I tonnarotti
Il lavoro dei tonnarotti inizia ben prima del giorno della prima
mattanza.
Solitamente si inizia a metà febbraio.
Si portano fuori le attrezzature dai vari locali dello stabilimento
della tonnara in località La Punta a Carloforte
dove vengono custodite ordinatamente nei mesi invernali.
Quindi vengono preparate per essere caricate nei vascelli per
poi essere calate in mare.
Vengono calate in mare le seguenti attrezzature:
La catena del peso di circa 25 kg al metro (anticamente si usavano
delle pietre squadrate) che serve per ancorare tutto il sistema
di reti al fondo.
La rete che pur non essendo più in canapa, come una volta,
ma in nylon (quindi più leggera) viste le dimensioni ha
sempre un peso notevole.
Le ancore che si utilizzano per tenere in tensione la parte alta
delle camere costituita da un cavo dacciaio viene anche
chiamato scheletro, che comprende anche la coda.
Il cavo dacciaio adeguato a sopportare le violente sollecitazioni
durante le mareggiate che, come già detto, fa da cornice
alla parte alta delle camere e della coda, a cui viene legata
la rete che quindi è tenuta in tensione dal cavo creando
delle vere e proprie pareti.
I galleggianti in gomma a forma sferica di diametro di circa un
metro ai quali è legato il cavo dacciaio per rimanere
in superficie. Galleggianti che servono anche a segnalare, durante
il giorno, le reti alle imbarcazioni. Anche se durante il periodo
di pesca esiste un divieto di navigazione entro una certa distanza
dalle reti
Il lavoro dei tonnarotti è ancora oggi un lavoro principalmente
manuale quindi molto faticoso. Viene svolto in parte a terra e
in parte a mare e spesso si lavora con condizioni meteomarine
molto dure.
Il lavoro di calata a mare del sistema di reti è
il lavoro più delicato.
Si cala prima lo scheletro del sistema cioè
si cala il cavo dacciaio che è tenuto in superficie
dai galleggianti e ancorato con le ancore collegate ad ogni crociato
(intersezione fra due o più pareti).
Poi in un secondo momento si cala la rete con la catena, iniziando
dalla camera della morte e proseguendo verso la coda.
Questa è la fase più delicata, vengono eseguiti
i calcoli a tavolino di quanta catena occorre per ogni lato delle
diverse camere (ogni camera ha dimensioni diverse)
e relativa rete.
La catena viene legata alla rete a terra, prima di essere caricata
sui vascelli. Per creare una camera si parte con due
vascelli che si muovono in parallelo uno per parete e si va avanti
insieme sino ad incontrarsi nel terzo lato ed in quel punto su
una terza barca vengono cuciti i due lembi di rete.
Detto cosi può sembrare tutto molto semplice ma in effetti
non lo è.
Sui due vascelli devono essere imbarcati gli stessi metri di
catena e di rete è facile capire che se i calcoli della
lunghezza della rete o della catena fossero sbagliati anche di
poco non si riuscirebbe a chiudere la camera.
Se poi si pensa che questo lavoro viene fatto in mare e quindi
spesso con condizioni meteomarine non ideali perché, per
esempio, può capitare che si abbia un peggioramento delle
condizioni meteo durante il lavoro è facilmente comprensibile
che questo tipo di pesca richieda non solo un grande sforzo fisico
da parte dei tonnarotti ma anche uno studio a tavolino delle diverse
fasi della lavorazione.
Per esempio si deve tener conto che le pareti delle camere devono
avere una certa elasticità per ammortizzare meglio la potenza
delle correnti durante le mareggiate, la coda non è rettilinea
perpendicolare alla costa ma gli si dà un certa curvatura
per assecondare la direzione di nuoto dei tonni .
Dopo circa due mesi di pesca viene eseguito il salpaggio
di tutto il sistema.
Questo è in assoluto il momento più faticoso per
i tonnarotti .
Si devono caricare tutte le attrezzature nuovamente sui vascelli
come fatto in precedenza solo che addesso le attrezzature sono
in acqua quindi il lavoro è comprensibilmente più
faticoso.
(Continua)
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