Sentiamo sempre piu' spesso parlare di osmosi,gli effetti causati
da questa "terribile" malattia devastante,e le conseguenti
spese che ne derivano per poter sanare la nostra amata barca,
ma la maggior parte di noi non la conosce se non per averne sentito
parlare, e, come spesso succede, si crea un falso allarmismo.
In questi articoli che ne seguiranno vedremo insieme di cosa si
tratta veramente, come prevenirla ed eventualmente come curarla.
1) Osmosi, cosa significa ?
Vediamo innanzitutto di comprendere, a grandi linee, che cos'è.
In fisica, l'osmosi è il processo di assorbimento da parte
di una soluzione salina, o altro, piu' densa di un'altra soluzione
dello stesso tipo meno densa, framezzate da una membrana semipermeabile.
Difatti, se in un contenitore si piazza una membrana semipermeabile
(pelle, per esempio) in posizione verticale e nel centro dello
stesso,in modo da formare una parete, quindi si immette una soluzione
salina a densità elevata, e dall'altra acqua distillata,
si osserverà dopo un po' di tempo che la parte contenente
sale avrà "risucchiato" buona parte dell'acqua
distillata, poiché avrà formato una depressione
sulla membrana, a scapito della soluzione meno densa.
Lo stesso principio si applica ai dessalinizzatori marini ad osmosi
inversa, nei quali viene semplicemente rovesciato il concetto.
2) l'osmosi nelle barche, come si produce?
Innanzitutto dobbiamo conoscere come avviene la costruzione degli
scafi in vetroresina, processo relativamente semplice, ma estremamente
delicato.
Una volta costruito lo stampo, viene cosparso internamente da
uno strato di cera, il quale servirà in seguito per poter
staccare il pezzo dalla matrice.
In seguito, per ovvie ragioni, verrà cosparso di gelcoat,
(resina poliestere pigmentata), il quale sarà poi la parte
esterna, in vista, della chiglia.
Una volta completata la catalisi del gelcoat, inizia la stratificazione
stessa dello scafo.
Normalmente si parte con della fibra di vetro mat a pagliuzze,
quindi si procede con strati alternati di rowing , ovvero
tessuto di varie grammature, rinforzando lo scafo in punti predefiniti
con nastri di rowing mono o bidirezionale.
La finitura interna normalmente viene ripetuta con un'ultima applicazione
di gelcoat.
E tutto ciò a dirlo si direbbe semplice, ma bisogna considerare
alcuni particolari, importantissimi.
La catalisi delle resine poliesteri , per dare un buon risultato,
deve avvenire in condizioni di temperature comprese entro i 15
e 25° celsius, e l'umidità ambientale relativa non
deve superare il 55%.
Inoltre, tutto il procedimento deve avvenire "bagnato su
bagnato", ovvero dall'inizio del processo, ovvero l'applicazione
del gelcoat alle successive stratificazioni deve essere dato alle
resine il tempo necessario per catalizzare, ma non di vetrificare.
Molto probabile quindi, soprattutto per i piccoli cantieri, i
quali non dispongono di locali controllati di avere zone di coesione
tra i diversi strati non perfettamente stagni, ovvero con formazione
di bolle d'aria, o comunque con caratteristiche meccaniche inferiori
a quello che potrebbero essere se applicate nelle dovute condizioni.
Ma veniamo al dunque. L'osmosi si crea in una chiglia solo ed
esclusivamente nell'opera viva dell'imbarcazione, causa primaria
la mancanza di impermeabilità del gelcoat, il quale sia
per qualità che per invecchiamento naturale e/o agenti
esterni corrosivi lo fanno divenire la caratteristica membrana
semipermeabile descritta nel primo capitolo.
Diego Gorni
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