Domenica 25 dicembre Natale
Mare mosso, ma la voglia di uscire a traina era tanta ed
il meteo assicurava per il giorno dopo moto ondoso in attenuazione,
almeno fino al pomeriggio prima dell'arrivo di una nuova
perturbazione. Il mare mosso ci impediva l'uscita a calamari
per cui l'idea fu di ripiegare su un improbabile spinning
alle seppie di cui i soliti ben informati ci avevano assicurato
la presenza in porto.
Dopo neppure due ore di lanci, sfidando freddo e divieti
di pesca, infreddoliti avevamo rinunciato optando a malincuore
per un eventuale bolentino a fragolini. Vado all'ormeggio
verso le 8,00, il cielo è molto coperto e non presagisce
nulla di buono, il mare è tutt'altro che calmo, ma
in compenso non c'è vento.
Esito a chiamare Sandro che sicuramente dorme ancora
e in attesa di vedere l'evolversi delle condizioni meteomarine
approfitto per manutenzionare il raffio da troppo tempo
inutilizzato ed incrostato di ruggine. Verso le 9.00 si
apre uno spiraglio nel cielo ed il mare sembra volersi calmare,
rispettando le previsionio.
Chiamo Sandro che dall'oltretomba mi fa le solite domande:
Com'è il mare?
Che facciamo?
Pensi che si può uscire?
"Usciamo a traina con gli artificiali a cercare le
spigole verso la foce del Mignone" gli rispondo deciso.
Verso le 10,00 riusciamo ad uscire e avviato l'ausiliario
cominciamo subito a trainare. Una 20 libbre ed una 4/20
italcanna e vari rapala cambiati con ritmo ogni 20/30 minuti.
Di pesce neppure l'ombra, ma la giornata volge al meglio
con cielo quasi scoperto e mare in netta attenuazione. Suggerisco
a Sandro di provare il rapala 7 magnum color maccarello.
Io esito a calare la lenza perchè ho montato un testarossa
da 14 che sul fondale davanti al Mignone già a tre
metri struscia sul fondo sabbioso.
All'improvviso parte la 4/20 sbobinando una cinquantina
di metri di multifibra. Sandro imbraccia la canna e ad un
centinaio di metri vediamo per un istante aggallare una
sagoma bianca (ventre di un pesce o volgare busta di
plastica?).
Il tempo di accompagnare un po' maldestramente la barca
in direzione del filo, che va inopinatamente in bando, ecco
che il pesce, o la busta, si slama. Sembrava la scodata
di un pesce, ma non tirava per cui optiamo concordi per
l'ipotesi della busta. Nel dubbio però facciamo altri
tre passaggi per verificare se la busta .... era in compagnia.
E' quasi mezzogiorno e decidiamo di tornare suggerendo a
Sandro di allargarsi dal sottocosta per raggiungere alcune
secche a poche centinaia di metri dalla spiaggia dalle villette
di Sant'Agostino sulle quali quest'estate avevamo fatto
qualche bella cattura.
Mi appresto quindi a calare la mia lenza, ma dopo pochi
metri la canna di Sandro si piega all'inverosimile e il
Penn sfriziona impazzito. Un'occhiata all'ecoscandaglio:
6 metri, non è incaglio, pronta ferrata di
Sandro.
Rallento e recupero velocemente i pochi metri di lenza
appena filati e mi appresto a manovrare mentre il mulinello
continua a cedere filo. La manovra di accosto stavolta è
azzeccata e Sandro recupera velocemente qualche decina di
metri di filo, ma ecco che il pesce riparte e bisogna anche
uscire fuori dalla zona delle secche. La manovra non è
delle più facili perchè il pesce tira come
un dannato, Sandro non osa stringere la frizione e tiene
il dito sul mulinello temendo per la tenuta del terminale
in fluorcarbon da 0,40 che non ci dà troppo affidamento.
Senza concedergli filo più di tanto riesco comunque
a guadagnare un fondale di quindici metri. Adesso siamo
più tranquilli e Sandro comincia a pompare senza
comunque mai forzare, ma tanto filo recupera e altrettanto
se ne sbobina un attimo dopo. In un breve momento di tregua
riesco a fargli indossare la cintura lasciata sul prendisole
a prua. Migliorato l'appoggio della canna Sandro è
comunque già semidistrutto, ma pian piano i metri
recuperati sembra che comincino a superare quelli sbobinati:
siamo alla girella.
Solo 20 metri di terminale ci separano dal pesce che se
ne sta sul fondo a cercare di riprenderere fiato, ma come
vede la sagoma della barca si fa sentire con ripartenze
frenetiche. La girella fa almeno 20 volte andirivieni tra
i passanti della canna con altrettante scariche di adrenalina
di tutto l'equipaggio.
Sandro però non gli concede tregua e alla fine intravediamo
nell'acqua un po' lattiginosa a causa delle piogge la sagoma
di un pesce enorme. "E' una ricciola" fa Sandro,
"no è una leccia" sentenzio io.
C'è ancora da tribolare per qualche interminabile
minuto, ma poco dopo la leccia stremata arriva a galla e
dopo l'ultimo blando tentativo di fuga con il raffio appena
risistemato la uncino al primo colpo.
Un istante dopo è in barca, adagiata sul paiolo....come
Sandro. Alla bilancia l'ago segnerà 24 kg.
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