Isola di Montecristo
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Associazione
fondata il 21 Febbraio 2008 »»
Una giornata a Montecristo
Luglio 2008 - L'isola d'Elba è ormai lontana e navighiamo
da alcune ore. Montecristo non si intravede ancora nella
foschia. La nave, partita da Portoferraio secondo i programmi
del Parco, si avvicina sempre più alla meta procedendo
sul mare calmo rinfrescato da un leggero maestrale. Ritorno
sull'isola dopo molti anni di assenza. E' il viaggio nella
memoria che riporta profonde emozioni e fa rivivere le immagini
dell'isola dei miei sogni. Nell'attesa mi sento teso e nervoso.
Non vedo vele etrusche e romane attorno a noi. Di tanto
in tanto dei pesci rondine saltano fuori dalle onde e volano
lontano mentre alcuni delfini ci accompagnano nel nostro
viaggio attraverso il tempo. Nell'ora tarda del mattino
la scia bianca lasciata dalla nave diventa sempre più
bianca con schizzi d'acqua scintillante.
Improvvisamente Montecristo appare, maestosa come una cattedrale
sul mare. E' un inno al cielo. I passeggeri hanno attimi
di sbigottimento e di meraviglia. Le voci sono sovraeccitate
"Splendida!"
"Splendida!"
"Splendida!". La nave si avvicina all'isola. Il
mare calmo e azzurro denso, diventa, prima dell'attracco,
color acquamarina, sempre più limpido e trasparente
tanto da far vedere i fondali. Nell'aria si diffonde il
profumo del rosmarino. Ci danno il benvenuto le due agenti
del Corpo della Forestale assieme al guardiano Goffredo
Benelli. Scendiamo a terra. L'isola appare in tutta la sua
bellezza. La spiaggia sabbiosa ci saluta mentre più
avanti c'è il magazzino dei pescatori, mesto, ancora
distrutto dall'alluvione avvenuto anni prima. Sono triste
nel vederlo e mi vengono in mente le ore passate fra gli
scogli a giocare con i miei cugini ed Elena, la figlia del
guardiano. In quel tempo Francesco Tesei era il capo guardiano
coadiuvato da altri custodi che spesso lavoravano negli
orti, nei giardini e nelle vigne rendendo l'ambiente piacevole
con piante rigogliose. Talvolta si dedicavano a sistemare
i sentieri di caccia nell'attesa del re e dei suoi amici
cacciatori. Ora non c'erano i pescatori, amici dei sovrani,
nei pressi del magazzino e mancavano le reti con le nasse
sulla piazzetta, messe ad asciugare. La mia tristezza si
trasforma in dolce melanconia rivivendo le emozioni della
mia fanciullezza.
Il gruppo di visitatori si ferma sotto la pineta e le agenti
ci informano sui due possibili percorsi della giornata:
visita al Monastero con la grotta del Santo e visita al
Belvedere per ammirare il paesaggio.
Escursione
Scelgo la seconda escursione perché meno faticosa
anche se ritengo la prima più interessante. Siamo
in estate e la giornata è molto calda. Il sentiero
porta in alto, affiancato da piante di cisto marino, mirto,
lentisco, agavi e oleandri. Preferisco immergermi nella
natura, nei suoi profumi, nei suoi colori e nell'armonia
dell'ambiente. Ogni passo e ogni sguardo mi fa sentire sempre
più parte della natura. Il paesaggio è stupendo
e ammiro ogni cosa prima del ritorno. Mentre scendo verso
il mare incontro il guardiano. Talvolta burbero, sempre
aperto alla conversazione, mi saluta con una voce decisa.
Avendo già pranzato con un panino e una mela, Goffredo
mi invita per un digestivo nel giardino della sua abitazione
assieme alla moglie Carmen ed altri amici. L'atmosfera è
cordiale. Con molta premura ed attenzione, ci vengono offerti
alcuni digestivi, Montenegro e Amaro Averna. Lascio la famiglia
Benelli mostrando la mia felicità per il simpatico
incontro con la speranza di rivederci presto. Mentre mi
incammino verso il piccolo Museo di Storia naturale passano
nella mia memoria tutte le famiglie dei guardiani precedenti
in una fantasmagorica cavalcata nel tempo, i Galli, i Tesei,
i Burelli, i Galletti, i Muti, i Del Lama, i Benelli. La
visita al Museo è un passo dovuto. Mi attendono fotografie
di ambiente marino, capre e gabbiani impagliati, rocce e
coralli, mappe e cartine che mostrano i programmi a favore
della natura e le zone di maggiore attenzione. Il mio pensiero
si rivolge al recente passato: nel 1971 avvenne l'istituzione
della Riserva Naturale e nel 1988 fu attribuito alla Riserva
il "Diploma Europeo".
Termino la visita fermandomi sul piazzale ed osservando
la piccionaia. Mi sembra di vedere ancora i piccioni del
fiorentino Carlo Ginori, addestrati per assicurare rapidi
collegamenti con Firenze. E con lui alcuni ospiti illustri
quali il musicista Puccini e lo scrittore Fucini allegri
e scherzosi.
Si avvicina la partenza. Mi avvio verso la spiaggia percorrendo
un viale pietroso e arido. Non ci sono più, da un
lato, gli splendidi vasi di fiori e, dall'altro, le rigogliose
piante di felci giganti. La nave è ancora in attesa.
Mi siedo e guardo il mare. Vedo alcuni gabbiani che volano
in alto sulle rocce e le onde leggere che si infrangono
sull'arenile. Non vedo Bastiana, la moglie del guardiano
Tesei, parlare con le amiche all'ombra dei pini e lavorare
a maglia. Non vedo le barche da pesca né i velieri,
non vedo i pirati saraceni né le feluche corsare,
non vedo Dragut né le vele dei fratelli Barbarossa,
che seminarono tanta distruzione e morte.
Ora tutto e fermo e niente accade. Incanta solo la bellezza
dell'isola fra tante contraddizioni. L'operosità
dell'uomo ha difficoltà nel fermare i degrado prodotto
dalle intemperie. La gestione del Parco, l'operatività
professionale degli agenti della forestale e l'impegno del
guardiano con tutta la famiglia sono appena sufficienti
per l'ordinaria amministrazione. Mancano risorse adeguate
e progetti validi per far rivivere l'isola e riportarla
agli splendori del recente passato.
Nel lasciare Montecristo sento di ringraziare tutti quelli
che operano sull'isola e per l'isola, per ciò che
danno ogni giorno e per i loro sacrifici.
Mentre la nave si allontana guardo ancora il Monte Fortezza
e Cala Maestra con la costa scogliosa. Non riesco a vedere
le capre selvatiche sulle rocce vicino al mare. Purtroppo
gli avvistamenti si fanno spesso al mattino. Scambio qualche
parola con Nadia, figlia del guardiano Burelli, mettendo
in evidenza l'attuale situazione di Montecristo con le mie
ossevazioni per il futuro. Molti, attorno a noi, scattano
le ultime fotografie.
Fra le rocce, con il fischio del vento della tempesta, si
possono sentire ancora i lamenti e le grida dei monaci,
seguaci di San Mamiliano, impauriti dagli attacchi dei barbareschi.
Su tutta la scogliera attorno Montecristo c'è ancora
l'odore del sudore dei guardiani e dei pescatori che testimonia
le difficoltà e il sacrificio della loro vita come
pure vi sono impressi i momenti di gioia delle loro famiglie
e degli ospiti che trascorsero ore liete.
Montecristo è sempre più lontana e, mentre
il sole è ormai al tramonto, scompare pian piano
sulla scia bianca lasciata dalla nave. Il mio animo è
agitato al pensiero di ciò che avrebbe potuto essere
e non è stato
ma la speranza è dura
a morire.
Raffaele Sandolo
Socio fondatore
Contatto e-mail : ( Associazione
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Cala Maestra
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