Genova 19 Ottobre 2003
Nella mattinata di Domenica scorsa, 19 Ottobre 2003, avevamo nella
zona a ponente, un forte vento di tramontava che sconsigliava
uscite in mare.
Nel pomeriggio, il vento finalmente cala vistosamente e di conseguenza
il mio abituale compagno di pesca, Luciano Da Rin, mi telefona
per un'uscita con la mia pilotina Lipari 23.
Fatte due taniche di gasolio, preparate due canne, ciascuno la
propria, finalmente uscivamo dal nostro ormeggio di Pegli-Castelluccio,
mettiamo prua a sud e a tutta birra cerchiamo i primi segni di
mangianze sull'acqua.
A circa 3 miglia dalla costa, fuori dell'isola artificiale, incontriamo
la prima mangianza, caliamo quindi le due canne armate con teste
piumate self-made, più un affondatore corto centrale con
un cucchiaino medio.
Alla seconda passata, sulla mangianza, parte la prima canna, e
portiamo a bordo dopo un breve combattimento un Bonito di circa
1,5 kg.
Continuando con la stessa andatura (2100 giri e circa 7-8 nodi),
fino verso le 17, mettevamo in barca una decina di catture simili.
Dopo tutto ciò, all'improvviso il fatto eclatante.
La mia canna, una ultra leggera molto morbida da 6 lbs, armata
con filo dello 0,40, viene inquadrata da Luciano, io ero al timone,
mentre da segni evidenti di un rostrato che sta tentando un attacco,
infatti mi segnala il fatto e mi dice:
Piero rallenta un po' che non riesce a ferrare, e sentenzia:
uno spada o un'aguglia imperiale; detto fatto, riduco di circa
300 giri e prendo la canna in mano, ancora tre o quattro colpi
decisi e finalmente lo strike.
Ferrata molto secca e partenza alla grande con 70-100 metri di
filo rubati.
Rallento ancora l'andatura e inizia il combattimento, un po' tira
lei e un po' guadagno io, senza forzare, conscio dei limiti della
mia canna del filo.
Dopo un quarto d'ora circa e senza salti fuori dall'acqua, vedo
finalmente a circa trenta metri dalla barca e contro sole una
piccola parte della pinna dorsale e li per li, la scambio per
quella di uno spadino. A quel punto il pesce si immerge e continua
la sua corsa a fianco della barca e lo vediamo passare molto profondo,
di un bellissimo colore blu-violaceo.
Metto in folle e comincio a pompare per farlo salire, e lui riparte
verso la poppa e finalmente fa il primo bellissimo salto fuori
a circa 25 metri dalla barca e possiamo così inquadrarlo
per una bella aguglia imperiale di buone dimensioni.
Altri 4 - 5 salti con altrettante fughe e primo tentativo di raffiatura
fallito, e finalmente posso anche vedere come è allamato:
é preso bene per fortuna, l'amo e ben piantato centralmente
nella mascella inferire e fuoriesce l'ardiglione.
Luciano mi suggerisce di stancarlo ancora un po' prima di portarlo
al raffio, meglio non forzarlo, consci dell'armatura leggera.
Ha ragione, infatti lo lascio partire ancora 3-4 volte e lui ci
ripaga con altri salti, e, finalmente, Luciano riesce, dopo altri
due tentativi, a raffiarlo e tirarlo in barca.
E' nel pozzetto, un bel pesce, misura 1metro e 26 cm dal becco
alla coda.
Lo guardiamo soddisfatti.
Facciamo alcune foto di rito e ci rimettiamo in traina, dopo aver
messo in ordine la barca, perché a bordo ovviamente c'è
un po' di casino. Quando ho ferrato, Luciano ha tolto subito l'altra
canna e ovviamente la lenza a mano dell'affondatore che è
rimasta sparsa nel pozzetto.
Questa è la nostra avventura di domenica scorsa.
Cordiali saluti,
Pier Luigi Baratelli
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