Pesaro: anno 1998
Metà Agosto: Direzione 70-75° per 22-23 miglia.
Ormai stufi delle calde giornate passate in spiaggia sotto l'ombrellone
e a fare il bagno nelle "stupende" acque del medio adriatico,
alternando alle cotture solari, qualche immersione a pesca di
cannelli o cozze, decidiamo l'indomani di organizzare un'uscita
a tonni.
Appuntamento alle 9.00 in banchina, barca a posto, attrezzature
caricate, pieno di benzina e sarde e via in vela per la destinazione.
Finalmente un po' di aria visto che la giornata é una come
le tante del periodo, alta pressione, mare calmo che dico, piatto,
e le mucillagini dietro alla porta.
Arriviamo in zona, solita strisciata di quasi un miglio, mettiamo
le canne in pesca e cominciamo l'attesa con un orecchio al CB
per ascoltare cosa combinano gli altri.
Passa diverso tempo e si fa ora del pranzo ma ancora nulla, mentre
al CB vengono annunciate le prime catture. Sono ormai le due del
pomeriggio e il caldo diventa insopportabile, le secchiate e l'ombra
ormai non bastano più.
Tutto è perfetto, la pasturazione, il posizionamento delle
esche, la zona, ma sembra una giornata destinata a finire nel
completo fallimento.
Siamo arrivati alle 17.00 ed ora il morale é molto basso,
le sarde per la pasturazione sono quasi al termine e, vista l'ora
decidiamo di sostituire le esche e rifilare le canne; sia per
la mancanza di corrente sia per l'orario, decidiamo di non usare
il piombo così filiamo le esche senza nessun impedimento
con il solo palloncino per allontanarle dalla barca.
La profondità delle tre esche in pesca é fra i dieci
e quindici metri di profondità.
Ma niente ancora, sono le 17.30 e cominciamo a pulire la barca
e a sistemare l'attrezzatura per il rientro. Ad un certo punto
Tony, non impegnato nei lavori di pulizia, ma con lo sguardo all'orizzonte,
fa un grido, i tonni!!!!.
Dove dove? Saranno delfini dico io! Non so asserisce lui, li ho
visti soltanto saltare.
Ma hai visto se avevano la pinna dorsale? Perché nel qual
caso sono delfini rispondo io.
Lui dice di non averci fatto caso. Allora tutti iniziamo a scrutare
in lontananza verso la direzione da lui segnalataci.
Ricompaiono i salti fuori dall'acqua, abbastanza lontani ma non
tanto per non farsi riconoscere. E' un'unica esultanza.
Tonniiiiiiii ! !
Sono probabilmente in caccia su un branco di sarda. Noi cominciamo
a fare rumore con le secchiate d'acqua e a spargere la sarda rimasta,
in pezzetti ed intera. Poi ci mettiamo ad aspettare e a sperare
che il branco di tonni devi il suo tragitto per venire a farci
visita. Nessuno osa parlare, domina il silenzio dopo il rumore
fatto con il secchio e per l'esultanza alla vista del pesce e
che la giornata poteva ancora riservarci delle ottime sorprese.
Ad un certo punto passa un tonno sotto la barca ma subito dopo
aver intravisto un'ombra in movimento all'interno della barca,
se la fila via. Rimaniamo di pietra, sono istanti interminabili
di silenzio che vengono interrotti di colpo dal rumore del mulinello
di una delle tre canne in pesca, che d'un tratto, ci dice di essere
viva e alquanto agitata.
Cominciamo ad agitarci e seppur nella confusione di chi fa e che
cosa, dopo poco ci troviamo in assetto di pesca, io sono alla
canna e per scaricare la tensione della prima volta e per l'estenuante
attesa, comincio ad alternare alle pompate qualche grido esagerato;
fortunatamente non c'è nessuno nell'arco di un miglio.
Tutti non stiamo nella pelle, Roby ai motori, Tony con la macchina
fotografica e il raffio a portata di mano, mentre il Bruno gira
la sedia. Iniziamo a recuperare filo, il tonno viene in superficie,
ma subito dopo riguadagna profondità e filo.
Dopo una giornata in barca sotto il sole cocente, la sete é
tanta, chiedo allora dell'acqua; c'é, ma é solo
fredda, la bevo.
In mare siamo rimasti in pochi, Roby al CB annuncia l'allamata,
ma nessuno risponde.
Dai e dai e il tonno é nuovamente in superficie, é
in superficie lontano 20-25 metri e si intravede molto bene, piano
piano viene portato verso la barca a portata del raffio.
Una buona raffiata ed é finita. Esultanza, gioia, incredulità
per la giornata che ormai sembrava volgere al peggio.
Rientriamo in porto, ma io comincio ad accusare dei crampi alle
mani, le dita prima di una mano e poi dell'altra cominciano a
chiudersi senza la mia volontà. Allora mi copro e dopo
un po' mi passa. E' l'effetto dell'acqua fredda bevuta durante
il combattimento; niente di grave, ma potrebbe succedere anche
di peggio.
Consiglio quindi di bere poco, ed eventualmente solo bevande tiepide,
mentre esternamente ci si può far buttare delle secchiate
d'acqua che hanno sicuramente un ottimo effetto senza provocare
conseguenze particolari.
Saluti
Nettuno
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