Home Page BigGame.it 

Indice Racconti  Anno 2007

    Rubrica Racconti   :::   Anno - 2011

Forum »   
Home »   
   
   NEWS

 

Pesca con il palamito

Sardegna

Mario

Foto Successiva

Sardegna - autunno 2011

 

 

FOTO ingrandita » ( 60 Kbyte )

 

 

Il Fato

 

Braccio, quanti di noi sanno cosa sia? Tutti presumibilmente, ma non tutti sapranno cosa sia il braccio quando si parla di marineria e in questo caso specifico di pesca.
Il braccio o le braccia altro non sono che la misura in tempi ormai andati anche se, qualcuno insiste ancora per indicare la profondità d'acqua su cui noi stiamo navigando, e qui una volta di più entrano in ballo gli albionici con le loro astruse e arcane dimensioni. Dicasi, infatti, braccio o "fathom" la misura equivalente a due iarde o se preferite sei piedi; se anche i piedi non vi vanno bene il tutto si traduce in settantadue pollici.
Molto più Italianamente parlando questa misura equivale a circa un metro e ottanta, per la precisione 183 cm.
Perché dico questo?Perché dovete preparare un palamito galleggiante e derivante che abbia almeno duecento ami circle hook Yuvella della dimensione 8/0.Come fare?
Ogni amo sarà montato su un bracciolo in nylon 140-160 lungo sei braccia, il quale dovrà essere collegato alla trave madre anch'esso in nylon del 200. Presuppongo che sappiate cosa siano i manicotti e a cosa servano le pinze, bene, l'amo è fissato al bracciolo con un manicotto adeguato e correttamente pressato mentre il bracciolo è collegato alla trave madre attraverso una girella a cuscinetto con doppio anello posta tra due sfere fosforescenti ben distanziatetra loro e bloccate a loro volta dal solito manicotto.
Quest' operazione all'apparenza semplice dovrà essere curata nei minimi dettagli ed essere ripetuta 200 volte tanti quanti sono gli ami che comporranno il nostro palamito. Ogni bracciolo dista quindici braccia sulla trave madre e qualora vi sentiste stanchi quando avrete terminato, sappiate che non siete neppure a metà dell'opera, infatti i palamiti che dovrete preparare saranno 4 in totale.
Preoccupati per i costi? Se pensate a tutto ciò allora non siete dei pescatori professionisti. Pensate alla soddisfazione di avere lavorato come pazzi senza la certezza matematica di ottenere un risultato positivo! Può e potrebbe succedere. Come si dice bene dalle nostre parti "se non sono pazzi, non li vogliamo"
Non rimane adesso che caricare tutta l'attrezzatura in barca e a questo proposito è molto raccomandabile che la stessa sia dotata di salpa palamito idraulico, elettrico, bionico o come volete chiamarlo, l'importante è che non si pensi di fare tutta l'operazione che segue senza l'aiuto del suddetto aggeggio. Ovviamente non dimenticate di portare in barca almeno 650 alose, vi serviranno da esca, certamente non dimenticatevi almeno 150 palloncini, serviranno per il galleggiamento del palamito, (all'occorrenza anche 150 bidoncini vuoti e chiusi ermeticamente di detersivo che vostra moglie utilizza tranquillamente quando accende la lavatrice vanno sicuramente meglio) cosi come non dovrete dimenticare almeno una ventina di star lights ad immersione, almeno mezza dozzina di moschettoni violenti in acciaio inox e dulcis in fundo le bandiere di segnalazione, almeno 9 di cui l'ultima che si calerà dovrà essere munita di luci stroboscopiche.
Che lavoraccio! Fortunatamente io di tutte queste operazioni non ho fatto nulla, niente di niente, ma puntualmente mi sono fatto trovare sul molo alle 22:00 del 26 Settembre di quest' anno.
Per la verità sono arrivato un po' prima, non mi sembrava vero, di fatto, che Sergio con suo figlio Aldo avesse finalmente accettato la mia richiesta per un'uscita a pesce spada con il loro peschereccio e quando li ho visti arrivare, beh….Debbo confessare la mia emozione. Enorme! Questa volta non poteva che essere vero.
Salpiamo attorno alle 22:30 di una notte calma e molto stellata, da brividi, per loro molto normale ma per me, essendo la prima difficilmente dimenticabile.
Con tutti gli strumenti accesi e con l'autopilota connesso la barca viaggia calma nella notte sino a raggiungere il punto preposto (al contrario di altre volte non darò qui le coordinate GPS, qui non si può parlare di divertimento ma di duro lavoro) verso la mezzanotte.
S'inizia calando la prima bandiera di segnalazione alla quale è agganciato il primo palamito. Aldo innesca e Sergio lancia con maestria l'esca in acqua, matematicamente ogni quattro o sei braccioli viene agganciato il bidoncino, questo dipende dalla profondità del fondale, loro, che lo conoscono perfettamente non fanno alcuna fatica a sapere quando debbono essere sei o quattro, puntualmente calata dopo calata arriva il bidoncino e cosi via sino al turno delle star light.Giunti alla metà del palamito si cala la seconda bandiera di segnalazione, si continua con le esche, i bidoncini, le star lights cosi sino ad arrivare alla fine del primo palamito. Lasciate perdere i delfini che, visti di notte sono oltremodo spettacolari perché qui si deve lavorare.Si agganciano la bandiera ed il conseguente palamito; si continua cosi sino ad arrivare alla fine del quarto palamito dove viene posizionata l'ultima bandiera, quella con le stroboscopiche.Magicamente ci si ritrova alle 03:00.Notte fondacome dicevo all'inizio con calma di mare e di vento con la compagnia di miliardi di stelle che ancora adesso fa solo rabbrividire, per non parlare del silenzio una volta che il motopeschereccio è stato completamente spento e reso buio. Ovviamente l'unica luce accesa era quella concernente l'ancora.
Ci si lasciava cosi trasportare dalla brezza e dalle correnti senza perdere di vista la bandiera che si vedeva brillare in lontananza e con ansia si cercava di capire quale rotta seguissero altri pescherecci e altre navi che stavano transitando in zona. Va da se che avrebbero potuto danneggiare o addirittura tagliare una parte del palamito che a questo punto a mia personale stima occupa un braccio di mare di circa 12-15 kilometri.
L'aurora si presenta con un fantasmagorico spettacolo di raggi e colori indescrivibili e ben presto dopo il solito caffè forte si deve dimenticare quello che si vede perché il " loro" duro lavoro deve e sta per iniziare.
E' con estrema attenzione che seguo le operazioni di recupero. Cosi com'era stato calato il primo palamito inizia ad essere salpato; alle prime luci dell'alba vedere che dal fondo sale una sfavillante macchia tra l'argento e l'acciaio spezza il cuore, ma è il loro lavoro questo è la sola cosa che li appaga.
Il recupero è un'operazione lunga specie quando ci si imbatte nei braccioli che, vuoi per la corrente vuoi per il passaggio di altre imbarcazioni si intrecciano irrimediabilmente non agevolando certo il lavoro di Sergio ed Aldo che pazientemente districano anche la più complicata matassa per poi ripartire.
Alla fine del primo palamito, sette bei pescioni erano a bordo il che faceva presagire a una buona giornata di pesca ma guardando negli occhi i miei amici non riuscivo a leggerne la soddisfazione, anzi sembravano preoccupati e di poche parole, scrutavano l'orizzonte con un potente binocolo alla ricerca di non so cosa sino a che non ho chiesto lumi al riguardo. In effetti, potevo arrivarci da solo, loro guardavano i bidoncini, se questi erano ancora stesi cosi com'erano stati calati le notizie non erano buone, se invece il bidoncino si presentava in posizione verticale, questo aveva il suo bel significato. Significava che sotto qualcuno teneva teso il bracciolo e con lui la trave madre, quindi pesce! Cosi è stato che anche col secondo palamito il bottino era portato a undici pesci, non esageratamente grossi ma pur sempre di buona taglia.
Doveva essere tutto cosi semplice e facile? No è la risposta ovvia perché il terzo palamito dopo pochi braccioli era stato spezzato da una delle grosse imbarcazioni che circolavano in zona e per ben più di un istante con la rabbia a fior di pelle ho sentito cose in dialetto sardo che voi umani non potete neppure immaginare, cose che neanche nella costellazione di Orione avendoci fatto compagnia per tutta la notte erano traducibili per non parlare poi dei bastioni di Thannauser che improvvisamente restarono basiti. Mancavano da salpare circa 600 ami ma di dove fosse nessuno, sui due piedi, sapeva dare una risposta precisa; ragionando con calma, conoscendo il braccio di mare, conoscendo alla perfezione le correnti, Sergio metteva prua ad Est e col motore a tutta iniziava l'inseguimento.
Inutile nascondere che durante la prima mezz'ora navigando alla cieca e non riuscendo a distinguere né bidoncini né bandiere ben più alte sull'orizzonte lo scoramento era veramente palpabile su tutto il peschereccio, poi, oserei dire con un barlume di speranza, qualcosa ha cominciato a distendere i visi segnati dalla rabbia e dal sole, saranno stati gabbiani o bidoncini quelle cosine bianche che si intravedevano all'orizzonte?Erano i nostri bidoncini per fortuna, e di conseguenza con gli animi un po' più calmi una volta giunti lì il lavoro è ricominciato. Col terzo palamito comunque si portava il totale delle prede a tredici.
Il quarto palamito portava il bottino a quattordici con i primissimi braccioli, poi il nulla.
Assaliti da una profonda delusione, i miei professionisti invocavano tutti i Santi del Paradiso chiedendomi altresì di inginocchiarmi e pregare per prendere almeno un ultimo pesce. Le mie suppliche ovviamente non hanno avuto ascolto sino a che Sergio sempre pilotando la barca e scrutando il mare e i suoi bidoncini notava che gli ultimi erano molto ravvicinati tra loro, da qui la sentenza: c'è almeno un altro pesce! Pur non essendomi inginocchiato e non aver pregato mi sono reso conto che non poteva esserci che un pesce molto grosso.
La raccolta degli ultimi braccioli è stata faticosissima, almeno una decina, tutti ingarbugliati e intrecciati da non poter fare altro che ritirarli in barca cosi com'erano. Da un capo libero però Sergio sentiva il pesce. Tirarlo a mano non è stato facile perché questi a sua detta continuava a cercare il fondo e per questa ragione mi dice che si tratta di un tonno ma non solo, un tonno grosso. Il tira e molla è stato sfiancante sino a che ha vinto lui, il presunto tonno, strappando il filo e lasciando tutti a bocca aperta. Scoramento totale sino a che io prendo in mano l'ultimo pezzo di trave madre che sento in effetti molto teso. Sergio m'impone di lasciare il tutto nelle sue mani, e li comincia un nuovo tira molla, interminabile, secondo Sergio è un altro tonno piuttosto grosso per le testate che dava cercando disperatamente di raggiungere il fondo.
Devo averlo pungolato,insultato in previsione di una seconda sconfitta, ma al tempo stesso con la recondita speranza che tutto finisse bene per noi, mi sono reso conto che neanche mi stava a sentire mostrandomi tutto il suo orgoglio da super pescatore con calma e pazienza ha continuato la sua personale lotta contro il presunto tonno, sino a che, guardando il fondale scorgemmo una massa non indifferente che piano piano saliva, scendeva, saliva, scendeva ma ormai, parole di Sergio: Io sono stanco morto ma lui è più stanco di me.
E' salito ancora, ed a circa dieci metri dal fondo della barca mi sono reso conto che di tonno non si trattava ma di un pesce spada vivo e vegeto che lottava ancora come un disperato in cerca di acqua per non farsi trafiggere. Sono serviti due raffi e tanta forza muscolare per issarlo a bordo. Questa volta il pescatore ha vinto. Può darsi che io adesso esageri ma dalla fatica che hanno fatto per issarlo a bordo direi che questo pesce non poteva pesare meno di me, ed io di peso ne porto in giro parecchio.
Un esemplare di pesce spada bellissimo e sfortunato al tempo stesso perché allamato proprio sull'ultimo amo rimasto in mare. Il fato appunto!
Festa grande in barca tanti complimenti per tutti. Siamo cosi ritornati in porto quando l'orologio segnava ormai le 17:00 del 27 Settembre.


Mario


 

 

 

 

 

 

 

 

 

8 Ottobre - 2011