La partenza del pesce in canna
Momento magico, per molti l'unico per cui valga la pena
andare a pesca di tonni. Il filo che si alza sull'acqua,
la canna che si piega e il rumore del cicalino impazzito
ci confonde per qualche interminabile istante.
A molti pescatori, passato questo momento, ben poco interessa
andare alla canna per combattere il pesce, questo per dire
dell'intensità di quei primi istanti, e volentieri
cedono il posto a qualche volenteroso.
Come c'è anche qualche barca in cui la sedia rimane
vuota, la canna piegata che perde filo rimane inserita nel
portacanne, mentre tutto l'equipaggio, sgomitando, si precipita
ai comandi, pur di non dover andare in canna a soffrire;
è una barca che ha vissuto molti combattimenti, le
schiene sono ormai a pezzi e dove sono ben accetti gli ospiti
purché vadano alla sedia in caso di allamata. Caso
estremo ma singolare.
Anche se il suo rumore è a noi molto piacevole, ricordiamoci
di staccare appena possibile il cicalino del mulinello.
Casi particolari
Citiamo alcuni casi in cui il pesce durante la prima fuga
non si comporta come normalmente dovrebbe, cioè affondandosi
ed allontanandosi dalla barca. E' il caso, forse unico,
in cui il pesce nella sua fuga disperata si dirige verso
la barca poco sotto il pelo dell'acqua sbattendo contro
la murata lasciando così interdetto l'equipaggio
che vede poi il pesce allontanarsi tutto stordito ed ubriaco.
In Alto Adriatico è successo più di frequente
che il pesce, nella sua fuga iniziale e verticale, si sia
andato a piantare contro il fondo sabbioso-limoso morendo
all'istante. Il tonno si credeva ancora di essere nel medio
o basso adriatico e, con la "visibilità"
dell'acqua, si è trovato un muro di fronte.
Così dopo aver sfilato alcune decine di metri di
filo, questo va in bando, si pensa subito al peggio e cioè
che il pesce si sia slamato, invece recuperando la lenza
questa ritorna in tiro, ma come se fosse presa sul fondo.
Tirando, il pesce comincia a salire venendo in superficie
morto, con il muso sporco di sangue e fango.
Combattimenti più brevi non ce ne sono stati, se
di combattimento però è giusto parlare.
Altre volte il pesce ha mangiato in superficie con partenza
sotto il pelo dell'acqua come di un pesce in un torrente
con poc'acqua, come è pure successo che non accortosi
del primo inganno, si sia diretto tranquillamente su un'altra
esca, ingoiando anche quest'ultima con i problemi che ne
conseguono. Ma anche altri pesci come sgombri, boniti e
suri, spesso ingoiano le esche di due pescatori.
All'allamata è importante e, sportivamente più
corretto, sfilare subito la canna dal portacanne e tenendola
orizzontale o quasi sul pelo dell'acqua, portarsi o farsela
passare sulla sedia da combattimento; al giubbetto penserete
in un secondo momento, è bene infatti non sciupare
momenti preziosi.
Lo skipper penserà ad accendere subito i motori
per tenersi pronto ad iniziare l'inseguimento mentre gli
altri cominceranno a tirar su le altre lenze, facendo attenzione
che queste non si siano prese con la lenza che ha il pesce.
Attenti però nella foga di tirar su le altre canne,
ricordatevi che vi sono i piombi anche di diversi etti e
che, come già successo, si possono stampare con violenza
sulla testa di qualcuno o sbattere rovinosamente sulla barca.
Con la sedia a poppa è bene riporre subito le canne
in un posto tranquillo, e che non infastidiscano il combattimento,
da sistemare meglio successivamente.
Con la sedia a prua, una volta che l'angler è sulla
sedia la barca può cominciare a procedere verso il
pesce, lasciando il compito a qualcun altro di tirar su
le canne rimaste nello specchio di poppa.
(Seguito)
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