Voglio raccontarvi una avventura di pesca per me un po'
particolare.
Sono stato iniziato all'amore per il mare da mio padre che
prima, quando ero piccolissimo, iniziò a portarmi
in barca a vela per poi passare alla pesca. Con lui ho condiviso
le prime esperienze di traina col vivo, i molti insuccessi
e le prime soddisfazioni.
Da qualche anno, per l'età e qualche malanno fisico,
mio padre non mi è più stato compagno di battute,
coltivando comunque sempre una grande passione.
Questo fine ottobre è stato caratterizzato da giornate
con tempo favoloso, temperatura estiva e mare calmo.
I calamari hanno cominciato ad accostare ma purtroppo, per
ora, solo lungo un pontile ad uso industriale, al quale
è vietato l'avvicinamento a meno di 100 m.
Il divieto è sempre stato in vigore, senza però
che fosse mai stato fatto rispettare in maniera rigida,
fino a quest'anno quando, per disposizioni in materia di
antiterrorismo, durante l'estate sono stati fatti numerosi
verbali sia da parte della guardia costiera che dei carabinieri.
Rischiando un po', qualcuno ha cominciato a trainare nella
zona vietata, catturando alcuni calamari senza incorrere
in controlli e sanzioni.
Sabato sera decido di tentare anch'io e in poco tempo tiro
a bordo 7 esemplari.
Messi nella nassa per mantenerli in vita sino al mattino
seguente, telefono a mio padre:
"" Babbo, ti và domani di andare a traina?
Il mare è una tavola e poi stiamo fuori poco tempo
così non ti stanchi""
"A che ora vuoi partire ?"
"Vado al mare, esco a tirare su la nassa, preparo tutto,
alle 7.30 mi raggiungi e partiamo"
"Va bene !"
Sono proprio felice. Con i calamari le probabilità
di cattura sono molto alte e spero proprio che mio padre
possa godersi una bella giornata di pesca come quelle di
un tempo. La mattina all'ora stabilita prendiamo il largo.
Un solo calamaro è morto durante la notte, mentre
gli altri sei se ne stanno nella vasca del vivo.
Durante il viaggio verso le poste, controllo i calamari
e per ben due volte trovo che hanno buttato il nero. Travaso
dei calamari, svuotamento, riempimento e ritravaso. In tutto
questo traffico ne rimangono vivi solo tre, ma non mi preoccupo
troppo perché anche morto da poco il calamaro è
una ottima esca.
Arrivivati nella zona di pesca che negli anni passati mi
ha dato molte soddisfazioni con i dentici, calo subito il
più piccolo dei calamari rimasti vivi, di misura
ottima per il predatore che insidiamo.
Per i dentici uso la tecnica del piombo guardiano, canna
e mulinello da 12 lbs, multifibra Fireline 0.20 in bobina
e con il mare calmo riesco a raggiungere bene i 50 m con
350 gr di piombo.
Dò la canna a mio padre, che non è molto a
suo agio visto che ai tempi in cui pescavamo assieme usavamo
l'affondatore.
Arrivati sulla batimentrica giusta gli faccio
"Attento che ora arriva il dentice"
Detto fatto.
Partenza decisa.
Poi mio padre, emozionatissimo comincia a pompare.
Qualche altra piccola fuga, le classiche testate e in poco
tempo un bel dentice di 4 kg è a pagliolo.
Felice osservo mio padre che ammira i bei colori del pesce,
che perderà all'atto della morte e che poi, in parte,
riacquistarà.
I due calamari vivi rimasti sono un po' grossi e decido
di aspettare a calarli per un'idea che ho in mente.
Ne preparo uno morto, facciamo il nostro giro e la canna
si flette un po'. Mio padre ferra ma non c'è niente.
Aspetta una seconda aggressione che non arriva. Pensiamo
che forse era il fondo. Facciamo qualche altro giro, poi
la cannna si flette nuovamente, molla e poi il piombo incaglia
il fondo. Ce la facciamo a recuperare tutto, ma il calamaro
ha la testa mangiata. Forse una tanuta.
Calo un nuovo calamaro morto. Mio padre dice:
"Prendi la canna tu, io non ho più sensibilità
e poi mi destreggio male a mollare e recuperare il piombo."
Così, passati i canonici 5 minuti per passare nel
posto buono, partenza decisa e un nuovo dentice è
in barca. Questa volta è poco più di 5 kg.
A questo punto mia abitudine sarebbe fare festa. Ho la fortuna
di abitare a 100 m dal mare e di andare a pescare quando
voglio, famiglia e meteo permettendo, quindi uno, massimo
due pesci è la mia regola.
Ma questa è una uscita speciale, e quindi vorrei
che anche le catture fossero speciali.
Ancora un calamaro morto, stesso giro stesso risultato,
questa volta 3.3 kg. Adesso basta con i dentici, ma voglio
fare il tentativo che ho in mente.
Da mesi sulla secca dove stiamo pescando non vengono più
prese ricciole, tutti dicono che se ne sono andate ad agosto.
Però ora ci sono tante palamite e secondo me dietro
ci sono ritornate le ricciole. E poi altri anni ce le avevo
prese anche a novembre.
Quindi mi sposto nella zona vicina che considero buona,
innesco il quarto calamaro morto e lo mando a fondo col
guardiano (strada facendo ci fosse un dentice), poi ne calo
uno vivo, di belle dimensioni, a mezzacqua.
Facciamo un po' di strada alla base della secca, ma non
succede niente.
Quindi torniamo indietro verso la zona dentici e a metà
strada la canna a fondo parte rabbiosa. Se è
un dentice è proprio grosso. Recupero, altra partenza,
poi viene. Si è proprio un dentice. Qualche altro
metro e riparte incontrollabile.
No è la ricciola. Dico a mio padre di recuperare
l'altra lenza mettendo il calamaro nella vasca perché
rimanga vivo.
Passano cinque minuti di tira e molla ed ho l'impressione
che non sia molto grossa, penso attorno ai 10 kg. Quando
il piombo quardiano è a vista, altra piccola fuga
e il pesce non è più in canna.
Delusione e arrabbiatura si mescolano. Impreco come un portuale
(senza offesa per la categoria) e tiro su tutta la lenza.
Si è rotto il terminale sul nodo del trainante. E
pensare che uso il nodo per evitare le abrasione che può
fare l'amo sul filo se montato scorrevole !
Evidentemente avevo fatto il nodo con poca attenzione.
Però avevo ragione: le ricciole ci sono.
"Babbo che facciamo. Sei stanco ?"
"No, si sta benissimo. Abbiamo già fatto uno
bella pescata, ma, dai, cala l'ultimo calamaro vivo !"
"OK. Ancora un quarto d'ora e poi facciamo festa".
Questa volta non voglio rischiare: armo la 20 lbs, nylon
30 lbs in bobina, rifaccio un calamento con massima attenzione
ai nodi.
La calo a fondo, dove ha dato la ricciola (iIn effetti è
lì la ne ho prese la maggior parte)
Dieci minuti e la canna si flette. Poi niente.
Aspetto.
Allento un po' la frizione e cedo filo.
La canna si ripiega lentamente.
L'assecondo e quando mi sembra che stia partendo ferro.
Il pesce c'è e si porta via un bel po di filo.
Recupero e poi riparte. Manovro per portarmi sul fango e
continuo il combattimento.
Ci sono delle fughe ma spesso stiamo in stallo: il pesce
non parte e io non ce la faccio a recuperare filo. Faccio
una gran fatica.
Ci guardiamo con mio padre e ci diciamo che deve essere
proprio un bel pesce.
Dopo quasi 15 minuti arriva il piombo guardiano, lo sgancio
e dopo poco appare la sagoma della ricciola. Non è
grossa come sembrava.
Ancora poco ed è a bordo. E' bella, come sempre,
ma alla bilancia sarà 'solo' 12 kg.
Non importa se non è un pesce extralarge.
Doveva essere una giornata speciale, e per me e mio padre
lo è stato.
Dopo tanto siamo tornati in mare insieme, rallegrati anche
da un carniere che non è da tutti i giorni.
Ciao a tutti gli amici di Biggame
Massimo 'Mgug'
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