, l'uscita era sempre stata rinviata.
Verso la fine del mese di agosto si sente parlare di qualche
cattura effettuata sulle solite poste verso la Gorgona .
Tonni di non grande taglia, dai trenta ai cinquanta chili.
Così telefono a Davide che immediatamente prende
un giorno di ferie e la mattina del 29 di agosto prendiamo
il largo armati fino ai denti. Con noi Renato, un
vero e proprio veterano. La giornata è splendida.
Giunti sulla posta ci ancoriamo a 170 metri di profondità
e iniziamo a pasturare. Poi si calano le canne , un vero
e proprio rito.
Prima "l'ammiraglia", canna da 80 libbre con mulinello
Pen e filo di pari libbraggio, a una profondità di
41 metri, poi due gemelle da sedia con mulinelli Shimano
tld wlrsa 50 rispettivamente a 27 e 15 metri di fondo. La
profondità prescelta è sempre dispari per
motivi esclusivamente scaramantici.
Infine, senza grande convinzione, a lenza morta, a circa
dieci metri dalla barca, si cala " la bacchia",
una vecchia e cortissima Pen Tuna Stik con mulinello Daiwa
SLT con filo di 50 libbre.
Nel rispetto delle più collaudate leggi di Murphy,
a mezzogiorno in punto è proprio la "bacchia"
che si curva paurosamente e il mulinello parte a tutto fuoco.
Mi accorgo che il pesce sta svuotando inesorabilmente tutta
la bobina, cerco di rimediare in qualche modo ponendo il
pollice sul filo che esce a cento all'ora e mi brucio il
polpastrello. Da noi si dice "bravo bischero, non lo
sapevi?".
Il pesce rallenta un poco, lasciamo libero pallone dell'ancora
, riusciamo a tirare su le altre canne , mettiamo in moto
e via a marcia indietro cercando di recuperare più
filo possibile. Fortunosamente l'operazione riesce e iniziamo
a sentirci un po' più rilassati, anche se Davide
non ha ancora realizzato bene cosa sia successo.
Ha così inizio una battaglia che rimarrà impressa
a vita nella nostra memoria .
Comprendiamo subito che si tratta di un pesce di grandi
dimensioni, ma pur avendone presi altri di peso non trascurabile
e comunque sopra i cento chili abbiamo la chiara percezione
che questo si comporti in modo strano. Infatti come mettiamo
i motori in folle, parte a velocità supersonica e
ci svuota il mulinello, per cui siamo costretti a inserire
di nuovo la marcia indietro, ad accelerare cercando di recuperare
più filo possibile . Mai un segno di cedimento, mai
una testata, nessuna reazione alle pompate, solo una continua
corsa forsennata. Non solo, periodicamente, a distanza di
ogni mezz'ora, il filo sale in superficie e il pesce salta
fuori dall'acqua alla distanza di due o trecento metri alzando
spruzzi incredibili.
Mi convinco sempre di più che non si tratta di un
tonno ma di un squalo volpe e mi convinco ancora di più
che non riusciremo mai a tirarlo a bordo. Del resto, dopo
un'ora di combattimento, poco sportivamente ho abbandonato
la sedia esausto dichiarando solennemente che io con quell'energumeno
non volevo più avere niente a che fare perchè
occorre "dare all'età ciò che l'età
richiede" e poi tagliare il filo vorrebbe dire lasciargliene
tanto ma tanto da farlo poi morire ugualmente.
Invece Davide, alla sua prima volta, carico di adrenalina,
con soli trentacinque anni sulla spalle e un fisico da "torello"
continuava a lottare furibondamente senza sosta, mentre
Renato lo istruiva con i suoi saggi quanto inutili consigli.
Dal fly dove manovravo forsennatamente, guardavo con ammirazione
la tenacia di Davide che mentre recuperava per la trentesima
volta tutta la lenza sfilata si prendeva anche delle belle
scrosciate d'acqua in faccia provocate dall'andatura a marcia
indietro assai sostenuta. E il pesce non dava alcun cenno
di cedimento. Cercavo di incitarlo, ma quando non mi guardava
scuotevo sconsolatamente la testa . Una volta se ne è
accorto e mi ha detto disperato: "perché fai
così con la testa , pensi che si perda? Ed io gli
ho risposto che ce l'avremmo fatta e che comunque era stato
molto bravo con quella cannetta e con quella lenza . Lui
che di solito va a pescare le orate con il filo del 10.
Dopo due ore di combattimento anche Davide ha ceduto ed
è stata la volta di Renato.
Nel frattempo , mi passavano per la testa i pensieri più
bui: Erano passate più di tre ore dalla ferrata,
stavo sganasciando gli invertitori, ci eravamo allontanati
dal pallone più di cinque miglia, ci mancava solo
di perdere il pesce e di finire il gasolio !!!
Renato è un vecchio professionista, sa come fare;
ma il nostro avversario pareva proprio non curarsene e così
dopo un po' di tempo e toccata di nuovo a Davide che aveva
recuperato un po' di forze.
Alle quattro del pomeriggio, il pesce ha tentato una fuga
molto meno violenta , poi la canna si è piegata lentamente
e abbiamo avvertito solo un grande peso ma più nessun
tentativo di resistenza.
Son sceso lentamente dal fly, ho preso il fusto della canna
in mano e insieme a Renato abbiamo esclamato " E' morto!!!".
Lentamente , molto lentamente abbiamo iniziato a recuperare
metro dopo metro, pensando che se il filo stressato oltremisura
avesse ceduto proprio ora sarebbe stato un vero disastro.
Sono stati i minuti più lunghi; poi in profondità
abbiamo iniziato a scorgere un'enorme massa inerte blu dai
riflessi argentei.
Era un tonno che al peso è risultato 181 kg , lungo
240 cm.
Certamente uno dei più grossi mai presi nelle acque
intorno alla Gorgona e poi con una canna come quella e con
un filo da cinquanta libbre.
Mi sono sporto dalla murata per raffiarlo e mi sono accorto
che c'era qualcosa di strano: aveva l'amo conficcato nella
bocca ma il terminale aveva girato e fatto un occhiello
sulla coda.
Forse sta qui la spiegazione della stranezza del suo comportamento
e dell'anomalia del combattimento: l'effetto siluro,i salti
fuori dall'acqua, nessuna testata , nessun cenno di cedimento
fino alla fine.
La parola ai più esperti.
A questo punto noi sappiamo solo che facendo appello alle
poche forze che ci rimanevano, e alle leggi della fisica
siamo riusciti a farlo scivolare sulla spiaggetta della
barca e a legarlo, ci siamo tuffati in acqua, abbiamo mangiato
la "schiacciata con la mortadella" che ci attendeva
dall'ora di pranzo e ci siamo scolati una bottiglia di vino
fresco, di quello di Mauro.
Poi abbiamo telefonato a Marina di Pisa, al Punto Arno Tuna
Club dicendo di preparare la gru perché dovevamo
scaricare un carico "speciale ". Con una raffica
di SMS abbiamo avvertito un po' di amici pescatori che si
sono precipitati ad attenderci al molo.
Penso che una giornata così ce la ricorderemo a lungo
e in particolare Davide.
Davide è bene che non lo sappia altrimenti può
montarsi la testa, ma se in barca non c'era lui quel tonno
starebbe ancora nuotando felice nel mare della Gorgona.
Fausto
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