Gianluigi
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Sogni dal becco lungo
Bisognava poi sbrigarsi a prendere qualche Alalunga per
evitare che il partito dei trainisti di fondo prendesse
il sopravvento.
Dopo circa un'ora in cui i mulinelli sembravano afoni,
iniziò, come al solito a prendermi la fregola del
cambio di assetto e della sostituzione delle esche (sbagliato!),
per cui tirai fuori dal "libro dei sogni", (il
mio raccoglitore di finali da traina), un bello Zucker da
16 bianco-blù che tante volte mi aveva tirato fuori
dai guai al sentore di un penoso cappotto.
Naturalmente prima di montarlo sul divergente si doveva
fare la solita pantomima che dava adito all'altrettanto
solita, quanto sana e divertente "coglionella",
della serie:
« Vi piace questo? Si lo trovo elegante, il
bianco-blù è sempre di moda! »
Ed ancora: « Ma è accreditato? Si ed anche
firmato di proprio pugno dal sig. Zucker! »
Fatto sta che nemmeno cinque minuti dopo averlo filato
sul divergente dalla Magnuflex da 8 libbre, il mulinello
imbobinato con nylon da 20 lbs, dimenticata la sua lunga
afonia, iniziò a cantare con tonalità così
alte da denotare l'alta velocità di fuoriuscita del
filo (sembra uno scherzo ma è così!).
In quel momento tutti gli occhi dell'equipaggio erano puntati
sul timoniere come monito acchè non diminuisse la
velocità della barca.
In presenza di tunnidi di branco, infatti, è buona
regola continuare la marcia alla stessa velocità
per cercare strikes multipli che puntualmente si realizzano
sfruttando così l'innato spirito di competizione
di quei pesci.
Quelli sono momenti un po' particolari perché da
una parte cerchi di aspettare che tutte le canne si facciano
sentire e dall'altra il mulinello di quella impegnata perde
filo a velocità vertiginosa; per cui ad un certo
punto ti devi fermare e combattere il pesce allamato, pena
la totale fuoriuscita del filo dalla bobina, cosa particolarmente
pericolosa quando si pesca con lenze leggere.
Così rallentiamo la barca un po' delusi dalla mancanza
di altri strikes e l'amico Giangi inizia il combattimento
che sin dall'inizio sembrava laborioso. Infatti, con la
barca che descriveva un semicerchio a bassa velocità,
come da regola, il pesce continuava a prendere filo e lo
stesso manteneva una scarsa inclinazione rispetto alla superficie
dell'acqua.
A quel punto i miei sospetti, iniziati con la mancanza
di altri strikes, cominciavano a diventare più consistenti
e ciò si è capito anche dal fatto che io mi
sono messo incollato all'angler e non mi sono scostato più.
Dopo qualche minuto di tira e molla (più molla che
tira a dir la verità) dall'equipaggio si levavano
voci che esortavano a pompare il pesce, a stringere la frizione
e così via.
( Continua
) »»
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