Venerdì 23 gennaio ore 23,30 ci troviamo in banchina a
trasportare in barca tutti i generi di confort di cui avevamo
bisogno per combattere il freddo, tute termiche e stufa sono le
prime della lista.
L'equipaggio è composto da me, Sandro e Danilo un esperto
ed appassionato sub. Fa veramente freddo a causa dell'aria polare
proveniente da nord che si incunea sull'Italia tra una depressione
che oramai sta spostandosi sulla Grecia ed un anticiclone situato
tra Spagna e Francia.
Partiamo e doppiato il faro di capo Miseno i 15/16 nodi di NNE
ci spingono allegramente sul luogo prescelto per la pesca dei
calamari. Il trasferimento passa velocemente tra assaggi di cioccolata
fondente, sorsi di chivas e qualche chiacchera.
Eccoci in pesca lambendo le scogliere del porto d'Ischia
che la scorsa uscita ci avevano regalato tanti calamari. Le luci
di terra ed il faro del porto ci abbagliano e ci potrebbero confondere
tra il buio pesto che ci circonda. Bisogna fare molta attenzione.
Prima ora di pesca: niente.
Seconda ora: niente di niente, solo nasi che colano dal
freddo e visite alla stufa sotto coperta.
Incredibile
. sarà per questo che la pesca ci
prende tanto ????
Non c'è mai certezza !!!!!!!
Cambiamo posto
. ma anche qui niente.
Sono le quattro del mattino non sarà mica un fenomenale
cappotto?
Con tutto il freddo che stiamo sopportando sarebbe una vera ingiustizia
!
Cambiamo di nuovo posto ma decidiamo di cambiare anche tecnica
di pesca.
Non più a traina ma luce in acqua e terminali da fondo
usati in una tecnica che a Napoli è denominata "a
cazzotto" e che imprime un movimento agli artificiali
con ampi spostamenti repentini delle mani su e giù.
Ecco le prime pompate sugli artificiali
. ci sono, non ci
siamo arresi ed ecco che Nettuno ci premia. Vengono su i primi
calamari e poi i successivi, e poi ancora.
Siamo passati dall'inferno al paradiso in un attimo
.
che potere fenomenale ha la pesca! Incredibile, mi stupisce ancora
e sempre lo farà.
Oramai è l'alba, solo il tempo di gustare un caffè
caldo e profumato e rincuorati decidiamo di metterci subito in
pesca montando un terminale a tre ami. I calamari sono tutti abbastanza
grossi (sono dei veri babà !!!) ottimo boccone per le ricciole
ma per i dentici un poco troppo grandi.
Per questo montiamo due ami più un ancorotto nei tentacoli.
Ci mettiamo in traina ma causa vento e mare siamo troppo veloci
quando lo abbiamo a favore e solo quando mettiamo prua al mare
siamo in corretto assetto di pesca.
L'esca finalmente scende bene, siamo sui 52/53 mt, ed ecco subito
l'attacco al nostro bel babà.
Fermiamo il motore, cediamo filo
dai ingoia
e poi ferriamo.
Eccolo, con le sue testate ci avverte che è rimasto allamato.
Il recupero del dentice deve essere deciso e continuo. Solo così
staccandolo repentinamente dalle sue acque gli eviteremo di rintanarsi
negli scogli, e continuo perché così facendo la
sua vescica natatoria rotta gli impedirà di riacquistare
profondità.
Aggalla velocemente a bocca aperta
. che labbroni..
e che colori, dal rosa brillante al viola e poi all'azzurro.
Dopo una veloce e sicura raffiata lo abbiamo in pozzetto, stanchi
ma contenti decidiamo di metterci a ridosso per goderci un attimo
di riposo e fare con calma le foto di rito.
Siamo sicuri, anzi convintissimi che alla prima giornata di pesca
con condizioni meteo marine più accettabili e potendo trainare
nella maniera corretta per più tempo, i pesci che vorranno
assaggiare i nostri "babà" saranno più
di uno, ma mai esagerare con inutili stragi.
Lasciamo ai pesci anche il tempo necessario a riprodursi e il
piacere di poterli pescare ed assaggiare anche alle generazioni
future.
Salvatore Mele
Sport
Fishing in Napoli
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