Con la sedia a poppa la cosa non è alquanto
semplice, o perlomeno meno immediata che con la sedia a
prua. Se nel momento in cui s'inizia a dare motori per andare
sul pesce, di filo ne sono fuoriuscite diverse centinaia
di metri, è il caso di mettersi con la prua quasi
verso il tonno e con andatura sostenuta cercare di riprendere
più filo possibile riducendo così il rischio
di formare curve e rompere il filo.
Se siamo stati più pronti nel recuperare le canne
e a posizionarci in sedia, con conseguente minor quantità
di filo fuoriuscito, potremo procedere verso il pesce in
retromarcia, di poppa quindi; mare permettendo, tonno che
nonostante il recupero non continui a prendere più
filo di quanto ne recuperiamo noi, e non ultimo con una
buona barca che non imbarchi acqua ad ogni onda che sbatte
sulla poppa.
Ottobre 1996 seconda uscita a tonni, allamata dopo
neanche 45 minuti che eravamo in pesca, parte la canna in
superficie, tirate su le canne, accesi i motori, angler
in sedia a poppa, si comincia a recuperare il filo.
Posto dei comandi interno al semicabinato, mare mosso,
visibilità non buona, filo sul fianco verso la prua
della barca che si sta dirigendo verso il pesce. Ad un certo
punto arriviamo su una curva del filo, l'angler dice a sinistra,
che sarebbe la mia destra un altro grida a destra, non si
capisce più niente, mi accorgo che il mate è
ricurvo sull'acqua che cerca di allontanare il filo dallo
scafo, dove vi è ormai a contatto.
Sta quasi per concludersi il combattimento, (rottura del
filo) quando decido prontamente e in disaccordo con gli
altri di fare retro allontanando prontamente con l'entrofuoribordo
il filo dallo scafo. Salvi per un miracolo; alla fine il
tonno risulterà essere di 150 kg.
Agosto 1998, il tonno parte lentamente senza sfilare
troppo decidiamo quindi di procedere inizialmente di poppa
verso il pesce, poi recuperiamo velocemente filo sul fianco,
ma ci ritroviamo presto il pesce alla "picca"
cioè in verticale sotto la barca.
E' l'inizio di una gran fatica, il pesce non lascia 1
centimetro, si è piantato sui 40 metri di profondità
e non ne vuole proprio sapere di risalire in superficie.
In questa posizione solo pochi, dotati di una gran forza
fisica e con attrezzature pesanti, riescono a spostare il
pesce, io non sono fra quelli e perdurando in quella situazione
non potevo che soffrire troppo.
Barca con motori avanti e poi nuovamente fermi, e il pesce
che ritornava in verticale sotto, inamovibile. Eravamo andati
troppo velocemente sul pesce, recuperando troppo in fretta
la lenza, quella poca lenza che aveva sfilato dalla bobina.
All'ennesimo stop dei motori, filo in bando, e pesce che
si slama.
Questo modo di procedere non è favorevole all'angler
e non è corretto perché non si riesce a destabilizzare
il pesce per farlo risalire in superficie.
Siamo arrivati quindi nel pieno del combattimento.
(Tipologie
di combattimento)
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