Il pescatore, ad un certo punto, mi disse che dovevamo andare,
altrimenti la bassa marea non ci avrebbe più permesso di
attraversare la barriera corallina.
Arrivati sul punto di pesca, tirai fuori tutta la mia attrezzatura
preparata con cura prima di partire, ma vidi che il pescatore
mi guardava come per dire: "é arrivato un marziano,
ma che ci farà con tutta quella strana roba lì?
".
Permaloso come sono io, gli dissi che avrei pescato con quella
attrezzatura (Rapala, cucchiaini, pesci di silicone, ecc. ecc.
), e che non avevo bisogno della sua attrezzatura.
Egli annuì ed iniziammo a trainare.
Mentre la piroga ricavata da un tronco di palma da cocco procedeva
a 5-6 nodi, spinta da un piccolo fuoribordo, immaginavo le foto
che avrei scattato per farle vedere ai miei amici con orgoglio.
Adesso, pensavo, allamerò un bel Barracuda, oppure un
bel Tonno o perché no, uno Squaletto. Tutto rimase un progetto
perché dopo circa 4 ore di traina sotto un sole che non
vi dico, non avevo preso nulla, mentre intorno a noi il mare era
come se bollisse, tanti erano i Tonni e Barracuda che attaccavano
i maccarelli.
Decisi allora di chiedere al pescatore perché non catturavo
nulla. Egli non aspettava altro ed ora dopo 4 ore di silenzio,
mi diceva che tutta quella roba potevo anche buttarla perché
per pescare i Barracuda, si doveva fare come diceva lui.
Questa volta fui io ad annuire e curioso mi misi a guardare questa
sua attrezzatura "miracolosa". Tirò fuori da
una busta di plastica ultra consumata un pezzo di legno con sopra
arrotolata una cosa strana di colore marrone, lunga circa 5 mt.,
unita a del filo di nylon minimo del 200.
Me la diede in mano, facendomi cenno di calarla in mare. Io sempre
più curioso, chiesi di cosa fosse fatto quel terminale
marrone e mi meravigliai quando mi disse che era fibra di cocco
arrotolata...
Il massimo però è stato quando ho scoperto che
l'amo era un chiodo arrugginito piegato: di colpo tutte le mie
belle teorie, manuali di pesca, tecniche e chi più ne ha
più ne metta, andavano a farsi benedire. Mise un pezzetto
di busta di plastica sull'amo e via, la pesca ricominciava.
Non ebbi il tempo di accendere una siga- retta che le due lenze
"partirono" e dopo pochissimo i primi due Barracuda
erano a paiolo.
Quel giorno, anzi in quelle due ore di pesca, catturammo circa
15 pezzi tra Barracuda, Tonni, Wahoo e tutti tra i 5-6 Kg.
Incassai la lezione e la sera Marcus, così si chiamava
il pescatore, mi invitò nel suo bungalow, mi fece vedere
le sue reti da pesca artigianali, fatte con lo scheletro trasparente
di una pianta essiccato e bagnato nel caucciù, le fiocine
per la pesca notturna e tante altre cose atte alla pesca.
Passai con lui 4 giorni indimenticabili, mi portò in posti
incredibili, pescai di notte sulla barriera corallina con la fiocina,
ma quello che mi colpì fu come egli riponeva attenzione
a non pescare più del necessario; usava delle speciali
scarpe per camminare sulla barriera corallina onde evitare di
rompere le madrepore e tutto questo per mantenere viva la sua
unica fonte di sostentamento, il mare.
C'è da meditare, pensando a come noi, invece spesso,
intendiamo la pesca!!!
Spero di non avervi annoiato, ho solo cercato di farvi rivivere
quello che ho provato, immerso in una realtà tanto lontana
da noi, ma che, se impariamo a rispettare il mare, possiamo farla
anche nostra.
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