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Il problema osmosi nelle imbarcazioni da diporto.

Osmosi, come curarla

Se siete arrivati a leggere questo capitolo vuol dire che la vostra barca è ormai alla frutta…..


In ogni caso non c'è da disperarsi, ma preparatevi ad affrontare un lavoro con tempi lunghi e costi relativamente elevati.
Vediamo insieme come fare per ottenere un buon risultato, in seguito al quale avremo una barca in piena forma per decenni.

 

A barca in secco, innanzitutto una buona lavata con idropulitrice, a massima potenza.
Quindi bisognerà noleggiare una sabbiatrice ad acqua, e, mascherando con del film di polietilene l'opera morta della barca, andremo a togliere antialga e tutte le parti che si riveleranno " morbide " della chiglia stessa, poiché attaccate da osmosi.
Non abbiate paura a scavare, poiché in ogni caso quello che toglierete sarà soltanto fibra di vetro senza piu' alvcuna sostanza agglomerante, essendo la stessa disciolta chimicamente dall'acido acetico.
Una volta raschiate completamente le parti attaccate, dovremo constatare i danni, che, se avremo fortuna, saranno soltanto superficiali (ovvero interesseranno soltanto il gelcoat) oppure nella peggiore delle ipotesi, avranno danneggiato uno o piu' strati di vetroresina.
Continueremo l'opera lavando abbondantemente e ripetutamente la chiglia con acqua dolce, per poter togliere eventuali tracce di acido acetico.


A questo punto non ci resta che aspettare…. diversi mesi.
Avremo bisogno di un'ambiente possibilmente caldo ed asciutto, al fine di poter asciugare completamente la chiglia.
Esistono alcuni strumenti per poter determinare il grado di umidità, ma, a mia esperienza, è sufficiente incollare il pomeriggio un foglio di polietilene sulla chiglia.
Se il mattino seguente si vedrà della condensa cio' vorrà dire che la superficie non è ancora pronta da trattare.


Diego Gorni



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29 Dicembre - 2001 (Powered by Net Tuna)