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Ricciole Adriatiche

 

Traina ricciola - Mola di Bari


Ogni battuta di pesca inizia sempre il giorno precedente con la consultazione delle previsioni meteo, soprattutto per chi, come me, esce per mare spesso in solitario. Quella che leggerete non fa eccezione.
Deciso dunque che il meteo è favorevole dopo aver consultato le info disponibili, la sera del 25 ottobre preparo l'attrezzatura che porterò l'indomani mattina.


Alle h. 8,30 "Argentovivo" un Boston Outrage di 23 piedi, è armato di due stand-up fusto lungo: una da 12/20 ed una da 20/30 lb, imbobinate rispettivamente con Ande del 20 e del 30 con terminale in fluorocarbonio del 30 lb. collegato con girella Sampo di pari carico.


Mare gelatina, giornata luminosa: si traina col vivo, la mia tecnica preferita.


A ridosso dei tetrapodi del porto di Mola di Bari, catturo ben presto 2 aguglie di buona taglia. Insisto ancora mezz'ora nella speranza di popolare la mia vasca del vivo, ma dovendo rientrare a terra alle h. 14,00, senza indugi metto la prua sulla "Chianca", rotta 0°.


Oggi non ci sono palamiti, solo una barca all'ancora impegnata al bolentino. Limpidezza dell'acqua al limite dell'accettabilità. Innesco le aguglie con un solo amo ferrante live-bait del 7/0 e tubicino trainante a chiudere lo spadino, e provvedo ad affondare con guardiano da 750 gr. a stretto contatto del fondo sulla 12/20 e con guardiano da 500 gr. a mezz'acqua con la 20/30. In questo periodo dell'anno ho più volte recuperato sia dentici che ricciole su questa posta, ritengo quindi con tale impostazione di poter far fronte ad entrambe le eventualità.


Il tempo passa pigramente, lanciando un'occhiata ora al GPS, ora all'eco ma più spesso al cimino della canna a fondo che mi deve prontamente segnalare eventuali accenni d'arrocco. Dopo un paio d'ore di traina senza che l'eco marchi nulla di rilevante, decido, come d'abitudine, di controllare la vitalità delle esche.


Dopo aver recuperato pochi metri della 12/20 a fondo ed aver messo in folle il motore, inizio a riavvolgere il mulinello della 20/30 a mezz'acqua, quando un marcato piegamento della più sensibile 12/20 sulla mia destra mi fa ragionevolmente temere di aver preso il fondo per aver mancato di prudenza nel tirar su il guardiano nella fase di rallentamento.

 

La seconda e più violenta frustata della canna seguita dall'urlo del cicalino, fugano ogni dubbio. Senza indugi imbraccio la canna, blocco la bobina e ferro deciso. Nell'ordine: marco il GPS, accelero pochi secondi per sollevare il pesce dal fondo, al quale so per certo di essere pericolsamente vicino, recupero tutto il rimanete nylon dell'altra canna, indosso la cintura ed inizia il carosello.

 

La frizione tarata sulle 8 lb. dell'Alutecnos 20, si rivela subito inadeguata a contrastare le violente fughe di quella che inequivocabilmente stimo essere una ricciola e di buona taglia. L'affidabilità dell' attrezzatura, il perfetto stato di manutenzione e la corretta taratura della frizione, mi danno sicurezza nell'azione di pesca. Inoltre le ottime condizioni del mare e l'assenza di vento mi aiutano nel combattimento al quale posso dedicarmi con concentrazione senza dovermi curare della deriva o dello scarroccio che in altre occasioni hanno rappresentato fastidiosa e pericolosa variabile per il buon esito del recupero.


Per 40 minuti si succedono lenti e faticosi riavvolgimenti in bobina a repentine ed inarrestabili fughe del pesce che lotta per la sua sopravvivenza.


E' in momenti come questi che mi riprometto (senza mai mantenere) di sacrificare una piccola parte della sportività a favore della minore durata del combattimento (che volete fare, 43 anni e qualche acciacco si fanno sentire!).

 

Soltanto alle 12,40, dopo aver tagliato lo spezzone del guardiano posto a circa 30 metri dall'esca, ed aver infine recuperato il nylon restante, intravedo la sagoma del pesce. Ancora affondato, ancora indomito!


Lascio la canna nel portacanne, afferro il terminale e raffio, mettendo fine al lungo combattimento con il pesce che, a parità di peso, come tutti voi che l'avete combattuto ben sapete, lotta con più tenacia di un tonno rosso.


La prima stima di 15 kg. valutata ad occhio, si rivelava di poco superiore al peso effettivo che l'ago della bilancia fisserà a kg. 14,3.


Al rientro in banchina del Circolo Nautico Daphne, foto di rito scattate dal bravo Giovanni.

 

Antonio D'Amico

 

 

5 Dicembre - 2005 (Powered by Net Tuna)

 

Antonio - Mola di Bari ( Foto successiva »» )