Descrizione del relitto
Il "Paguro" era di una piattaforma self elevating
di 5000 tonnellate che era operativa in acque profonde fino
a 60 metri e per giacimenti fino a 4000 metri sotto il fondo
marino.
La piattaforma sprofondò la mattina del 29 settembre
1965 a causa di un incendio scoppiato a seguito di una fuga
di metano durante le operazioni di trivellazione.
Successivamente, il relitto fu utilizzato per affondarvi
sopra altre strutture derivanti dall'attività off-shore
e che oggi lo sovrastano in diversi punti.
Oggi il relitto è in un buono stato di conservazione,
grazie anche all'opera di manutenzione di alcuni subacquei.
Con il passar degli anni, sono stati abbattuti i carichi
percolanti più instabili e rimosse le reti che venivano
calate periodicamente dai pescatori, malgrado i divieti
di pesca vigenti.
Il relitto venne presto colonizzato dalla macrofauna bentonica,
e ciò lo portò al centro di numerosi interessi
sia di tipo turistico che scientifico; a partire dal 1993
vennero eseguite diverse indagini bionomiche, dal momento
che la struttura costituisce un "artificial reef',
adagiato su un fondale fangoso di 25 metri, con la parte
più alta che si spinge fino a 9 metri dalla superficie.
In Italia, la tutela delle aree marine è regolata
dalla Legge 979/82 "Disposizioni per la Difesa del
Mare", dalla Legge 349/86 "Istituzione del Ministero
dell'Ambiente e norme in materia di danno ambientale"
ed infine dalla Legge 394/91 "Legge quadro delle aree
protette".
L'art. 25 della Legge 979/82 definisce le riserve naturali
marine come "ambienti ...dati dalle acque, dai fondali
e dai tratti di costa prospicienti, che presentano un rilevante
interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche,
fisiche e biochimiche, con particolare riguardo alla flora
e alla fauna marine e costiere, e per l'importanza scientifica,
ecologica, educativa ed economica che rivestono".
Il relitto del "Paguro", non costituendo un
ambiente naturale, difficilmente potrà rientrare
in questa definizione ma, sulla base della Legge 963/65
e successive modifiche, è stato possibile, con il
D.M. del 21/7/1995, riconoscere l'area in oggetto come "zona
di tutela biologica".
A seguito del Decreto 5/11/1996, la Capitaneria di Porto
di Ravenna ha autorizzato l'Associazione Paguro (che si
propone come futuro organo di gestione) a realizzare visite
guidate e immersioni subacquee in quella zona.
(
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