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LA VELOCITA' DELLO STRIKE


Oltre all'attrezzatura, anche la nostra barca ha bisogno di attenzioni. A volte è indispensabile indossare una muta e pulire delicatamente la carena. E' proprio durante una di queste occasioni, mentre amorevolmente accarezzavo l'opera viva della mia barca, in un'acqua gelida di marzo che mi capitò di assistere ad un evento.

 

Ero ancorato su un fondale di 13 mt., nella baia di S. Pancrazio nell'isola di Ischia. La caduta verso il fondo di erbe parassite e denti di cane, che rallentavano inesorabilmente il moto della mia barca avevano richiamato un folto branco di castagnole che si alimentavano allegramente di quel ben di dio caduto dal cielo. Qualche bagliore più grosso era riflesso dai dorsi di occhiate accorse curiose al banchetto.

 

Una bellissima scena; ma che non mi distoglieva più di tanto dal mio minuzioso lavoro. Quando curo la mia barca penso sempre che Lei mi sarà riconoscente; magari regalandomi una fortunata e indimenticabile uscita. Mentre pensavo a quanto tempo della mia vita abbia trascorso con Lei, fedele alleata e compagna di tante avventure improvvisamente fui coinvolto in una baraonda indescrivibile.

 

Lampi scintillanti, veloci come folgori si incrociavano quasi comparendo dal nulla. Scaglie e brandelli di castagnole cadevano abbondanti verso il fondo, dove altri pesci accorrevano per approfittare dell'improvvisa abbondanza. La spatola, ricavata da una racchetta di plastica, che stavo usando per pulire la carena mi scivolò di mano mentre risalivo a prendere aria in superficie.

 

Quale occasione migliore per osservare dei pesci in fase di attacco! Erano ricciolette inferiori al kg. . Lo capi solo osservando quelle che a turno stazionavano al margine della mangianza. Infatti quelle in fase di attacco erano troppo veloci perché i miei occhi riuscissero a distinguerle nitidamente. La lotta disperata per la sopravvivenza si stava svolgendo in una violenza inaudita ,ma nello stesso tempo lecita.

 

Risali a bordo convinto che quel episodio mi poteva essere utile per capire come i predatori attaccano le loro prede. Il problema era che quando mi soffermavo a ricordare non riuscivo a vedere nitidamente le fasi di attacco e morso dei pesci.

 

Possibile che la velocità di attacco fosse tanto alta da non essere vista dal mio occhio? Uno studio di Justin Grubich dell'università di Filadelfia ha stabilito che un predatore sviluppa l'azione di attacco in qualche millesimo di secondo. La differenza di velocità è data dalla motivazione che ha il pesce, dalla sua taglia e da fattori anatomici. Per effettuare le riprese si è ricorsi a telecamere digitali ad altissima tecnologia, che fossero in grado di riprendere sequenze tremendamente veloci. Si è potuto quindi stabilire che un predatore come il barracuda per esempio, si muove in fase di attacco ad una velocità impressionante misurata in 1.500 cicli al secondo. Velocità che nessuna telecamera convenzionale avrebbe mai potuto riprendere. Figurarsi l'occhio umano che ha una visione del movimento di 50/60 cicli al secondo (Motivi di attacco ed organi sensori dei pesci).

Queste riprese hanno permesso anche di stabilire e chiarire il comportamento di un predatore e la dinamica della mandibola in fase di attacco che poi si traduce sul cimino della nostra canna nel tanto atteso strike.

 

L'uso del multifibre in bobina poi, ci permette di avere indicazioni quasi istantanee su quello che sta accadendo alle nostre esche. Questo è però un discorso da approfondire, valutando costi e benefici rispetto all'uso del multifibre che richiede sempre l'uso di attrezzature molto equilibrate e morbide per colmare il suo deficit di elasticità. Ritengo che solo alcune tecniche come il bolentino di profondità, bolentino ad orate, traina al dentice, jigging e spinning per dare movimenti nervosi agli artificiali richiedano e giustifichino veramente l'uso del multifibre.

 

Ritorniamo alla fase di attacco o strike

 

Questa può essere divisa schematizzando in due fasi: espansione e compressione. La fase espansiva è una sequenza esplosiva e dinamica che inizia con l'apertura simultanea della mascella superiore ed inferiore seguita dall'elevazione della testa, l'abbassamento della gola ed apertura delle guance e branchie. Il risultato di questa sequenza rapidissima di movimenti scheletrici genera una grande depressione nella bocca del pesce favorendo il risucchio della preda. La fase di compressione ha gli stessi movimenti ma con moto anatomico inverso: chiusura delle branchie e guance,abbassamento della testa ed innalzamento della gola fino allo sbattimento delle mascelle in chiusura. La mascella di un pesce è molto più complessa di quella umana. E' articolata da strutture dinamiche estremamente complesse composte da 20 e più tra ossa e muscoli. La morfologia della mascella dei pesci, ed in particolare dei predatori, è progettata ed evoluta per favorire il continuo rifornimento di prede. Infatti la mascella bassa di un pesce gioca un ruolo importantissimo durante lo strike perché il suo moto discendente controlla, attraverso legamenti, l'azione della mascella superiore. La mascella superiore è composta da 2 elementi primari: mascella e pre-mascella. Nei pesci meno evoluti la mascella è mobile ma non lo è la pre-mascella. In questi pesci le oscillazioni della mascella discendente produce un dondolio in fase di attacco ed una bocca non tanto grande. Nei pesci più evoluti invece, sia mascella che premascella sono mobili ed oltre a dondolare in giù possono sporgersi verso l'esterno. Quindi hanno bocca più grande ed aumentano il volume di depressione nella bocca.

 

I pesci che noi amiamo di più pescare sono i predatori attivi e carnivori che si alimentano su un larghissimo spettro di prede. Essi attaccano in 3 modi: stritolando, mordendo, risucchiando. Sapere come si comporta un pesce in fase di attacco è un bel vantaggio per noi. Questo ci aiuta nella scelta e nel posizionamento degli ami sulle esche vive, ci fa scegliere tra nylon e multifibbra, ci da indicazioni su come e quando ferrare un pesce. Inoltre la conoscenza dell'anatomia delle mascelle di un predatore e la sua velocità di attacco impone delle riflessioni sulla velocità di traina dei nostri artificiali. La perfezione anatomica della mascella e la velocità dei suoi movimenti ci può indurre a scegliere anche velocità di traina degli artificiali più elevate.

 

La velocità più sostenuta di traina ha poi il vantaggio insieme al fatto non trascurabile di ispezionare più mare, di stimolare fortemente la linea laterale dei pesci ( Motivi di attacco ed organi sensori dei pesci). Più volte mi è capitato, in modo particolare nel periodo primaverile quando i pesci sono più distratti dall'accoppiamento, di rilevare sul mio ecoscandaglio muri di mangianze con chiari marcature di predatori senza riscontrare attacchi alle mie esche. Aumentare la velocità si è rivelato il più delle volte produttivo.Ho riscontrato strike di grosse spigole a 6 nodi e sempre nel sottocosta strike di ricciole , barracuda e palamite tra i 6 e 7 nodi. In altura poi ho avuto strike tra i 9 e 11 nodi di tunnidi e grosse lampughe. Secondo la mia personale esperienza posso affermare che è utile trainare a queste velocità anche se ad intervalli.

 

Il vero problema è la scelta delle esche che sopportino le alte velocità conservando un nuoto corretto. Mi sono trovato molto bene con kona jet trainati veloci e molto affondati o con squid sfilanti e senza paletta anteriore. Un fatto è certo, quando catturo una preda dedico sempre qualche minuto di osservazione per vedere dove è stata allamata, le differenze che ha con la bocca di altre specie e cosa ha nello stomaco. Un vecchio proverbio recita che la forma segue sempre la funzione. In altre parole ogni forma in natura si è sviluppata per le funzioni che essa svolge.

 

Quindi osservare la morfologia di una nostra preda ci rivelerà sempre comportamenti ed ambiente in cui vive, cose utili a fare di noi sempre migliori pescatori.


Salvatore Mele

Sport Fishing in Napoli

 

 

 

 

21 Aprile - 2007