E' domenica e il desiderio di rimanere a letto è grande,
ma la passione ha il sopravvento anche sul fastidioso cicalino
della sveglia. Ciondolante metto il muso fuori, il pozzetto è
umido, il cielo è un po' coperto e la brezza mi fa rabbrividire.
Recupero Elsa, il mozzo nero (non marinaio di colore, ma
ferocissimo dobermann che uccide a leccate) e la porto ad espletare
le funzioni primarie.
Ritornato in barca la ricaccio a cuccia, chiudendo la porta della
cabina per non disturbare il comandante in seconda, Giovanna,
moglie (che si sveglierà presumibilmente verso le 9,30)
che mi segue, mi incita e spesso mi aiuta nelle battute di pesca.
Mi faccio un caffè, preparo le canne e gli artificiali,
accendo i motori, mollo gli ormeggi e finalmente sono solo, il
mare è splendido e l'aurora preannuncia un esplosione di
colori.
Appena fuori dal porto comincio a filare in mare le canne governando
verso una cigliata sulla quale la sera prima avevo allamato tre
boniti e mentre sto armando la quinta canna, sento cantare il
cicalino di un mulinello, splendida musica che rompe il brontolio
dei motori.
Dopo pochi minuti una coloratissima lampuga mi allieta la vista,
mentre l'alba prorompente tinge di rosso l'orizzonte.
Finalmente sono a regime, tutte le canne sono in pesca, posso
rilassarmi un pochino e godermi lo spettacolo del giorno che nasce,
mentre, piano piano raggiungo il punto desiderato.
Non ci sono mangianze, solo qualche sparuto gabbiano che vola
verso un improbabile meta.
Improvvisamente vengo distratto dai miei pensieri dal gracchiare
di un mulinello, inserisco velocemente un mark sul GPS e salto
letteralmente giù dal fly, afferro la canna e mi godo senza
fretta il pesce che combatte nel blu.
Con qualche piccola difficoltà riesco a salparlo senza
raccogliere le altre lenze, è un bel bonito che va a far
compagnia alla lampuga. La speranza che non fosse cambiato nulla
dalla sera prima, cominciava a diventare convinzione, per cui
giro la prua e faccio dietro front e
appena sopra eccolo,
un altro !!
Al terzo strike, chiamo Fabrizio sul WHF per sentire se anche
lui sta prendendo e dicendogli che ho i pesci sotto, lo invoglio
a raggiungermi. Nel frattempo il comandante in seconda e il mozzo
nero (tutto il mio equipaggio!!) tra sbadigli e stiramenti, facevano
capolino nel pozzetto guardando le catture tra gridolini di compiacimento
della prima e annusate interessate della seconda (è un
cane che ama il pesce e vi assicuro che è gratificante
per un pescatore).
La mattinata prosegue con la compagnia di Fabrizio che
traina vicino a noi e termina (almeno così credevo) verso
le 11,30 quando salutatolo decido di far rotta verso il porto,
dovevamo rientrare presto e il carniere era discreto, otto boniti
e una lampuga. Giovanna mi dice se non è il caso di ritirare
le canne e dare manetta, ma io le chiedo ancora i classici "cinque
minuti".
Ne erano passati forse tre e noto con la coda dell'occhio, un
sussulto del cimino di una canna (aspetto che avrà un valore
a posteriori), penso al solito detrito, prendo il filo con le
dita per metterlo un po' in tensione per cercare di capire, ma
nello stesso istante parte furioso. Afferro la canna ma l'impressione
immediata è che non si trattasse del "solito"
bonito, sia perché tirava come un dannato e sia perché
continuava a combattere in superficie, prendeva filo, molto filo
e poi
poi, finalmente il primo salto!
Un'aguglia imperiale!
Un'aguglia imperiale stava combattendo ad una mia canna, ero alle
stelle!
Nello stesso istante ho realizzato che il carico di rottura del
terminale era da 12 libbre (0.24) e ho cominciato ad impensierirmi.
Comunque dopo un combattimento di circa 20 minuti e un po' di
pasticci miei e di Giovanna al raffio (il maledetto aveva deciso
che il manico non si doveva più allungare) finalmente potevamo
ammirare la livrea di questo splendido pesce sul pagliolo, stanchi
ma entusiasti!
E' stata una grande giornata!
Un saluto a tutti
"F.V."
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