La prima
.. non si scorda mai
Il tempo non è molto sincero. Una infida nuvoletta
fa capolino sulla vetta del Monte Stella - nel cuore del
Cilento - già dalle prime ore del mattino, preannunciando,
inequivocabilmente, che il buon vento non tarderà
ad alzarsi. Pigramente, sorretto dalla curiosità
di testare finalmente il nuovo gioiello regalatomi dalla
cara mogliettina (l'agognato ausiliaro di 8 cavalli), decido
comunque di uscire in mare. Sfidando l'ennesimo cappotto
ed i rituali relativi sfottò da parte dei parenti,
punto ancora una volta a qualche preda decente.
Canna 20 libre, mulinello Penn Senator, madre e terminale
0,60, ami - regalati dal fidato fornitore ed amico Antonio
Sea - di marca e misura ignote (cmq relativamente piccoli),
piombo guardiano antincaglio 1 kg., seppia morta ma freschissima.
Raggiunto il mark prestabilito, innesco con cura il cefalopode
(come Sumo già sa), riduco l'andatura a 2
nodi, verifico il nuoto dell'esca ed inizio l'avventura.
Il volteggiare dei gabbiani a pelo d'acqua mi traccia la
rotta da seguire. La mangianza in superficie è abbondante
e frenetica (sicuramente buon segno) ma il mulinello non
ne vuol sapere di cantare. Decido quindi di spostarmi su
batimetriche meno impegnative, prestando attenzione ai repentini
sbalzi di profondità senza rinunciare, tuttavia,
a trainare in prossimità fondo.
Il primo passaggio è vano, penso tra me all'ennesima
uscita a vuoto. Il mare, è vero, non è un
supermarket (come incessantemente replico ai miei nipotini
alla domanda "zio francé, niente???), ma ogni
tanto un pesce non farebbe male. Ma questa volta è
diverso.
Mentre parlo al cellulare con l'amico Nello, vedo la canna
nervosamente flettersi in modo inverosimile. Mi rendo immediatamente
conto che non può trattarsi del solito "incaglio".
Non sarò esperto di pescioni enormi, ma per tutto
quanto il resto l'esperienza non manca.
Ferro quindi la canna - dopo avere indossato la cintura
in un baleno - ed inizia il sogno dal quale ho paura di
destarmi da un momento all'altro. Le continue fughe, repentine
e potenti, mi suggeriscono che non può trattarsi
di un dentice. Non oso neanche immaginare, comunque, che
possa trattarsi della regina della traina e cerco di concentrarmi
sul da farsi.
Mi tornano in mente tutti i consigli degli amici del forum.
Trascorre un'ora, tra sentimenti e stati d'animo opposti,
pazza felicità, paura, stanchezza, ma cerco comunque
di mantenermi lucido e di godermi in pieno ciò che
mi sta capitando. Altri quindici minuti ed intravedo il
piombo guardiano. Ormai manca poco ma non voglio esasperare
l'attrezzatura il cui effettivo carico di rottura mi è
ignoto.
Cerco di stancare ancora un po' la preda che nel frattempo
si è trascinata sotto lo scafo. Mi sporgo leggermente
dalla barca ed intravedo una bianca sagoma. E' enorme. Un
ultimo sforzo ed è in superficie. Il raffio adeguato
per fortuna non manca a bordo ed in un attimo, con insolita
precisione e fermezza, penetro il pesce che, ormai esausto,
mi presta il fianco.
A bordo mi ritrovo al fianco di una splendida ricciola
di 20 chili circa. Incredibile.
Fonty
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