Mario
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Sardegna - autunno 2011
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Il Fato
Braccio, quanti di noi sanno cosa sia? Tutti presumibilmente,
ma non tutti sapranno cosa sia il braccio quando si parla
di marineria e in questo caso specifico di pesca.
Il braccio o le braccia altro non sono che la misura in
tempi ormai andati anche se, qualcuno insiste ancora per
indicare la profondità d'acqua su cui noi stiamo
navigando, e qui una volta di più entrano in ballo
gli albionici con le loro astruse e arcane dimensioni. Dicasi,
infatti, braccio o "fathom" la misura equivalente
a due iarde o se preferite sei piedi; se anche i piedi non
vi vanno bene il tutto si traduce in settantadue pollici.
Molto più Italianamente parlando questa misura equivale
a circa un metro e ottanta, per la precisione 183 cm.
Perché dico questo?Perché dovete preparare
un palamito galleggiante e derivante che abbia almeno duecento
ami circle hook Yuvella della dimensione 8/0.Come fare?
Ogni amo sarà montato su un bracciolo in nylon 140-160
lungo sei braccia, il quale dovrà essere collegato
alla trave madre anch'esso in nylon del 200. Presuppongo
che sappiate cosa siano i manicotti e a cosa servano le
pinze, bene, l'amo è fissato al bracciolo con un
manicotto adeguato e correttamente pressato mentre il bracciolo
è collegato alla trave madre attraverso una girella
a cuscinetto con doppio anello posta tra due sfere fosforescenti
ben distanziatetra loro e bloccate a loro volta dal solito
manicotto.
Quest' operazione all'apparenza semplice dovrà essere
curata nei minimi dettagli ed essere ripetuta 200 volte
tanti quanti sono gli ami che comporranno il nostro palamito.
Ogni bracciolo dista quindici braccia sulla trave madre
e qualora vi sentiste stanchi quando avrete terminato, sappiate
che non siete neppure a metà dell'opera, infatti
i palamiti che dovrete preparare saranno 4 in totale.
Preoccupati per i costi? Se pensate a tutto ciò allora
non siete dei pescatori professionisti. Pensate alla soddisfazione
di avere lavorato come pazzi senza la certezza matematica
di ottenere un risultato positivo! Può e potrebbe
succedere. Come si dice bene dalle nostre parti "se
non sono pazzi, non li vogliamo"
Non rimane adesso che caricare tutta l'attrezzatura in barca
e a questo proposito è molto raccomandabile che la
stessa sia dotata di salpa palamito idraulico, elettrico,
bionico o come volete chiamarlo, l'importante è che
non si pensi di fare tutta l'operazione che segue senza
l'aiuto del suddetto aggeggio. Ovviamente non dimenticate
di portare in barca almeno 650 alose, vi serviranno da esca,
certamente non dimenticatevi almeno 150 palloncini, serviranno
per il galleggiamento del palamito, (all'occorrenza anche
150 bidoncini vuoti e chiusi ermeticamente di detersivo
che vostra moglie utilizza tranquillamente quando accende
la lavatrice vanno sicuramente meglio) cosi come non dovrete
dimenticare almeno una ventina di star lights ad immersione,
almeno mezza dozzina di moschettoni violenti in acciaio
inox e dulcis in fundo le bandiere di segnalazione, almeno
9 di cui l'ultima che si calerà dovrà essere
munita di luci stroboscopiche.
Che lavoraccio! Fortunatamente io di tutte queste operazioni
non ho fatto nulla, niente di niente, ma puntualmente mi
sono fatto trovare sul molo alle 22:00 del 26 Settembre
di quest' anno.
Per la verità sono arrivato un po' prima, non mi
sembrava vero, di fatto, che Sergio con suo figlio Aldo
avesse finalmente accettato la mia richiesta per un'uscita
a pesce spada con il loro peschereccio e quando li ho visti
arrivare, beh
.Debbo confessare la mia emozione. Enorme!
Questa volta non poteva che essere vero.
Salpiamo attorno alle 22:30 di una notte calma e molto stellata,
da brividi, per loro molto normale ma per me, essendo la
prima difficilmente dimenticabile.
Con tutti gli strumenti accesi e con l'autopilota connesso
la barca viaggia calma nella notte sino a raggiungere il
punto preposto (al contrario di altre volte non darò
qui le coordinate GPS, qui non si può parlare di
divertimento ma di duro lavoro) verso la mezzanotte.
S'inizia calando la prima bandiera di segnalazione alla
quale è agganciato il primo palamito. Aldo innesca
e Sergio lancia con maestria l'esca in acqua, matematicamente
ogni quattro o sei braccioli viene agganciato il bidoncino,
questo dipende dalla profondità del fondale, loro,
che lo conoscono perfettamente non fanno alcuna fatica a
sapere quando debbono essere sei o quattro, puntualmente
calata dopo calata arriva il bidoncino e cosi via sino al
turno delle star light.Giunti alla metà del palamito
si cala la seconda bandiera di segnalazione, si continua
con le esche, i bidoncini, le star lights cosi sino ad arrivare
alla fine del primo palamito. Lasciate perdere i delfini
che, visti di notte sono oltremodo spettacolari perché
qui si deve lavorare.Si agganciano la bandiera ed il conseguente
palamito; si continua cosi sino ad arrivare alla fine del
quarto palamito dove viene posizionata l'ultima bandiera,
quella con le stroboscopiche.Magicamente ci si ritrova alle
03:00.Notte fondacome dicevo all'inizio con calma di mare
e di vento con la compagnia di miliardi di stelle che ancora
adesso fa solo rabbrividire, per non parlare del silenzio
una volta che il motopeschereccio è stato completamente
spento e reso buio. Ovviamente l'unica luce accesa era quella
concernente l'ancora.
Ci si lasciava cosi trasportare dalla brezza e dalle correnti
senza perdere di vista la bandiera che si vedeva brillare
in lontananza e con ansia si cercava di capire quale rotta
seguissero altri pescherecci e altre navi che stavano transitando
in zona. Va da se che avrebbero potuto danneggiare o addirittura
tagliare una parte del palamito che a questo punto a mia
personale stima occupa un braccio di mare di circa 12-15
kilometri.
L'aurora si presenta con un fantasmagorico spettacolo di
raggi e colori indescrivibili e ben presto dopo il solito
caffè forte si deve dimenticare quello che si vede
perché il " loro" duro lavoro deve e sta
per iniziare.
E' con estrema attenzione che seguo le operazioni di recupero.
Cosi com'era stato calato il primo palamito inizia ad essere
salpato; alle prime luci dell'alba vedere che dal fondo
sale una sfavillante macchia tra l'argento e l'acciaio spezza
il cuore, ma è il loro lavoro questo è la
sola cosa che li appaga.
Il recupero è un'operazione lunga specie quando ci
si imbatte nei braccioli che, vuoi per la corrente vuoi
per il passaggio di altre imbarcazioni si intrecciano irrimediabilmente
non agevolando certo il lavoro di Sergio ed Aldo che pazientemente
districano anche la più complicata matassa per poi
ripartire.
Alla fine del primo palamito, sette bei pescioni erano a
bordo il che faceva presagire a una buona giornata di pesca
ma guardando negli occhi i miei amici non riuscivo a leggerne
la soddisfazione, anzi sembravano preoccupati e di poche
parole, scrutavano l'orizzonte con un potente binocolo alla
ricerca di non so cosa sino a che non ho chiesto lumi al
riguardo. In effetti, potevo arrivarci da solo, loro guardavano
i bidoncini, se questi erano ancora stesi cosi com'erano
stati calati le notizie non erano buone, se invece il bidoncino
si presentava in posizione verticale, questo aveva il suo
bel significato. Significava che sotto qualcuno teneva teso
il bracciolo e con lui la trave madre, quindi pesce! Cosi
è stato che anche col secondo palamito il bottino
era portato a undici pesci, non esageratamente grossi ma
pur sempre di buona taglia.
Doveva essere tutto cosi semplice e facile? No è
la risposta ovvia perché il terzo palamito dopo pochi
braccioli era stato spezzato da una delle grosse imbarcazioni
che circolavano in zona e per ben più di un istante
con la rabbia a fior di pelle ho sentito cose in dialetto
sardo che voi umani non potete neppure immaginare, cose
che neanche nella costellazione di Orione avendoci fatto
compagnia per tutta la notte erano traducibili per non parlare
poi dei bastioni di Thannauser che improvvisamente restarono
basiti. Mancavano da salpare circa 600 ami ma di dove fosse
nessuno, sui due piedi, sapeva dare una risposta precisa;
ragionando con calma, conoscendo il braccio di mare, conoscendo
alla perfezione le correnti, Sergio metteva prua ad Est
e col motore a tutta iniziava l'inseguimento.
Inutile nascondere che durante la prima mezz'ora navigando
alla cieca e non riuscendo a distinguere né bidoncini
né bandiere ben più alte sull'orizzonte lo
scoramento era veramente palpabile su tutto il peschereccio,
poi, oserei dire con un barlume di speranza, qualcosa ha
cominciato a distendere i visi segnati dalla rabbia e dal
sole, saranno stati gabbiani o bidoncini quelle cosine bianche
che si intravedevano all'orizzonte?Erano i nostri bidoncini
per fortuna, e di conseguenza con gli animi un po' più
calmi una volta giunti lì il lavoro è ricominciato.
Col terzo palamito comunque si portava il totale delle prede
a tredici.
Il quarto palamito portava il bottino a quattordici con
i primissimi braccioli, poi il nulla.
Assaliti da una profonda delusione, i miei professionisti
invocavano tutti i Santi del Paradiso chiedendomi altresì
di inginocchiarmi e pregare per prendere almeno un ultimo
pesce. Le mie suppliche ovviamente non hanno avuto ascolto
sino a che Sergio sempre pilotando la barca e scrutando
il mare e i suoi bidoncini notava che gli ultimi erano molto
ravvicinati tra loro, da qui la sentenza: c'è almeno
un altro pesce! Pur non essendomi inginocchiato e non aver
pregato mi sono reso conto che non poteva esserci che un
pesce molto grosso.
La raccolta degli ultimi braccioli è stata faticosissima,
almeno una decina, tutti ingarbugliati e intrecciati da
non poter fare altro che ritirarli in barca cosi com'erano.
Da un capo libero però Sergio sentiva il pesce. Tirarlo
a mano non è stato facile perché questi a
sua detta continuava a cercare il fondo e per questa ragione
mi dice che si tratta di un tonno ma non solo, un tonno
grosso. Il tira e molla è stato sfiancante sino a
che ha vinto lui, il presunto tonno, strappando il filo
e lasciando tutti a bocca aperta. Scoramento totale sino
a che io prendo in mano l'ultimo pezzo di trave madre che
sento in effetti molto teso. Sergio m'impone di lasciare
il tutto nelle sue mani, e li comincia un nuovo tira molla,
interminabile, secondo Sergio è un altro tonno piuttosto
grosso per le testate che dava cercando disperatamente di
raggiungere il fondo.
Devo averlo pungolato,insultato in previsione di una seconda
sconfitta, ma al tempo stesso con la recondita speranza
che tutto finisse bene per noi, mi sono reso conto che neanche
mi stava a sentire mostrandomi tutto il suo orgoglio da
super pescatore con calma e pazienza ha continuato la sua
personale lotta contro il presunto tonno, sino a che, guardando
il fondale scorgemmo una massa non indifferente che piano
piano saliva, scendeva, saliva, scendeva ma ormai, parole
di Sergio: Io sono stanco morto ma lui è più
stanco di me.
E' salito ancora, ed a circa dieci metri dal fondo della
barca mi sono reso conto che di tonno non si trattava ma
di un pesce spada vivo e vegeto che lottava ancora come
un disperato in cerca di acqua per non farsi trafiggere.
Sono serviti due raffi e tanta forza muscolare per issarlo
a bordo. Questa volta il pescatore ha vinto. Può
darsi che io adesso esageri ma dalla fatica che hanno fatto
per issarlo a bordo direi che questo pesce non poteva pesare
meno di me, ed io di peso ne porto in giro parecchio.
Un esemplare di pesce spada bellissimo e sfortunato al tempo
stesso perché allamato proprio sull'ultimo amo rimasto
in mare. Il fato appunto!
Festa grande in barca tanti complimenti per tutti. Siamo
cosi ritornati in porto quando l'orologio segnava ormai
le 17:00 del 27 Settembre.
Mario
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