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Traina con il Monel

 

Che spettacolo !!

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Strappo che è stato violento quanto infinito. Il dracon era ormai visibile sul tamburo del mulinello e prima di pensare al pesce, subito si è pensato a: nasse, cime rocce, a tutto tranne che al pesce. Chiaramente però una nassa non può e non potrà mai piegare la canna in molteplici tonfi da paura, non può farlo una cima sommersa né tanto meno una roccia, ed è qui che il Baffo molla i comandi, si lancia sulla canna e comincia a pompare come un forsennato.

Eccolo! E' sempre stata la sua parola magica, e questa volta più di ogni altra ero sicuro che non fosse sbagliata. Mentro ero ai comandi, lui, sempre memore dei suoi trascorsi, comandava e dava il massimo per recuperare tutta quella massa ferrosa che era ancora in mare con all'estremità un pesce veramente sensazionale. Comandava duro e lo capivo, se si fosse potuto raccogliere l'adrenalina sparsa in barca si sarebbe fatto felice qualsiasi laboratorio chimico del pianeta.

 

Il recupero stava diventando troppo lungo e faticoso e ad ogni testata che si vedeva vi assicuro che il sangue diventava ghiaccio. Benché più della metà del monel fosse stata recuperata, ne restavano oltre 250 metri su quel fondale di soli 56/58, troppo pericoloso mollare, aumentare la velocità sarebbe stato impossibile recuperarne in sicurezza un ulteriore metro, rallentare troppo significava dare la possibilità al pesce di poter scendere e rintanarsi, sarebbe stata la fine. Dove raccoglie tutte le energie necessarie a quel recupero, rifiutando anche il più piccolo cambio ancora oggi a tre giorni dall'impresa non me lo so spiegare, posso solo asserire che è stato bravo sotto tutti i punti di vista anche se come accennato poco più su mancava ancora una vita per poter gridare vittoria.

 

Ordini sempre più precisi, ma sempre più affannosi facevano capire che non era il caso di parlare né di contraddire, nelle fasi di calma si portava a "spasso" la preda, ma come questa si rendeva conto di avere una minima possibilità di scampo si rituffava alla ricerca della sua libertà, ma il Baffo, con maestria e con tutta la rabbia accumulata non lo mollava. Vedendola da fuori la lotta era impari, il più nervoso, decisamente io, attento a non sbagliare una manovra e dare tutto l'aiuto seppur platonico al compagno.


Per esperienza quando mancano circa 50 metri, il monel perde parte della sua trazione ed inizia a "raddrizzarsi", vuoi perché sei praticamente fermo vuoi perché ormai la lotta è sul finire, ai 30 il pesce finalmente viene decisamente a galla iniziando a ruotare su se stesso ormai vinto e l'eccitazione cambia in festa. Questa volta no! Sino alla fine la canna è rimasta tesa e curvata verso il basso continuando ad attenuare le testate del dentice sino a sfinirlo, solo quando il nylon iniziava a rientrare ormai a pochissimi metri dalla barca si è visto in tutta la sua maestosità e bellezza.

 

Mollati i comandi ed avvicinatomi allo specchio di poppa lo spettacolo che ho visto non è possibile descriverlo ma ci provo; una schiena blu cobalto luccicante come il più bel fuoco d'artificio di incommensurabile splendore faceva da sfondo ad un musone giallo e rosso che riflettendosi nell'acqua facevano brillare ancora di più quel pancione enorme color acciaio da rimanere incantati e pervasi da una sorta di pena per quel pesce straordinario, ma nel contempo felice per il compagno per me e per tutta la compagnia che definitivamente un pochino di invidia questa volta ero sicuro che avrebbe provato.

 

Vista la sfiga delle ultime uscite, la macchina fotografica era rimasta nel cassetto di casa, ma non mancava certo il telefono cellulare per avvisare la fotografa ufficiale delle nostre imprese di venire al porto armata di macchina e di bilancia elettronica. Nel frattempo complimenti reciproci e sigaretta di ruolo erano consumati sull'imbarcazione, cosi come venivano consumate le ultime scariche di adrenalina sino alla calma ed alla felicità per la cattura. Di rientrare in porto non c'era certo fretta, come sempre le telefonate hanno arricchito ulteriormente la società telefonica ma ne è valsa la pena sino in fondo. Foto di rito e pesatura, e visto che parliamo di elettronica asserisco che il dentice pesava 9,974 Kg.


Detto tutto questo la sorpresa è avvenuta quando scaricando le foto sul computer ho notato un particolare di infima importanza che nulla ha a che vedere con la pesca, il monel, le canne le lenze, i finali, gli artificiali le barche i cani ed i Generali, ma aveva a che vedere con l'abbigliamento che avevo in barca, stesse scarpe da tennis puzzone, stessi jeans e stessa maglietta a strisce bianche e blu che indossavo quando per la prima volta descrivevo la cattura di un dentice da 8,3 Kg. Ironia della sorte? Mah!!


Mario "Emme"

 

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11 Aprile - 2006 (Powered by Net Tuna)

 


il Baffo e " Emme " ( Foto successiva »» )