Relazione sul Convegno:
"RAREFAZIONE DEL TONNO ROSSO"
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Il rappresentante del WWF esordisce con una affermazione che mi
risolleva un po' dall'abbattimento provocato dal precedente intervento,
di fatto riconosce ai pescatori sportivi il diritto di pescare,
e anche se una simile affermazione può sembrare banale,
fatta da questa organizzazione, non è poca cosa.
Voglio qui ricordare al lettore che per esempio, per quanto riguarda
la caccia, il WWF non ha mai riconosciuto lo "status"
di cacciatore e ha sempre, sbagliando, contestata la caccia in
qualsiasi forma venisse praticata, accumunando caccia e bracconaggio
e distogliendo l'attenzione dell'opinione pubblica dai veri problemi
che erano e sono ancora, distruzione dell'ambiente e inquinamento.
Sperando quindi che vi sia stato un ravvedimento politico e non
si vogliano commettere gli stessi errori fatti nel caso della
caccia, ascolto con molto interesse la relazione, ma ahimè,
il rappresentante del WWF dopo avere con dovizia di particolari
messo il dito sulla piaga della pesca industriale indiscriminata
e del problema dell'ingabbiamento, deraglia decisamente accumunando
come responsabilità la pesca professionale e quella sportiva
arrivando alla conclusione che si potrebbe eventualmente forse
concedere al pescatore sportivo la cattura di un tonno all'anno,
anche perché l'alternativa a meno di uno è zero
dato che non è possibile catturane un mezzo, che a dire
il vero è già un buon risultato visto che molti
pescatori negli ultimi anni non hanno catturato neppure quello.
È molto strano anche il fatto che parlando del problema
dell'ingabbiamento non abbia fatto alcun cenno all'inquinamento
dei siti prodotto da questa tecnica e all'aspetto etico/morale
di chiudere simili nobili animali selvatici in gabbie ristrette
e affollate al fine di trasformare la loro potente muscolatura
in grasso alterandone il metabolismo, forse il pietosismo usato
nei confronti degli altri animali non vale per i pesci perché
sono sott'acqua e sono muti ???
Credo comunque che il WWF, se abbandonerà la facile demagogia
che ha usato nei confronti della caccia, cioè quella di
mettere al centro delle sue battaglie i cacciatori e i pescatori
sportivi, non perché siano i veri responsabili dei problemi,
ma soltanto perché sono figure emblematiche e rappresentative
(l'uomo con il fucile che uccide e il pescatore con la canna che
prende il pesce all'amo sono i simboli della caccia e della pesca)
e vorrà invece concentrare le sue attenzioni sui veri problemi,
ebbene credo che in quel caso potrebbe essere una forza alla quale
potersi unire per combattere le nostre battaglie dato che i nostri
e i loro fini non sono poi tanto dissimili.
Il rappresentante della FIPSAS, che parla in nome e per conto
di Claudio Matteoli presidente di questa Federazione, fa una fila
interminabile di "mea culpa" per gli errori fatti da
questa organizzazione fino ad oggi, riconosce che la pesca d'altura
merita ben altra considerazione di quella finora ricevuta dalla
federazione, promette ad Antonio Di Natale l'assistenza prima
negatagli e a noi pescatori di Big Game maggiore considerazione
per il futuro.
Viene da chiedersi, ma possibile che tutto ciò sia emerso
solo ora con trenta anni a disposizione, tanto è che la
pesca d'altura esiste in Italia ???
In risposta a questa domanda affiora alla mia mente un dubbio
atroce; non sarà che la FIPSAS si è accorta che
un treno è partito e sta cercando di prenderlo con l'intento
di sedersi al posto del macchinista ??? Staremo a vedere !
È poi la volta di Gianfranco Santolini, presidente dell'Associazione
Big Game Italia che introduce e sancisce importanti aspetti sullo
"status" di pescatore sportivo ribadendo che andare
per mare catturando pesci con la canna è un nostro sacrosanto
diritto dato che la Costituzione Italiana sancisce il diritto
allo svago, allo sport e alla pratica di attività ricreative
e la pesca sportiva é tutte queste cose assieme, dobbiamo
quindi smetterla di piagnucolare e di implorare a destra e a manca
perché ci lascino pescare, ma dobbiamo, anche perché
la nostra "lobby trasversale" non lo ha mai fatto, far
sentire alta la nostra voce e pretendere ciò che ci spetta
di diritto.
Nello svolgimento della relazione di Santolini emerge un interessante
aspetto sul quale i nostri governanti dovrebbero riflettere attentamente,
e più precisamente, sembra che da indagini statistiche
attendibili sia emerso che un chilogrammo di pesce, pescato dalla
pesca professionale, produca un indotto di circa otto euro, mentre
lo stesso chilogrammo di pescato nella pesca sportiva produca
un indotto di oltre duemila euro !!!!!
Penso che un simile dato, anche qualora venisse ampiamente ridimensionato,
abbia margini tali da rimanere ampiamente eclatante e se poi aggiungiamo
che per la pesca professionale il costo a carico della comunità
é altissimo mentre per la pesca sportiva la comunità
non paga alcun costo, credo che i nostri governanti dovrebbero
cambiare modo di pensare e di agire, anche peraltro guardando
i risultati ottenuti dai nostri cugini d'oltre oceano che hanno
fatto della pesca sportiva una importante realtà altamente
remunerativa sia per gli addetti che per lo Stato, realtà
che tra l'altro ha anche il pregio di avere un bassissimo impatto
ambientale.
(
Continua ) »»
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