Premessa
E' un bel dire, "in sicurezza", soprattutto per
chi è alle prime uscite di pesca in drifting ai giganti.
Le dimensioni dei pesci, combattimenti estenuanti, le condizioni
esterne ambientali, lo stato fisico di chi va in canna,
la raffiata o l'imbarco del pesce, senza escludere il momento
in cui il pesce mangia, sono tutte situazioni in cui è
bene trovarsi preparati per evitare spiacevoli inconvenienti.
Con questo non ci interessa spaventare nessuno ma si vuole
solo fare chiarezza su quest'aspetto troppe volte trascurato
o sottovalutato.
Di questo tema ne parleremo nel presente articolo attraverso
anche la descrizione di fatti realmente accaduti senza riportarne
però, per ovvi motivi, il nome della barca o dell'equipaggio
Il trasferimento
Il trasferimento da e per la zona di pesca che in adriatico
é rappresentato da molte miglia é una cosa
che accomuna le uscite di pesca al tonno ad altrettante
uscite e che 2 occhi spesso non bastano. Attenzione particolare
va prestata in primavera e in autunno quando le pioggie
abbondanti riversano in mare attraverso i fiumi emormi quantità
di tronchi e cose di ogni genere; bombole del gas, tronchi,
bullets, container e travi sotto il pelo dell'acqua insidiano
la nostra navigazione e sicurezza. Cime di rimorchiatori
che con mare formato arrivano sotto le nostre eliche bloccandole
e causando il peggio. Pecore galleggianti che con la pelle
dura ci bloccano anch'esse le eliche fino a richiedere di
essere trainati in porto. In poche parole lo ribadiamo,
2 occhi non bastano.
La lunga attesa
Lunghe sono le ore di pasturazione in attesa che qualche
tonno venga a farci visita alle nostre esche. Eppure c'è
ancora chi fa il bagno a poppa della barca
. se si
tratta di un tuffo veloce con risalita altrettanto rapida
è un conto, ma soffermarsi in acqua per un po', non
era e non è più consigliabile. Sempre meglio
rovesciarsi una secchiata d'acqua addosso dentro al pozzetto
o sulla plancetta di poppa; girano certe "codine"
con denti aguzzi di cui è bene non fidarsi tanto.
Il momento della partenza del pesce
Non sempre, anzi molto spesso, non abbiamo la certezza di
aver il pesce sotto la barca o in scia della pasturazione,
l'ECO è muto, in superficie nessun segno, neanche
da parte dei gabbiani eppure la canna comincia a flettersi
e il cicalino del mulinello a produrre un rumore assordante.
Siccome in queste condizioni di assoluto silenzio, interrotto
solo da comunicazioni radio, siamo spesso spinti a richiamare
la lenza verso la barca per poi rilasciarla nuovamente così
da imprimere movimento alle nostre esche, ma cosa analoga
succede quando si filano le lenze in acqua
. attenzione
affinché le mani o dita non abbiano a trovarsi interne
a qualche spira o giro di lenza che da un momento all'altro
potrebbe chiudersi silenziosamente e tirarvi in acqua.
L'operazione di recupero e rilascio della lenza va eseguito
con la massima attenzione, meglio ancora se lo si esegue
avvolgendo il filo nel mulinello per poi da questo rilasciarlo.
Al limite si può recuperare la lenza con l'esca rilasciando
in acqua quella in bando e successivamente rilasciare allontanarsi
il palloncino o la bottiglia all'interno della scia di pasturazione.
Eppure c'è ancora chi esegue questa operazione tenendo
in mano la lenza avvolta su se stessa e, anche se pronto
a gettare tutto in acqua, lasciamo a voi l'immaginazione
dell'imprevisto successivo al momento in cui il pesce, che
ha già preso movimento, imprime una trazione secca
sulla nostra attrezzatura.
Quando il tonno o i tonni sono sotto la barca a pochi metri
e in scia dei pezzetti di sarda non è necessario
tenere tante canne in pesca. Basta una sola canna con cui
provare a fare il lancio dell'esca e far cadere il tonno
nell'inganno; in questi casi è necessario tenere
sempre la frizione molto lenta e solo alcuni istanti dopo
la mangiata andrà leggermente chiusa.
Quando il pesce parte, sono attimi di elevata eccitazione,
è importante avere il pozzetto sgombro da intralci,
ami liberi, attrezzatura varia sparsa, forbici per il taglio
della sarda
. ecc. Ordine quindi in pozzetto, ogni
cosa al suo posto e un eccesso di prudenza non farà
mai male.
Abbiamo detto che spesso il pesce parte a nostra insaputa,
senza preavviso e molte volte quando diamo movimento alle
nostre esche; ebbene quante volte abbiamo spostato le canne
per una disposizione migliore lungo la scia o per mutate
condizioni di scarroccio e non abbiamo allentato la frizione
prima di toglierle dal portacanne? Se sono parecchie, ringraziate
che il tonno non ha mai mangiato in quel momento; oltre
ad imprevisti dolorosi, addio attrezzatura costosa. L'attrezzatura
costosa può finire in acqua anche in altri casi,
soprattutto se oltre ad averla inserita su un portacanne
esterno, fragile e con frizione tirata, non abbiamo pensato
ad assicurare il tutto con una cimetta+moschettone ad un
punto forte della barca.
La frizione é stata tarata molto dura? Non
si riesce a estrarre la canna dal portacanne per posizionarlo
nel bicchierino della sedia da combattimento? E' successo
spesso anche questo e succederà ancora. Non é
un particolare problema ma bisogna fare attenzione affinché
si riesca nell'intento senza farsi male o rovinare il tutto.
Prima cosa lasciar fare a chi ha più forza di noi,
se proprio non si riesce ugualmente si dovrà allentare
leggermente la frizione, ma con molta attenzione; é
facile trasformare il filo imbobinato in una tremenda parrucca
con il successivo blocco dello scorrimento in uscita della
lenza e rottura finale.
Continua
»»
|