La prima volta che
..
Semplice, il cucchiaino apparentemente si era impigliato
in qualche rete lasciata da chissà quale pescatore.
Io capendoci poco o quasi niente vedevo che la canna si
piegava in modo alquanto strano per poi raddrizzarsi lentamente
e ritornare a ripiegarsi in maniera lineare senza colpi
di sorta e tutto questo per un lasso di tempo che ancora
oggi non saprei definire, ma passato il quale e con grande
gioia dipinta sul viso del maestro, capisco che inizia a
recuperare un "corpo morto" piuttosto pesante,
pesante da piegare la canna al suo limite di rottura senza
che questa riesca nel modo più assoluto a raddrizzarsi.
E' solo a pochi metri dalla riva che ci si rende conto che
il corpo morto è in verità un pesce di dimensioni
notevoli, il quale venne guadinato con estrema calma ed
immesso nel cestino subito calato in mare per mantenerlo
al fresco.
Che pesce sia lui non lo sa, io neanche a parlarne. Il pesce
è grosso, forse 4,5 forse 5 kg ed a me non resta
che fargli grossi complimenti. Si continua a pescare sino
al tramonto ma per quel giorno qualcuno aveva deciso che
bastasse cosi, sennonché ritirando il cestino con
nostra stupita sorpresa troviamo due grancevole di straordinaria
bellezza intente a mangiucchiarsi il nostro pesce.
Con le nostre prede bene in vista riattraversiamo il paesino
deserto e torniamo verso casa.(Ho imparato con gli anni
che quando si cattura un bel pesce in giro non c'è
mai nessuno mentre quando si "cappotta", al rientro
chissà per quale ragione sono tutti li ad aspettarti)
Alla nostra vista, ma soprattutto alla vista dei nostri
pesci il vecchio pescatore è raggiante e felice al
tempo stesso per le nostre catture, la parola "branzin"
pronunciata nel suo jugoveneziantriestino suona come il
più bello dei 45 giri dei tempi andati
Dopo i complimenti di rito e dopo avere capito come cucinare
il pesce, Tito ci invita ad uscire con la sua barca, ci
spiega che ha non ricordo quanti metri di rete che debbono
essere recuperati e che spera in buone catture viste quelle
che noi avevamo avuto la fortuna di effettuare.
La sveglia quel mattino suonò cosi presto che neppure
mi resi conto di avere dormito, lo zio Giann era prontissimo
e vispo come il grillo parlante, con che ordine mi infilai
scarpe e vestiti non è dato a sapere, so solo che
una volta arrivato barcollando al porto, saliti in barca,
avviati i motori usciti in mare per un tempo infinito, il
mio orologio segnava le 4 e 30 circa.
Il freddo era cosi pungente da ghiacciare orecchie naso,
ossa, ricordo che tremavo più di una foglia e desideravo
fumare la prima sigaretta della giornata. Non le avevo!!!
Posso solo confessare che quello che udii il giorno prima
in confronto erano cosine da educande. Niente panico mi
imposi, c'è sempre lo zio Giann! S
entirsi rispondere gelidamente "lo sai che al mattino
non fumo
" non è stata una bella
fine nottata. Il giorno, che pian piano coloratissimo si
spalancava ai nostri occhi alla fine non aveva nulla da
invidiare alla nottata.
Tito li chiamava "scarpocci" e con tutti
quei metri di rete recuperati e da recuperare, quando finimmo,
le dita di una mano erano sufficiente per la conta. Certo
la mia mente non fu attraversata dai più fulgidi
pensieri pensando alla disfatta appena subita, ma mi fu
spiegato che la pesca era cosi. (Per inciso gli "scarpocci"
altro non erano che piccoli pesci forse della famiglia dei
capponi che ancora oggi non saprei catalogare).
Onestamente non vedevo l'ora di tornarmene a casa, fumare,
fare una doccia bollente per innalzare la temperatura corporea
di qualche grado ed infine essere pronto per il varo del
mio gommone nuovo fiammante, andare a pescare per prendere
pesci, non freddo, di quello ne avevo abbastanza, cosa che
si fece subito dopo.
L'isola, una pietraia desolante sul versante di grecale,
aveva però una folta vegetazione nel suo lato di
libeccio, con mare decisamente pulito, profondo e a detta
di tutti pescoso sino all'inverosimile, visti però
i risultati della nottata appena trascorsa i primi dubbi
avrebbero assalito ed intaccato il più ottimista
tra gli ottimisti, sicuramente non avevano minimamente intaccato
lo zio Giannn, il quale con tutta la sua fiammante attrezzatura,
su di un altrettanto fiammante gommone dopo vari riti propiziatori
che non sto a descrivere per pudore, apre un secchio tenuto
sino a quel momento in segreto ed ermeticamente chiuso.
Il tanfo che mi investì lo ricordo nauseabondo ancora
adesso e con disgusto giurai che mai e poi mai su una barca
di mia proprietà sarebbe stata ammessa una "maialata"
del genere
Continua
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