Quello che sto per descrivervi succede ogni tanto in adriatico
e altrove.
E' sempre lui, il tonno, ma questa volta solitario, come spesso
fanno i grossi esemplari di tonno.
E' capitato ad alcuni equipaggi di avere un singolo e solo tonno
gigante sotto la barca, per ore e lui imperterrito che mangiava
le sarde, ma non quelle con sull'amo.
Tonno solitario o tonno furbo e sveglio? Semplicemente lui che
in mancanza di competizione nella ricerca del cibo con altri suoi
simili.
Sta di fatto che finita anche l'ultima sarda lui era ancora lì
mentre la barca doveva rientrare a mani vuote.
Che cosa fare in questi casi?
Non c'é una risposta univoca, l'unica possibile é
quello di provare in quel determinato momento qualcosa d'alternativo
nella speranza che ciò induca il tonno ad abboccare.
Il più delle volte il pesce se ne sta al di là dei
palloncini, quasi come se avvertisse il pericolo, e aspetta che
qualche sarda esca dall'insidia dei fili. Con comodo osserva attentamente
la sarda che gli viene proposta tanto nessun altro gliela potrà
sottrarre.
Cosa manca quindi al pesce?
Il movimento e la velocità.
Molti in questi casi fanno una sola cosa: ritirano in barca lenze
e canne, continuando però a pasturare. Non ci sono più
le barriere dei fili, che il pesce poco prima avvertiva, e che
non voleva oltrepassare.
Tirate su le canne s'inizia a lanciare le sarde in due lati opposti,
prima da una parte e dopo dall'altra, il tonno a questo punto
si sposta a destra e poi a sinistra ed inizia a prendere velocità,
l'unica nemica del tonno in questo caso.
E' a questo punto che passando anche sotto la barca bisogna proporgli
l'esca con l'amo, magari dalla parte della barca che da l'ombra
all'acqua.
Ho sentito raccontare anche questo.
Rilasciare la sarda sempre dalla parte dell'ombra che la barca
fa sull'acqua, una sarda a tempi determinati, lui inizia a passare
e la mangia al volo, compie un giro e quando si ripresenta nello
stesso punto sotto la barca, deve trovare un'altra sarda pronta
ad aspettarlo, e così via per diverse volte finché
abituato, non fa caso a quella che in quel momento gli state proponendo,
quella con l'amo.
Gli é fatale la ripetitività, l'abitudine di trovare
la sarda nello stesso punto.
E' successo una cosa analoga nel 1997 durante
la gara di Fano; il tonno era li da qualche ora e ogni
tanto bollava, sempre però al di là dei palloncini,
non conoscevamo o non abbiamo pensato alla tecnica di tirare su
tutte le lenze e provare quanto descritto prima e fatto da altri
angler adriatici. Avere il pesce a poche decine di metri dalla
barca non ci stimolava a tirare su le esche.
Una cosa non volevamo, che se ne andasse via, l'importante era
tenerlo nelle vicinanze e che non andasse a pascolare sotto qualche
altra barca vicina a noi ed in gara. Così c'eravamo abituati
a lanciargli ogni tanto, tre o quattro sarde alla volta, sulla
linea dei palloncini.
Ma ancora niente, e intanto dalle 14.00 si erano già fatte
le 16.20; eravamo disperati, di sarde ce n'erano ancora, come
il caldo ed il gran sole che continuava a cuocerci.
Non sapevo se era ancora li o meglio là, al di la dei palloncini
(15 m circa) e allora rilancio le mie tre o quattro sarde precedentemente
private dell'aria interna, aspetto qualche attimo ma questa volta
comincio a rilasciare del filo dal mulinello, il tonno sapeva
che la sarda ferma aveva l'amo, ma in quel momento si é
trovato le solite sarde che scendevano e che gli avevano sempre
fruttato un bel boccone senza tanti problemi.
L'eccitazione proposta dalle sarde luccicanti e in movimento,
compresa quella con l'amo, non gli ha dato modo di controllare
bene.
Mentre stringo la frizione, nel guardare i palloncini, mi accorgo
che ne mancava uno. Da alcune parole sussurrate,
ehm
manca un palloncino... il
resto dell'equipaggio balzò fuori dalla cabina per scrutare
la situazione e, dopo qualche attimo, il rumore del filo che se
ne andava capovolse la situazione di attesa durata fino a quell'istante.
Tirate velocemente su le altre canne e messo in moto il motore,
dopo pochissimo ognuno era al suo posto e già nel pieno
del Big Game. Il mitico "Cassio" alla canna dava indicazioni
a me, solo alla terza esperienza come skipper.
La canna si piegava all'inverosimile e, quasi sempre in retromarcia
con il filo a prua, vedevo "Cassio" che non cedeva un
centimetro di lenza. Dopo neanche mezz'ora il tonno é giunto
a tiro di raffio e Maury senza tanti problemi, con una raffiata
sicura e potente ha messo a termine il combattimento.
Grande la gioia e dopo gli abbracci e i festeggiamenti sono iniziati
i preparativi per il rientro in porto, mentre qualcuno azzardava
già sulle dimensioni del pesce ma ci trovava concordi sul
peso, superiore ai 200 Kg.
Sicuramente, e "Cassio" lo sa meglio di me, il tonno
tirava e come se tirava, ma con lui alla canna e con il tonno
che aveva ingoiato profondamente l'esca, il combattimento si é
potuto concludere in tempo utile per il rientro nell'orario stabilito
dalla direzione gara.
NOTE:
Condizioni meteo marine: mare calmo, assenza di vento e
correnti.
Presenza di mucillagini nelle zone limitrofe, dove eravamo
in pesca c'era però l'acqua limpida.
Canne da 80 libbre, filo 100 lbs e mulinelli Everol 9/0.
Terminale costituito dal nero di Betulla (9 metri) e 2,5
metri di fluorcarbon da 220 libbre, con amo nero, piombo 60-80
gr.
Pasturazione effettuata esclusivamente con sarde intere
e a pezzi, esche utilizzate le stesse della pastura.
Profondità delle esce, fra gli 8 e 20 metri, ferrato
sui 15 metri alle ore 16.20; durata del combattimento 30-40 minuti,
sedia da combattimento a poppa.
Distanza: 20 miglia per 70° dal porto di Fano
TONNO ROSSO risultato essere 277 Kg
Ciao a tutti.
Nettuno
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