Pesca alla traina con esca viva
28 Ottobre 2005
FOTO
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Improvvisamente, una leggera ansia ci prende quando ci apprestiamo
a pescare in condizioni ideali, che capitano solo poche
volte in una intera vita di pesca. Innesco la aguglia migliore,
quella più grossa, molto vivace, contravvenedo agli
insegnamenti di Augusto, grande pescatore a traina,
maestro di Giulien e mio, che consigliava di pescare con
una aguglia di media taglia.
Filo a mano l'aguglia in acqua fino al tratto di dacron
infilato a calza a 20 metri dal terminale e fissato alla
lenza madre con una legatura di naylon sottilissimo ed una
goccia di attack, al quale annodo il bracciolo del piombo
guardiano da 500 grammi. Decido di iniziare a pescare profondo,
su un fondale di roccia di 40 metri mentre Nico al timone
procede a ½ nodo grazie alle trolling valves, seguendo
la batimetrica.
Calo velocemente il piombo fino a toccare il fondo e recupero
un paio di metri. Sono finalmente in pesca, con la canna
in mano. E come sempre accade all'inizio della traina, in
barca cala il silenzio, un silenzio quasi liturgico, necessario
a tutti noi per non violare quel momento magico, fatto di
tensione, ma anche di pace interiore. D'improvviso un deciso
tremito della canna mi fa sussultare. Chiedo che profondità
segna l'ecoscandaglio. La risposta é 44 metri, costante.
Un altro colpo, più deciso ed ecco che la lenza
comincia a scorrere dalla bobina. Una prima breve fuga ed
arriva la ferrata: pollice sulla bobina e ferro una, due
tre volte ed attendo la nuova fuga. Questa volta la fuga
è decisa, nervosa, ed almeno 70 metri di filo se
ne vanno velocemente dal mulinello.
" O è una ricciola di taglia media o un grosso
dentice".
E Giulien mi dice che se è un dentice deve essere
davvero grosso.
In un secondo mi viene posizionata la cintura da combattimento
ed inizio la lotta, rivivendo le stesse emozioni e la stessa
concentrazione della mia prima cattura. Ed ancora una volta
sono lì, in piedi nel pozzetto della barca, come
tante altre volte, sempre diverse, con la stessa ansia di
sapere cosa si cela all'altro capo del filo. Recupero con
decisione, attento ad assecondare ogni resistenza del pesce,
ringraziando me stesso di aver controllato lo stato della
attrezzatura prima di partire.
In dieci minuti riesco a vincere la resistenza del pesce
che aggalla a poca distanza dalla barca, e tutti ci accorgiamo
degli splendidi colori rosso oro del grosso dentice. Un
colpo ben assestato di raffio ed il dentice è in
pozzetto. Volano i "cinque" tra noi, felici
per la straordinaria emozione che questi momenti unici riescono
a procurare. E poi, in silenzio, con grande rispetto, quasi
a voler rendere onore ad un grande combattente sconfitto,
osserviamo il dentice, con la sua livrea straordinaria.
Al peso marca 11 kg., ed è record personale.
Dopo le immancabili foto di rito, riprendiamo la pesca,
cambiando zona. Al timone, contento di lasciare la canna
a Nico, decido di esplorare una secca a 2 miglia nord ovest
della Giraglia, sui 45 metri in un fondale circostante di
60.
Doppiato il capo ci investe uno scirocco leggero ma sufficiente
ad alzare un' onda di circa ½ metro. Lo scarroccio
è notevole, e le condizioni di pesca cambiano drasticamente
rispetto alla tranquillità totale di poco tempo prima.
Tentiamo lo stesso di trainare una aguglia ben vitale, ad
una profondità di 48 metri, usando un piombo molto
pesante, di 750 grammi.
Dopo pochi istanti di pesca, facendo fatica a mantenere
una velocità di traina costante, quasi allo scarroccio,
ecco la cicala del vecchio penn 30 libbre che ci fa ascoltare
il suo stridio unico: Nico come da manuale aspetta qualche
secondo e ferra con decisione 3 volte, per poi lasciar correre
quella che è parso chiaramente a tutti essere una
grossa ricciola.
Trenta minuti di combattimento e finalmente una ricciola
di 16 kg raggiunge il pozzetto. Riprendiamo la traina, appagati
dalle due splendide catture, scambiandoci sensazioni e ricordando
i momenti salienti appena trascorsi, nel caldo sole di fine
ottobre.
Di quella giornata magnifica ricordo il profilo di Capo
Corso illuminato dal sole del tramonto che si allontana
dietro la scia bianca dei motori mentre Capraia si fa sempre
più vicina. E i miei compagni di pesca che puliscono
le due splendide prede prima di stivarle nell'igloo.
Gianluca
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