Rilascio del Pesce
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Vi ricordate ciò che disse quel famoso filosofo
greco: "Sei quello che mangi"? Ebbene l'uomo fornendo
del cibo non adeguato, anzi contro Natura a delle specie
animali, non ha fatto altro che provocare una dura reazione
della stessa Natura: come si può infatti alimentare
un erbivoro con carne d'animale?
Oppure un pesce con carne animale, senza pensare che questo
atto contro l'equilibrio stabilito dalla Natura possa non
provocare una qualche decisa reazione?
La stessa cosa, ritengo, succederebbe se ad esempio si
alimentasse un leone con farina di piselli o di carciofi.
Ne avrebbe di molto da che diventar pazzo...
Gli scienziati che studiano l'alimentazione e che poi forniscono
le formule alle ditte produttrici di mangimi sanno benissimo
che ad ogni azione corrisponde una reazione adeguata. Imbecilli
o criminali in nome del profitto? Tutteddue, anzi ci aggiungo
anche ignoranti.
In questa ottica, il pescatore sportivo che cattura un pesce
e poi lo rilascia, si comporta come un predatore atipico
poiché opera una selezione soltanto teorica ma non
pratica, con il risultato di apporre degli insoliti input
nel complesso biologico e istintivo dei pesci (come d'altronde
lo è il pescatore, professionista o meno, quando
cattura più del necessario): non sappiamo ancora
in che forma e in che misura, ma alcuni studi a tal proposito
ci confermano che qualcosa nei pesci accade in conseguenza
di tali input.
Ma il punto è un altro: che succederà all'uomo-pescatore
sportivo se intende andare contro le regole della Natura
imponendo una pseudo selezione naturale soltanto per il
proprio divertimento?
La Natura tenterà di aggredire e distruggere questo
predatore così "diverso"?
E in che forma e in quali tempi? Oppure è forse
l'uomo al di sopra delle regole della Natura? Insomma, il
pescatore che applica il release è in armonia o è
contro la Natura?
Contras
Ho vissuto nove anni in Africa e ho fatto 191 viaggi di
pesca in tutti i buchi possibili del mondo. Penso di aver
visto e conosciuto tante e diverse cose e quindi certe domande
me le sono poste. Le risposte le ho cercate nell'osservazione
diretta, nelle parole e nelle esperienze di tanti esperti
in materia, nella fede in Dio.
Ma non è affatto facile trovarle. Già perché
se uno fa le cose e non si sta a chiedere tanti perché,
tutto fila in una certa maniera, ma nel momento in cui prende
coraggio delle proprie azioni e quindi si chiede in quale
direzione sta andando con il proprio fare, allora le cose
si complicano notevolmente. Questo succede ai pescatori
quando cominciano a chiedersi che cosa stanno facendo e
dove stanno andando, e quindi come andrà a finire
se si prosegue su questa strada.
Chiedersi ciò lo ritengo giusto, doveroso e rispettoso
verso la Natura e i suoi coabitanti, specie animali che
dividono con noi la sofferenza del quotidiano vivere e sopravvivere.
Forse un certo tipo di differenziazione tra uomo e animale
si potrebbe fare proprio sulla questione del vivere o del
sopravvivere: l'uomo vive, l'animale sopravvive.
Ma allora gli indigeni delle foreste votati solo alla sopravvivenza?
sono uomini anch'essi o no? Quindi è il tipo di vita
che si conduce che può distinguere, cioè ciò
che si fa insomma, l'azione. Il release, ad esempio, è
una azione -e una responsabilità- ben precisa.
E il release è una azione naturalmente (nel senso
proprio della Natura) sballata, ipocrita perché,
in fondo, prima si tenta furbamente un pesce, animale intelligente
per nulla, e poi, avendo selezionato il soggetto da eliminare
gli si caccia un amo in gola, impiegando - è norma
sportiva...- una attrezzatura leggera per tirare più
a lungo possibile il nostro divertimento, ma anche le sue
pene. Dopodiché, lo si rilascia. Bah!
Suvvia non facciamo gli ipocriti!
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di Tempo) »»
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