"Nettuno" (gli
avvisatori)
Circa gli avvisatori di cui parli, ne ho appreso per la
prima volta leggendo un libro sul drifting scritto da Falcioni
di Fano. Erano i primi anni per la pesca al tonno da quelle
parti e lo stratagemma erano appunto quello di poter sapere
se c'era il tonno.
Ecco quindi il polistirolo o la siringata d'aria nella pancia
della sarda per far si che l'esca rimanesse a galla e costringere
il tonno a farsi vedere in superficie.
Oppure un esca legata ad un filo leggero da tenere in mano
o legato con elastico alla barca (l'avvisatore).
Sono stato affascinato da queste letture, era infatti inverno
e la barca era all'asciutto, ma non le ho poi mai messe
in pratica perché quando siamo in pesca con il mio
equipaggio, anche se l'attesa é estenuante, siamo
sempre indaffarati, sostituisci l'esca, cambia la profondità
delle esche, varia la distribuzione della pasturazione,
rispondi al CB, usa il secchio con l'acqua, scruta l'orizzonte
con il cannocchiale ecc...
E' vero quello che dice Nibbio sulla sorpresa della ferrata
alla cieca o di vederselo sotto la barca che passa.
L'attesa e la ricerca del pesce esaltano successivamente
il momento della ferrata e del combattimento.
Ma penso però alle mie prime uscite, 5-6 anni fa,
e ai dubbi che mi assalivano durante l'attesa. Mi chiedevo
se le esche erano posizionate correttamente, e se la pasturazione
nel suo discendere verso il fondo le incrociava.
Non escludo l'uso degli avvisatori, ma preferisco sostituire
l'esca, variare la pasturazione, la profondità delle
esche, questo infatti da movimento alle nostre esche e al
tonno, che é la miglior cosa.
E se poi nell'avvisatore abbocca una palamita o un alletterato?
visto che l'amo é piccolo, il filo é sottile,
come facciamo a sapere chi é?
Allarmarsi per niente?.
"Nibbio" (l'esperienza)
Tonni in mangianza ne ho sempre visti pochi.
In Sardegna molti di più , specie all'alba in quelle
belle giornate di calma piatta era abbastanza usuale, nel
golfo di fronte a Stintino.
Penso che l'uscita propizia sia possibile , se esiste una
buona preparazione nei giorni precedenti.
Chiedi in giro se vi sono state catture nella zona, se i
pescherecci hanno avuto reti rotte.
Se stanno catturando sarde o acciughe e dove le catturano.
Questo è già un buon inizio.
Poi con gli anni cattura dopo cattura potrai farti una specie
di mappa per zone e periodi favorevoli.
Nettuno
l'esperienza, la migliore amica per le uscite in barca.
Ma cosa fare agli inizi? Penso ai miei primi tempi, che
poi non sono tanto in la, quando passavo più tempo
nell'ambito del negozio di pesca e del club, che in mare.
Si ascoltano i racconti e le avventure di pesca, si allacciano
amicizie e quando chiederai qualche dritta per le uscite
in mare, anche se con fatica, potrai avere qualche aiuto.
Dicevamo, il tonno che aggalla. Nel 97, durante una competizione
nel mare antistante Fano, ci é capitato un tonno
che risaliva in superficie per prendere quelle sarde che
non ne volevano sapere di scendere. Rimanevano a galla non
tanto perché congelate, ma perché vi rimaneva
dell'aria nella pancia. E i gabbiani?? ve n'erano pochi,
in quanto quel giorno erano tante le barche in pesca perché
in abbinamento alla gara di Fano c'era anche quella di Pesaro.
Vedere il tonno che non salta, ma "bolla" con
la sua schiena a pochi metri dalla poppa, è un'esperienza
unica. Rimani immobile i primi attimi, ma subito dopo diventi
frenetico, almeno questa é stata la nostra esperienza,
non più ripetuta.
Il tonno però non stazionava sempre in superficie,
risaliva per prendersi la sarda e poi riscendeva sui quindici
venti metri,( vede quindi molto bene) non solo la sarda,
ma anche il terminale. Il tonno infatti quel giorno non
é mai entrato all'interno dell'area fra i palloncini
e la poppa della barca.
Personalmente preferisco che il pesce se ne stia giù,
dove l'inganno sull'esca é più celato.
(seguente)
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