Pomatumus saltator...
Tutto nasce da una passione viscerale per la pesca a mosca.
Ho alcuni amici che la praticano da sempre e per loro altro
non esiste che quel tipo di pesca. E vero, ti affascina.
Cosi mi affascinò nei primi anni ottanta, quando,
senza rendermi conto di quello che stessi facendo, in un
grosso emporio americano acquistai una canna, un mulinello,
una coda e tutto il necessario per poter pescare applicando
questa tecnica mirabile.
La comperai perchè mi piacevano le linee senza trascurare
i materiali con i quali erano costruiti quegli oggetti.
Ritornato a casa non ne feci nulla, anzi regalai il tutto
ad un amico, Lui, Berto rimase stupito e sorpreso
nel ricevere una mia telefonata.
Erano passati venti anni o poco più. Gli domandai
senza mezzi termini se il mio regalo fosse stato utile e,
nel caso lui non lo utilizzasse più di rendermelo.
Lamicizia si sa è gran cosa, ritornai in possesso
di tutto quello che avevo donato in perfetto stato e per
dire tutta la verità ancora imballato cosi come lo
era stato un ventennio prima.
Discutemmo sulla qualità dei materiali, sulle caratteristiche
tecniche e più ancora sul fatto che ormai in commercio
esistevano ben altri prodotti.
Tempo libero navevo e ne ho, cosi giorno dopo giorno
e corso dopo corso immagazzino le tecniche, le strategie,
gli hot spot, le specie catturabili, insomma, mi dedico
a quella disciplina che ritengo arte allo stato puro non
solo in acque dolci ma anche in mare. Va da se che in mare
le catture si fanno desiderare. Cosi ne parlo a Silvano,
grosso pescatore a mosca in tutti i sensi. Mi convince e
riparto per la mia scogliera preferita.
Dopo tutte le dritte ricevute mi sento pronto e sicuro
per una pescata memorabile. Lancio la coda al massimo delle
mie possibilità, circa trenta metri, questa appena
tocca lacqua schiumosa della scogliera inizia ad affondare,
mi accingo al recupero e mi rendo subito conto che recupero
il nulla. Recuperata la coda noto che la mosca non è
più sul finale, eppure sono certo che la stessa si
era posata correttamente in acqua. Cosi succede col secondo
e con i lanci successivi. Ora, perdere una mosca affermerei
che è del tutto normale, perderne tre ed in cosi
poco tempo forse fosse troppo. Ho radiografato il finale
in nylon con occhi attenti per capire cosa fosse successo.
Niente. Reciso come fosse stato tagliato da un rasoio.
Ritorno a casa meditando chissà quale vendetta.
Tralascio volutamente le frasi fatte dei soliti amici pescatori
e non, tralascio ancor più volutamente la descrizione
della mia frustrazione. Decido cosi di cambiare metodo e
tecnica di pesca. In barca tutto è a posto, la canna,
una dodici libbre nera e marrone di nuova generazione fa
bella figura stagliandosi nel cielo azzurro come solo nel
Sud Sardegna si può vedere, lenza del 30 doppiata
negli ultimi tre metri, finale del 35 per circa otto metri,
lesca, un artificiale a testa piombata con piume bianche
e gialle, non manca nulla. Il baffo bianco, il cane e lartista
non partecipano alla partita, semplicemente perché
hanno partecipato al racconto
precedente, mentre la fotografa non avendo ancora deciso
per chi fare il tifo controlla sempre che le pile della
digitale non siano scariche.
Al sopraggiungere della scogliera si calano una cinquantina
di metri di lenza per essere subito portati a cento con
una velocità costante di 4,5 nodi.
Perché faccio questa operazione? Precisamente
non lo so, ma listinto mi dice di farlo; cosi come
mi suggerisce di non montare il tendalino perché
sarebbe dingombro sulleventuale azione di recupero
del pesce in caso di cattura, ma la sensazione di fresco
che quel telo bianco riesce a trasmettere sotto il sole
cocente dagosto, forse pareggia le difficoltà
previste.
Nero sicuro, era scritto. Lapicale sbotta e
di certo, almeno altri cinquanta metri di lenza spariscono
in pochi attimi dal mulinello. Ci guardiamo con occhi increduli,
guardiamo la curvatura della canna nella sua parabola perfetta,
la afferro e dalla difficoltà che incontro nellestrarla
mi convinco che dallaltra parte cè effettivamente
una cosa robusta. Metto in posizione di strike la leva del
mulinello e quella cosa mi prende altri metri senza che
io sia capace di trattenere filo.
Ebbene sì, subentra il panico, panico perché
si pensa alla lenza troppo sottile, panico perché
il solito nodo, la solita girella potrebbero cedere, panico
perché tutto può spezzarsi sotto quello stimolo
infernale, panico perché vedi la canna in sostanza
piegata su se stessa ed a quel punto per non perdere non
ti resta che aprire e dare ancora filo, sino alla calma
apparente.
Si recupera facilmente, si pompa e si recuperano parecchie
decine di metri, troppi per la verità, si pensa al
peggio o al meglio, dipende dai punti di vista, questa volta
è al meglio. La cosa riparte ed è un assoluto
fuoco dartificio! Sento testate possenti sino a vederlo
saltare fuori dallacqua per un buon salto di due metri
fantastici, rituffarsi e cercare rifugio in chissà
quale anfratto marino, e qui subentrano tutti i consigli
del mio maestro Angelo:canna alta, poco
filo, dai e riprendi, non perdere tensione mi
attraversano la mente ad una velocità incredibile,
caro Angelo questa non è una trota, questo è
un qualcosa che al salto successivo mi dice essere attorno
al metro di lunghezza ed in quanto a potenza beh meglio
non pensarci. Si suda ragazzi si suda per mille motivi non
ultimo il caldo, si suda perché si è consci
che il bello deve ancora arrivare, perciò cerchi
di stancare la preda con tutte le tecniche che conosci,
antisportivamente lo ammetto, vorresti che lacido
lattico, la blocchi, la paralizzi in modo che il recupero
non sia difficoltoso, ma non è cosi. Lui lotta tira
salta e sinabissa ancora con più veemenza.
La canna è in acqua e questo non è un buon
segnale, lui cerca a tutti i costi, il fondo della barca,
la chiglia che sa essere un po sporca, lelica,
il piede del motore, qualcosa, tutto; basta tagliare il
filo che lo sta imprigionando senza scampo.
Faccio in tutto tre giri in barca e mi rendo conto di essere
diventato ridicolo, strapperei il tendalino con i denti
tanto mi infastidisce nelle manovre, ma ormai è troppo
tardi, allento la frizione e lui mi riprende ancora metri,
non molti per la verità, ma li prende, ancora un
salto notevole fuor dacqua quindi si lascia andare,
non forza più. E stanco, ed io con lui; chiedo
il guadino e la fotografa pronta, pur con difficoltà
lo mette a pagliolo.
Lo guardo! A dire il vero è un bel pesce, ha la
faccia cattivissima, una bocca possente, cosi come lo è
il corpo lungo ed affusolato. I colori, molto sgargianti,
partono dal dorso azzurro, cè del verde scuro
per poi divenire argenteo sui fianchi. Ci si guarda e ci
si domanda che pesce sia; né io né la fotografa
abbiamo una risposta immediata, ma si continua a controllare.
Era scritto! Lo dovevo prendere. Guardo la bocca,
ci metto un dito vicino e ne saggio i coltelli che si ritrova,
ad onor del vero mi procuro un taglio al pollice di notevole
fattura, ma con fare eroico non mi preoccupo, lo giro e
rigiro e noto che lamo è conficcato nellopercolo
in modo cosi possente che difficilmente avrebbe potuto slamarsi,
tanto meno tagliare il mio finale da 35, era fuori portata
dalla sua formidabile dentiera.
Lo ammetto, fortuna, fortuna ed ancora tanta fortuna
ma dopo cotanta sventura!!!.
In porto mi avvicino ai pescherecci, chiedo informazioni
sul nome del pesce. Mi dicono si tratti di pesce serra;
commestibile!
A questo punto foto e misure di rito: Lunghezza 90 cm,
peso 5 Kg e forse più, inoltre mi piace ripensare
alle tre mosche
. E non aggiungo altro.
Prontamente SMS alla signora delle rose gialle per renderla
partecipe della nostra felicità. Ci raggiunge, vede
il pesce e subito scatta in lei quel non so che di culinario
che a bocce ferme neanche immagini. Chiama mezzo mondo,
dal ristorante veneziano alla trattoria del paesino, ma
non si convince, infine, dopo scambi voraci didee
prendiamo la nostra decisione. Lo facciamo al cartoccio,
e cosi fu!
Per farlo occorre come minimo un BBQ che sia superiore
in larghezza ai 90 cm del pesce, tanta bella legna per preparare
un buon supporto a circa 20 cm dal fondo. Nel frattempo
fate quello che si deve per pulire il pesce in tutte le
sue parti. Massaggiate per bene tutto il pesce con olio
doliva e sale nel quale avrete sciolto tutti gli aromi
che ritenete opportuni, questi varino dal rosmarino al timo
alla maggiorana al timo al limone e chi più ne ha
più ne metta.
Con fogli dalluminio stesi e presaldati cospargete
con olio doliva, rosmarino e pomodori secchi, non
dimenticate di mettere fette di limone sotto la coda ed
ovviamente metteteci pure il sale, aggiungete capperi olive
nere e verdi snocciolate. Nella pancia del pesce inserire
limone a fette, un mazzo dodori legati, pomodori,
olive capperi. Si chiuda accuratamente il tutto e delicatamente
si appoggi sul BBQ, il quale nel frattempo è stato
ricoperto di fogli dalluminio per diffondere meglio
il calore. Non si tocchi nulla e si lasci lì a cuocere
lentamente per circa 1 ora.
Dopodichè mangerete una delizia.
Mario A.Fracassi
|