Ma adesso inizia il vero combattimento, coadiuvato, per fortuna
da un equipaggio che si destreggia bene sia con la vela che con
la pesca: avete mai provato a lavorare un pesce solo a vela? E'
fantastico.
In quei casi invece di dire allo skipper vai a destra o a sinistra,
devi dire orza o poggia secondo la terminologia velistica mentre
gli altri mettono a punto le vele cazzandole o lascandole a seconda
dell'andatura da seguire; così tutte le altre indicazioini
dell'angler su come posizionarsi rispetto al pesce seguono le
stesse modalità.
E' arrivato il momento da Circo Orfei, finalmente l'Aguglia,
portata vicino alla barca si fa vedere in tutta la sua bellezza
e forza saltando come una trapezista navigata mentre le fanciulle
in tutto questo rimangono attonite in silenzio ed a bocca aperta.
Ma anche qui, come di prammatica scoppia il casino: mentre sono
sul punto di portare la girella sul puntale della canna (uso in
genere finali da un metro e mezzo), con l'Aguglia incazzata come
una pantera che sfuria sotto i miei piedi, mi accorgo che i due
fenomeni prima citati sono ancora a smanettare con la scaletta
per raffiare, a loro dire, e scorrettamente, il pesce da poppa
e non c'è ancora nessuno pronto col raffio.
Subito me la prendo con Pierangelo, il mio mate di fiducia dicendo
cose il cui contenuto e la cui veemenza non sono riproducibili
in questa sede. A questo punto Piero, ancora aggrovigliato nei
vari cavetti d'acciaio, grida a Veronica di prendere il raffio,
ricavato sul mezzo marinaio, mentre io gli distruggo i timpani
urlandogli nelle orecchie come un forsennato ed è quello
il momento in cui capisco che io la mia fidanzata non ci siamo
ancora detti tutto: me ne accorgo dal fatto che la povera inconsapevole,
guardandosi intorno, alle urla risponde brandendo un retino da
ricci che si trovava sul ponte vicino a Lei: <<questo?>>
<<NOOOOO!>>
Il povero tesoruccio non sapeva cos'era un raffio, ma credo
che ora non se lo dimenticherà per tutta la vita. A questa
scena, da parte mia, con gli occhi di fuori, la girella al puntale
ed il pesce ad un metro, il solito anatema: "se mi fate perdere
il pesce non vi guarderò in faccia per tutta la vita".
Al che, per avermi già conosciuto in situazioni analoghe,
Pierangelo, volando sul pozzetto riesce a recuperare il raffio
ma al primo colpo: sguishhh, cannato: come si fa a sbagliare un
pesce di metro e novanta servito su un piatto d'argento? Mistero.
Finalmente dopo la seconda lesione del timpano dovuta alle mie
grida, Piero riesce a raffiare la spilungona, ma non succede niente,
rimane lì alzando solo un po' la testa del pesce, non riesce
a portarla su, un po' per il peso, un po' per la posizione disgraziata
in cui si trovava: pescare da una barca a vela con sponde alte
e poppa stretta non è tutto rose e fiori!
Finalmente mi faccio passare uno straccio e, dopo essermi infilato
non so nemmeno io come fra le draglie e la battagliola ed aver
avvolto lo straccio attorno al becco della malcapitata: uno, due,
tre issa!
L'Aguglia finisce in pozzetto incredula di come quella improbabile
combriccola fosse riuscita ad averne ragione. Una voce si distingue
nella festa generale, è la Nina che guardando il pesce
esclama: "poverina, io non pensavo esistessero pesci così".
(continua)
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