Storie di gommoni e tonni
14 Agosto 2003 - Medio Adriatico
E' il 14 Agosto 2003, giorno prima di Ferragosto e bisogna assolutamente
uscire anche perché il giorno dopo è obbligatoriamente
dedicato alla famiglia e parenti per la gita in campagna. Le catture
i giorni precedenti ci sono state, anche se sporadiche, su fondali
meno profondi degli anni precedenti.
L'imbarcazione Degoder ha allamato, in drifting, una bella lampuga
e qualche giorno più tardi, anche un pesce spada di 30
Kg che aveva al seguito la compagna molto più grossa in
peso.
Le premesse ci sono tutte, basta un po' di fortuna ed il divertimento
è assicurato. Le previsioni meteo danno brutto dalla serata,
ma ci preoccupiamo il giusto in quanto siamo con il gommone di
Claudio, (ex comandante del Kitankako), mezzo di 6,5 metri, veloce
ed affidabile.
Il pieno di sarde è fatto, come quello di bevande e benzina,
sono ormai le 11.00 del mattino e usciamo dal porto, prua a 60
gradi, cinture di sicurezza per la velocità del mezzo che,
dopo i primi entusiasmi e il bisogno di aria per alleviare i caldi
della stagione eccezionale, viene riportata a livelli normali,
25-26 nodi con consumo orario di 30 litri orari circa. Una goduria
che dura poco, circa 40 minuti dopo siamo infatti già a
strisciare poco fuori il fungo dell'amore, la piattaforma metanifera
Daria. Filiamo le canne, e cominciamo i turni con la sarda, ombrello
aperto, e radio accesa (CB canale 14) per ascolto delle novità.
Veniamo così a conoscenza di alcune allamate avvenute poco
più in terra rispetto a noi, mentre il Dusky, in linea
con noi anche se un po' più a sud, schianta la redancia
durante la fuga del tonno.
Nella mattina si è mosso qualcosa e questo c'incoraggia,
peccato che delle allamate avvenute non ci sia stata neanche una
cattura, tutti hanno rotto il filo durante il combattimento, sembra
impossibile ma si vede che è un giorno da Giganti.
Con lo scarroccio stiamo per finire su un long liner, da poco
lontano la grossa boa verde è ora ben visibile, decidiamo
così di tirar su le lenze e spostarci, anche perché
in zona ha già pescato lui. Passiamo vicino la boa e ci
accorgiamo che non è di un long liner, è solo un
grosso fusto della IP. Niente male, continuiamo poco più
in terra del Daria e ci fermiamo all'altezza delle barche che
avevano schiantato la mattina.
Questa volta niente strisciata, ma non rinunciamo ai soliti cerchi
stretti e il getto delle sarde al centro. Rimessi in pesca, lo
scirocco comincia a farsi sentire, sono ormai le 14.30, le onde
aumentano come lo scarroccio, caliamo quindi l'ancora galleggiante,
ricontrolliamo dopo un po' le esche e le rifiliamo a 30, 20 e
10 metri di profondità circa.
L'ecoscandaglio fa un suono diverso dagli altri, diamo un'occhiata
al display dove viene raffigurata una doppia grossa figura accavallata
di pesce; è lui, il tonno, profondità 19 metri dal
trasduttore. La cosa c'incoraggia, ma dopo poco tempo ce ne dimentichiamo.
Le sarde non affondano come dovrebbero, e affinché la scia
di pastura vada sulle esche ci assicuriamo che l'aria in queste
contenute sia completamente eliminata. Lo scirocco aumenta ancora,
la superficie del mare comincia a farsi bianca per la schiuma
delle onde, sono le 17.00, di sarda ne abbiamo ancora anche perché
sarebbe in programma per il tramonto una sosta a palamite.
( Continua
)
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