Aguglia ore 13
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Dopo un lungo anno sabato 11 Novembre ho avuto il grande
piacere di incontrare Pino, mio cognato, che vive da diversi
anni in America e grande appassionato di pesca il quale
finalmente libero da impegni vari è tornato in Italia
per qualche giorno ad incontrare parenti ed amici ed allora
.
quale migliore occasione per una battuta di pesca a traina
d altura con lui, assiduo frequentatore delle splendide
acque della Florida e della Baha California ?
Una telefonata ed è già tutto pronto per una
stupenda giornata di sole e di mare forza olio.
Iniziamo a trainare a largo di Civitavecchia (Rm) la mattina
di buon ora con tre canne da 20 lb montate con minnows e
kona head di varie dimensioni, obiettivo la cattura di tonnetti
o lampughe, pesci frequenti in queste acque nel periodo
autunnale. Le prime due ore passano battendo varie batimetriche,
senza risultato ma verso le dieci noto un movimento di piccoli
pesci che saltano e gabbiani che volteggiano, indizi precisi
sulla presenza di predatori ed infatti riusciamo a catturare
due tombarelli di circa due chili ciascuno.
Già soddisfatti e vista la mancanza di altri segnali
del mare ed in considerazione delle eccellenti condizioni
meteo decido di mettere la prua verso il largo, in direzione
della batimetrica dei 500 metri.
Si è fatta lora di pranzo quando Pino dopo
aver riempito lo stomaco con un signor panino farcito di
stracchino e spek preparato dalla mia adorata mogliettina
sentenzia: alluna parte la canna destra!
Come spesso accade non si fa caso a queste affermazioni
ma, per scaramanzia, decido di sedermi a poppa vicino alle
canne mentre lui porta la barca.
Premonizione o fortuna alle tredici esatte parte la canna
destra, la vedo in diretta flettersi sotto un colpo che
sembra una frustata decisa e sento il mulinello che canta
e cede filo velocemente.
Sotto leffetto delladrenalina che già
mi pervade inizio il combattimento prendendo la canna in
mano ed iniziando il recupero ma già solo dopo pochi
secondi il filo mi va in bando ed in lontananza vedo qualcosa
che salta con un balzo poderoso fuori dallacqua e
si dirige verso il cielo agitando la testa.
La distanza è tale che non percepisco altro che una
forma affusolata e penso ad una lampuga di buone dimensioni
vista la resistenza nel recupero e le ripartenze che non
tardano ad arrivare.
Con lincitamento di Pino e mantenendo la calma e la
sicurezza che anni di pesca mi hanno donato combatto il
pesce che lottando con tutta la sua energia lentamente si
avvicina alla barca, ci affianca tenendosi a distanza e
velocemente si immerge sotto di essa prendendo parecchio
filo.
Non sono ancora riuscito a vedere distintamente il mio avversario
ma solo la sua sagoma nel blu, immagino sia un pesce spada,
avendolo già catturato in questo periodo, ma qualcosa
nel suo comportamento non mi convince del tutto.
Pino è molto contento, teso ed eccitato durante queste
ultime fasi del combattimento ed ormai le sue non sono più
parole ma urli e grida di incitamento.
Il pesce ha deciso di nascondersi , combatte gagliardo sotto
lo scafo riprendendosi con partenze improvvise e potenti
il filo recuperato con fatica e mettendomi in una posizione
difficile vista la presenza inquietante delle eliche ma
alla fine, uscendo velocemente dallombra dello scafo,
ci mostra la sua vera identità: aguglia imperiale!
Grido a Pino che era rimasto ai motori e che in un attimo
mi raggiunge in pozzetto, il marlin del mediterraneo grido
ancora non riuscendo più a rimanere calmo per la
straordinaria emozione che la cattura di un pesce così
bello e raro ti può regalare.
Inutile dire che gli ultimi attimi della cattura sono stati
i più emozionanti in assoluto; la tensione accumulata
è svanita ed ha lasciato il posto alla gioia solo
quando il pesce, ormai stremato, è finito in barca
e ci ha mostrato la sua magnifica livrea.
La giornata si concludeva con il nostro rientro in porto
salutato da un branco di delfini che facevano acrobazie
sulle onde di scia.
Di nuovo grazie, mare.
Mariano
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