Di combattimento trattasi e non c'è parola migliore
per rendere l'idea di un tonno che tira dalla parte opposta
a voi; basta andare alla canna con un tonno sul quintale
per capire cosa sia la fatica e quanto tiri il Treno dei
mari.
Questo pesce va combattuto e, in qualsiasi modo si presenti
e si manifesti, la cosa fondamentale è che bisogna
tirare. Tirare a buon motivo e non soltanto perché
bisogna comunque tirare, ma se gli lasciate prendere respiro,
perché anche voi ne avete bisogno, se ne possono
pagare le conseguenze con una o più ore di combattimento
aggiuntive. Protrarre il combattimento per un'ora in più,
vuol dire sottoporre a rischio l'attrezzatura che si deteriora
maggiormente aumentando le probabilità di una sconfitta.
Il tonno, dopo la sua fuga iniziale, sia per stanchezza,
mancanza di ossigeno non escluso il panico derivante da
questa sua nuova esperienza, si presenta alquanto vulnerabile
e così molti equipaggi, approfittando delle circostanze,
concludono il combattimento in poche manciate di minuti.
Ma se il pesce, passati questi momenti iniziali, ha modo
di riossigenarsi e di prendere confidenza con la nostra
trazione, non ha più paura di niente, si sente forte
e potente, prendendo il sopravvento sul combattimento che
a questo punto può durare per ore ed ore.
Passate le prime ore il pesce ha quasi già vinto,
è questione di tempo perché il filo, il nodo,
o l'amo stesso, prima o poi saranno un punto debole che
ci staccheranno dalla nostra preda.
Se l'attrezzatura é sovradimensionata è
solo questione di maggior tempo, ma dopo 9 o 11 ore di combattimento,
come è già successo ad alcuni, anche questa
si rompe prima o poi.
Ormai è troppo tardi per regolare la pedana della
sedia o il giubbetto? No o quasi, forse siamo ancora in
tempo, abbiamo appena iniziato a fare le prime pompate serie,
la lenza non è ancora costantemente sotto tiro, impartiamo
qualche ordine per farci aiutare affinché tutto sia
consono alle nostre caratteristiche fisiche.
E' sempre meglio prestabilire chi andrà alla canna,
il prescelto per la giornata di pesca farà bene a
regolarsi la pedana della sedia in base alla sua altezza
e lunghezza di gambe, il giubbetto se per scaramanzia non
si tocca, non sarà un problema regolarlo una volta
indossato.
Lo skipper ormai sta seguendo una direzione abbastanza costante,
il pesce è a circa 100 -150 metri da noi, il mate
in attesa del suo lavoro finale (raffiare o liberare il
tonno) è impegnato a girare la sedia seguendo sempre
i movimenti del pesce e della barca e incita e sostiene
psicologicamente l'angler, che inizia a sentire le prime
fatiche.
L'angler ha già speso parecchie energie, forse
troppe, per recuperare circa 400 metri di filo dei 600 fuoriusciti
con la fuga iniziale del pesce. Ora sta riprendendo fiato
e lucidità mentale ma non lasciando la presa, la
trazione è ora continua, grazie al movimento della
barca, mentre la canna è tenuta in alto a circa 45-60°
rispetto alla superficie dell'acqua.
Le pompate sono ora meno frequenti di prima, ogni volta
che la canna é riabbassata, faticosamente viene avvolto
in bobina altro filo, mentre l'inizio pompata viene fatto
dolcemente, senza strappare per non innervosire il tonno.
Il filo scende in acqua a circa 10 metri dalla barca, con
un angolo di 45°. L'angler comincia a ipotizzare le
dimensioni del tonno e si sparano le prime cifre; 100-120
Kg. Il mate, guardando la canna e la direzione del filo
che scende in acqua, continua a mantenere la sedia e la
canna allineata al filo, rimanendo però discostato
da questo allineamento; sa infatti che in caso di rottura
del filo la canna potrebbe arrivargli rovinosamente in fronte
o in testa, lasciandogli il segno della carrucola e qualcos'altro.
(Seguito)
|