Rilascio del Pesce
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Questione di tempo
Visti gli argomenti di cui sopra, non sono poi così
più tanto daccordo sul sistematico release: primo
perché nessuno, dico nessuno scienziato né
tantomeno pescatore può garantire se, quali e quanti
pesci sopravviveranno alla cattura/rilascio, né tantomeno
se le generazioni di pesci future ne avranno alcun beneficio
o meno. In Guatemala ad esempio, nelle ultime sei stagioni
di pesca sono stati targati più di 36.000 vela e
nessuno dico nessuno di essi è stato ricatturato.
Le normali percentuali forniteci dal NMFS (National Marine
Fisheries Service) a proposito di ricapture rate sono del
2 per mille ma, visto che tale organizzazione è stata
più volte messa sotto accusa di connivenza -se non
dipendenza- dai politici e dalle lobby della pesca professionale,
mi chiedo a questo punto se tali dati siano veritieri o
se piuttosto, come temo, ci siano forniti ad hoc come becchime
per far contenti i polli che ancora credono alle favole:
il grande segreto del Diavolo è di farti sentire
utile alla (sua) causa tenendoti impegnato
In acque interne il release sistematico ha un senso compiuto
-e facilmente controllabile- che personalmente condivido
pienamente, anzi ritengo prioritario. In mare la cosa, secondo
me, andrebbe valutata in altri termini. Secondo me si dovrebbe
rilasciare soltanto in questi casi:
- specie rare o a rischio di overfishing;
- soggetti di comprovato sesso femminile specialmente se
mature quando possibile stabilirlo (marlin, squali, lampughe,
tonni rossi ad es.);
- pesci catturati oltre i limiti quantitativi consentiti
dalla Legge e/o dal buonsenso;
- soggetti sotto le misure di specie non soltanto come Legge
prevede ma come soprattutto il buonsenso prevede (es. la
ricciola);
- specie e/o soggetti di scarso valore alimentare;
- specie e/o soggetti a comprovato scopo di studio scientifico
(dico comprovato perché sappiate che nel 90% dei
casi i risultati di tali studi ad esempio sulle migrazioni,
vanno poi a finire sui tavoli delle lobby dei pescatori
professionisti i quali, tra l'altro, sono spesso proprio
loro gli sponsor di tali studi con l'appoggio e la connivenza
di politici e delle organizzazioni psudo sportive nazionali:
capito il giochino?).
Non ha pertanto alcun senso il release in tutti gli altri
casi. Questo non di certo perché temo che i pesci
rilasciati e le loro generazioni future siano più
furbi e quindi meno catturabili dal pescatore.
Piuttosto perché non mi voglio privare, da buon predatore,
del piacere di catturare un pesce per mangiarmelo in famiglia
con mia moglie e mia figlia con una buona bottiglia di vino
bianco d'accompagnamento. Questo perché non voglio
privarmi del piacere di andare a pescare con la mente sgombra
delle tante cazzate politiche, scientifiche e pseudo sportive
che da troppo tempo ascolto dovunque mi giro.
Questo perché non voglio schierarmi senza una adeguata
e comprovata cognitio causae su cause ed effetti del release
e del tag&release. Questo perché non voglio essere
ipocrita né con me stesso, né nei confronti
dei Lettori, né tantomeno nei confronti di Madre
Natura, quella stessa Madre che si prende cura, meglio di
chiuque altro, me compreso, e 24 ore su 24- dei pesci che
io poi catturo. In tal modo mi sento uomo al di dentro ma,
nel contempo, al di là dalle Leggi di Madre Natura
che ritengo più propria degli animali, tuttavia con
estremo rispetto per Lei e le specie ad essa affini.
Questo perché non mi voglio illudere che domani
ci saranno sicuramente più pesci se in tutto il Paese
ne viene rilasciata una tonnellata o due all'anno.
Questo perché non voglio ipocritamente sentirmi
a posto con la mia coscienza e con chi la pesca non la vuole
più, semplicemente perché io, da bravo ragazzo,
rilascio i pesci. Guardate a che cosa e a chi è servito
il nostro profuco impegno nel release, nel tag, agli ami
ecologici, alle tecniche di rivitalizzazione del pesce e
a tutti gli altri sforzi che abbiamo fatto nell'ultimo decennio:
a nulla!
La volontà politica è quella di farci fuori,
comunque e indipendentemente da quello che di buono facciamo
in mare: loro non sanno nulla di tutto ciò né
gli frega di sapere ciò che abbiamo fatto o quello
che facciamo o che faremo.
Lascio pertanto ai "diversi", ai pescatori iper
impegnati nell'ecologia, nei meandri del bio-sostenibile
e in politica, ai verdi e agli scienziati le elucubrazioni
e le azioni per assicurare un futuro "certo" alla
pesca sportiva.
Ma io sono strasicuro che la Natura ha già fatto
una scelta, trovato una soluzione e decretato le modalità
per sistemare gli strani predatori.
É soltanto una questione di tempo.
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