TONNI DI SUPERFICIE
Luglio 2004
Oggi è un continuo di partenze e dolci suoni dello stridio
delle frizioni che frequentemente interrompono questa calda giornata
di fine luglio.
Non ho mai visto una tale immobilità del mare, assoluta
assenza di vento ed una superficie dell'acqua che rispecchia perfettamente,
come se disegnati, i monti sovrastanti la città di Piombino.
La giornata ideale di pesca che tutti vorrebbero trovare.
Ancora una volta si flette la canna ed il filo inizia a scorrere
velocemente per la frizione lasciata lenta. Dapprima solo un accenno
ed una flessione della vetta, poi una partenza più lunga
che si interrompe subito dopo
Prendo in mano la canna, serro leggermente la frizione ed inizia
un altro combattimento con le leggerissime attrezzature preparate
per la pesca allo Sgombro.
Oggi ce ne sono veramente tanti; enormi branchi di Sgombri misti
di Sugarelli e qualche dannata Boga che molto spesso riesce a
consumare perfettamente il filetto di sardina, attentamente legato
sull'amo senza però rimanerne catturata. Poco male, la
qualità delle sue carni infatti è piuttosto scarsa.
Anche oggi, siamo in drifting al tonno sulla batimetrica dei
100 metri; 4 canne calate a profondità diverse con vari
inneschi a sarde e quella più in superficie, con un vigoroso
sgombro appena catturato.
Andrea è seduto a poppa, sulla plancetta esterna.
Sta svolgendo la solita azione di continua pasturazione
che a suo dire solo lui sa eseguire con maestria ed efficacia.
La sua tecnica è così definita del "4 - 2 -
3 - 1" ovvero il numero di pezzi in cui devono essere tagliate
le sarde per ottenere il massimo richiamo e variabilità
di affondamento delle stesse. Anche lui oggi, tra il lancio di
una sarda e l'altra si dedica alla pesca allo sgombro; ha lasciato
da parte, penso solo per questa volta, la canna per la pesca del
S. Pietro sul fondo.
Sarà adesso quasi mezzogiorno e ci apprestiamo a sfilettare
alcuni Sgombri per preparare il condimento della pasta per il
pranzo. Andrea, catturata una grossa Boga propone di metterla
in padella insieme agli Sgombri. La risposta è unanime
da parte di tutto l'equipaggio e si conclude la discussione con
il getto in mare di tale poco ambito pinnuto.
La vescica natatoria espansa per il veloce recupero dal fondo
non consente allo sfortunato pesce ( o fortunato per non essere
finito in padella??) di riprendere subito il suo normale nuoto.
Sbatte la coda, si ferma, ritenta il nuoto riuscendo solo a compiere
irregolari andamenti rotatori e trasportata dalla leggera corrente,
si allontana lentamente andando certamente incontro al suo destino.
Probabilmente proprio quello di spiccare il volo trattenuta dal
becco di uno dei famelici gabbiani che a breve distanza, volando
incitati, ne seguono i movimenti nell'attesa che arrivi a loro
portata.
Uno schiocco sordo, improvviso, un progressivo e mutevole suono
che da netto e secco si trasforma fluidamente in un decrescente
morbido eco.
La boga è scomparsa e i gabbiani, per questa volta
a digiuno, si allontanano velocemente. Uno spettacolo improvviso
ed inaspettato che toglie, per lunghi attimi la parola a tutto
l'equipaggio: un tonno, un enorme tonno si è letteralmente
risucchiato la moribonda boga a neanche tre metri di distanza
dalla poppa della barca!
Lo guardiamo mentre passa da destra appena sotto la superficie
dell'acqua. E' veramente grosso; non ne abbiamo mai visti di quelle
dimensioni!
Con estrema concitazione, rientriamo velocemente nei nostri ruoli
e, tolte per prime le canne leggere per gli sgombri, iniziamo
a recuperare anche le due canne da 50 libbre più lontane
e profonde.
Andrea continua con la pasturazione che, ci accorgiamo, ha intensificato
eccessivamente senza neanche accorgersene, e viene prontamente
richiamato.
Si avvista nuovamente la sagoma del tonno che, a due o tre metri
di profondità nuota velocemente verso la barca facendo
sparire una mezza sarda appena gettata.
L'eccitazione sale al massimo e forse è proprio questa
emozione mai vissuta che ci fa realizzare consciamente ciò
che davvero sta accadendo.
Continuiamo a tenere le canne alla profondità iniziale
di 20 e 25 metri, sperando in un affondamento del pesce ma ci
rendiamo subito conto che, alimentato dalla costante pasturazione
non accenna minimamente a scendere di profondità.
Dobbiamo rallentare la pasturazione per volere che scenda sulle
esche!!!
Ma con quale coraggio smettiamo il continuo, anche se lento, getto
di sarde, che potrebbe fare irrimediabilmente allontanare il nostro
ospite?
E poi, diciamolo chiaramente: continuare a vedere le classiche
"bollate" del tonno a galla è veramente
uno spettacolo, forse già questo vale un'intera giornata
di pesca.!!
Dopo una decina di minuti iniziamo però ad innervosirci
e puntiamo più decisamente all'alamata. Una alla volta
recuperiamo le canne che private del piombo, le lasciamo andare
ad una profondità di 4- 5 metri.
Una di esse è vicinissima alla braca, laddove continuavamo
a vedere passare il tonno mentre l'altra è distanziata
ad una quindicina di metri.
Il tonno si getta più volte diretto verso i nostri ami
(sapientemente celati dalle sarde) ma con qualunque tipo di innesco,
vengono prontamente rifiutate facendo un improvviso scatto laterale
a pochi centimetri di distanza. Grandi emozioni che ti interrompono
il respiro fino al momento in cui non realizzi che anche questa
volta, la tua sarda è sempre in acqua in bella vista, pronta
per un nuovo tentativo.
Trascorre così altro tempo. Quanto non so dirlo precisamente,
tanta è l'attenzione agli eventi che perdiamo il senso
del tempo. Il furbo tonno, oramai quasi sazio è sempre
a poppa, appare per il tempo necessario a scippare le sarde a
pochi metri di distanza da noi per poi scomparire fino alla successiva.
Inizio a gettare le sarde, non più dietro, ma lateralmente
alla barca, ora a destra, ora a sinistra; prima vicino,
poi sempre più lontano , riuscendo a farlo muovere più
velocemente ( da qualche parte ho letto che la maggior velocità
riduce il tempo di valutazione dell'inganno e fa perdere parte
della diffidenza).
(
Continua ) »»
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