Mese di agosto 1998 al largo di Senigallia
Erano ormai le 17.00 del pomeriggio, e dopo una giornata di pesca
al tonno nessun avvistamento o attacco alle esche.
Iniziamo il consueto cambio delle esche a partire da quella posizionata
più distante e in profondità. Un leggero vento di
scirocco aveva cominciato a muovere la superficie dell'acqua,
e il caldo torrido passato fino a quel momento cominciava ad essere
più sopportabile.
Sostituiamo l'esca, la sarda, e filiamo la prima canna, 25-30
metri di profondità; Roberto, in piedi sulla plancetta
di poppa con il filo madre in mano, aspetta il palloncino, che
sto gonfiando, per far allontanare l'esca.
Ad un certo punto sente come uno strattone sul filo che dopo pochi
istanti non riesce più a trattenere con le mani.
Il tonno sopraggiunto in quel momento gli ha infatti mangiato
l'esca e prontamente Roby ha lasciato il filo; racconterà
poi per diversi giorni la sensazione e l'emozione di sentire il
tonno che gli ha mangiato con il filo in mano.
La canna era una 130 lbs, rigida come un manico di scopa, la guardo
per qualche istante mentre il filo scorre via, e penso subito
che sarà una dura lotta.
La canna viene subito estratta dal portacanne, ma la frizione
é lenta, in quanto stavamo per calare la canna, e non viene
prontamente stretta perché nel frattempo, interminabili
secondi, mi sposto sulla sedia.
La fuga non è però di quelle pazze, il pesce sembra
non essersene accorto.
Quando inizio a stringere la frizione il tonno si é già
portato via circa 200 metri di filo e la ferrata in questo caso
non é riuscita, per l'elasticità del filo, a far
penetrare bene l'amo. L'amo? Non è dei migliori, è
grosso ed ha la punta parallela al gambo.
Era solo la seconda esperienza alla canna, il giubbotto non era
regolato bene, la pedana della sedia era troppo distante, e non
riuscivo a pompare bene con le gambe, ma esclusivamente di schiena.
Lui, il tonno, era di quelli grossi, sui duecento chili, che dopo
15 minuti di combattimento si é piantato sui 40 metri di
profondità senza cedere un centimetro. Era grosso?? Si
perché con il pesce in verticale sotto la barca, pompando
con tutte le forze non si sollevava neanche di un centimetro.
Il Caos in barca:
Mi sembrava di morire dalla fatica, e non ero in grado di coordinare
bene le varie fasi e non è che sia stato aiutato molto.
Dicevo di andare avanti con il motore, ma pochi istanti dopo mi
trovavo fermo, dicevo di tenere il pesce su un angolo della poppa
ma dopo poco il pesce era di nuovo a poppa sulla scia dei motori;
ero con il tonno in verticale sotto la barca e dovevo ripetere
di andare avanti.
Finale della favola, dopo 25 minuti di lotta riusciamo a farlo
venir in superficie a poppa della barca, ma lui ha iniziato a
correre verso la barca, e nonostante il veloce recupero del filo,
non aiutato dal movimento della barca che in quell'istante era
nuovamente ferma, riesce così a mettere in bando il filo
e l'AMO, che fin dalla partenza del pesce, non si era conficcato
bene, permette al tonno di riguadagnare la libertà.
Mi vedo così arrivare in superficie il terminale e l'amo
pulito.
Si è slamato esclamo!!!!!
Alla vista di ciò, lo scontento ed il morale? Difficile
da descrivere e comunque a
ZERO; avevo comunque smesso
di patire e questa era una grande liberazione. Non si può
combattere un gigante di 2 quintali senza tanta esperienza non
solo dall'angler ma da parte di tutto l'equipaggio.
Nonostante tutto, ci rimettiamo in pesca, c'è rimasta ancora
una cassetta di sarda, ma più nulla. L'occasione buona
l'avevamo già avuta.
Un po' avviliti tiriamo su le canne, sistemiamo il pozzetto e
prua a terra rientriamo per 255 ° 23 miglia, al porto di Pesaro.
Conclusioni
Dal racconto di questa esperienza spero ne possiate tirare le
conclusioni.
Da parte mia, errori del genere non li ho più ripetuti,
quali:
ogni volta stabiliamo in anticipo chi per primo deve andare
alla canna;
regolare la sedia sulla base della lunghezza delle proprie
gambe;
sistemarsi il giubbotto e regolarne le cinghie;
ferrare fin da subito il pesce, quando ancora non sono
usciti metri e metri di filo, così d'assicurarci una buona
ferrata e percentuale di riuscita.
muovere sempre la barca, e solo in piccoli istanti, quando
il tonno prende filo, staccare la marcia. Bisogna essere pronti
a dare il gas per evitare che il tonno metta in bando il filo.
Alle prossime
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