Gaeta, 8 Agosto 2004
Foto
ingrandita ( 59 Kbyte )
Il secondo giorno usciamo solo io e Francesco ma usciamo da Gaeta
con il "Lambrusco" che non è il Vino da usare
per pasturare ma è la mia barca.
Allora andiamo nello stesso posto e, come sempre (ma come sono
monotoni questi pescatori), facciamo le stesse cose del giorno
prima, gli stessi riti, niente strisciata iniziale visto che il
giorno prima era andata bene, le canne posizionate nella stessa
maniera ma una variante molto molto rilevante, viene introdotta:
"non mi sporco le mani" metto il pasturatore automatico,
Francesco da tradizionalista però non rinuncia ai pezzetti
di sarda e ogni tanto ad una sarda intera. La giornata scorre
tranquilla metto pure il tendalino e ogni tanto ci sorseggiamo
una coca cola fresca e sentiamo la musica.
Ormai era passato l'orario in cui il giorno prima il tonno aveva
mangiato alle nostre esche si erano fatte le 13.00 circa la giornata
non sembrava positiva come la precedente, decido di chiudere e
tornare, in fondo il giorno prima siamo stati più che fortunati.
Inizio a pulire il pasturatore a sistemare le buste e le cassette
vuote delle sarde, con la pompa comincio a pulire la barca e mi
diverto a bagnare il mare ogni tanto, intanto Francesco da ottimo
e prudente pescatore aveva conservato una decina di sarde per
continuare a pasturare mentre io sistemavo e dichiaravo chiusi
i giochi.
Come nei migliori racconti di pesca Francesco butta l'ultimo
pezzo di sarda e mi comunica che sono finite tutte, io con tono
scherzoso dico "era ora non ne potevo più di questo
strazio" e in quel momento ero inchinato vicino alla murata
della barca, stavo sistemando la cima del raffio volante,
proprio sotto i portacanne, non finisco la frase che sento lo
Shimano 50 a 10 cm dal mio orecchio partire non so se vi è
mai capitato averlo così vicino e non aspettarselo, ci
si spaventa, ho fatto un salto ed urlo non posso crederci è
lui!
Lascio la canna dentro e recupero le altre, Francesco accende
i motori mi passa il giubbotto e la cintura e cominciamo il combattimento.
Il tonno contrariamente al solito fa una fuga non in profondità
ma a galla e ci svuota il mulinello che era imbobinato però
con l'80 libbre; decidiamo di seguirlo così da recuperare
il tanto filo che é fuori.
Poi mi tranquillizzo un po' nel vedere il tonno che rimane per
circa 20 minuti a galla; siamo stranamente in una zona di acqua
torbidissima.
Ad un certo punto mi rendo conto che ho la doppiatura sul cimino
e non vedo ancora bene il tonno; vedo una macchia poco chiara
e rimango un po' stupito per il fatto che ero già riuscito
a portare la doppiatura dentro, e faccio male (dovevo non pensarlo)
il tonno riparte e fa la sua fuga più tipica, si mette
sotto alla picca.
Mi sta bene così anche se però dopo circa 45 minuti
comincio ad accusare molta stanchezza tanto da dire a Francesco
o ti prepari o mi dai le forbici mi sta stancando più del
solito e rischio di andargli dietro.
Sentire parlare di forbici, è stato per Francesco una
pugnalata, in un secondo mi stava togliendo tutto e si preparava
lui.
Anche Francesco con non poche difficoltà non riusciva
a schiodarlo dal fondo, abbiamo capito il giorno dopo come mai
avevamo tutte quelle difficoltà, lo shimano allo strike
aveva una taratura di circa 15 libbre figuratevi il tonno come
si stava stancando (sigh).
Alla fine dopo un ulteriore passaggio di consegne e utilizzando
la tecnica del filo messo a mano in bobina (non avevamo il coraggio
di chiudere un po' di più la frizione, io urlavo no! poi
si rompe la lenza) siamo riusciti ad avere ragione e portare il
tonno a bordo.
Potete immaginare la gioia per quanto il mare in due giorni ci
aveva donato.
Ciao a tutti.
Roberto
«« (
Precedente )
|