Stesso mare, stessa storia !
Anche quest'anno la stagione della pesca sportiva sta volgendo
al termine, le pessime previsioni fatte dal sottoscritto
e anche da altri sono risultate essere ottimistiche in quanto
la realtà le ha superate ampiamente. A tutt'oggi
in tutto l'alto Adriatico è stato catturato un solo
esemplare di tonno gigante, ma non solo, scarseggiano pure,
al limite della totale scomparsa, anche gli alletterati
che invece negli anni scorsi sono stati abbondanti.
Dove cercare le cause di una simile disastrosa situazione?
È presto detto, la risposta è nella pesca
professionale indiscriminata e senza alcun controllo!
Bastava aver seguito la stampa locale della zona di Cesenatico,
dove ha sede una delle marinerie autorizzate alla pesca
del tonno, per capire come sarebbe andata a finire e dove
sta il problema. Basti pensare che detta marineria era autorizzata
per l'anno in corso al prelievo di 420 quintali di
tonno in base alla legge della comunità Europea che
stabilisce l'entità del prelievo praticabile da ciascuna
marineria. Solo sommando il pescato dichiarato da questa
marineria ai giornali nei vari articoli usciti con tanto
di foto e di molteplici testimonianze, e quindi assolutamente
attendibili, si arriva ad un peso che va dai 3200 ai
3500 quintali, quindi non il 30% oppure il doppio ,
che sarebbe già uno sproposito, ma addirittura otto
volte quanto stabilito per legge , e questo sotto gli occhi
di tutti.
Ma la cosa non finisce qui, infatti per raggiungere questo
spettacolare risultato , "i poveri pescatori",
si sono avvalsi di navi non autorizzate a questa pesca,
hanno pescato in periodi proibiti, hanno in pratica fatto
tutto ciò che hanno voluto al di fuori di ogni regola
e di ogni legge. Pare che qualcuno abbia azzardato a comminargli
una sanzione di 32.000,00 Euro, che non si sa se pagheranno,
quando il guadagno di tutti questi illeciti supera i 1.500.000,00
Euro. Nulla è stato da alcuno eccepito anche riguardo
le migliaia di esemplari di tonno sotto le misure stabilite
per legge che sono state catturate e commercializzate da
costoro aggiungendo disastro al disastro e scempio allo
scempio. Il risultato di questo quadro edificante è
quello che tutti i pescatori sportivi dell'alto Adriatico,
migliaia di persone, non hanno visto un pesce e anche quest'anno
come i due precedenti dovranno vivere di ricordi.
Già perché "i poveri pescatori"
non si sono accontentati di catturare tutti i tonni rossi
entrati nel nostro mare per il periodo della frega e della
riproduzione di fatto impedendola totalmente, ma poi hanno
continuato , questa volta furbescamente senza comunicarlo
ai giornali , a depredare anche gli alletterati spingendosi
a catturarli fino alle foci del PO dove questi pesci stazionano
durante l'estate. Bisogna dare atto che costoro sono pescatori
efficienti , infatti non ne hanno lasciato in giro nemmeno
uno.
Quali i risultati di questa situazione a tutt'oggi?
I porti sportivi si stanno svuotando, sono ormai più
le barche col cartello vendesi che quelle senza, i negozi
di attrezzature sportive stanno chiudendo a decine , le
infrastrutture legate alla nautica da diporto stanno riducendo
il personale e sono ormai al lumicino, un intero settore
che con le varie ramificazioni e indotto conta migliaia
di addetti sta ormai , come si suole dire , tirando il fiato
per i denti.
Tutti i club di pesca dell'alto Adriatico hanno dovuto
abolire per mancanza di pesci le classiche gare , che
si tenevano ormai da tantissimi anni, e quei pochissimi
che non hanno voluto rinunciare si sono esposti al ridicolo
indicendo gare a pesci che non ci sono. A questo punto mi
viene da fare una riflessione sulla parola "professionismo"
e mi chiedo: ma questa parola non significa forse lo svolgimento
di un mestiere con capacità , conoscenza e competenza?
E se così è quale professionismo c'è
in chi distrugge le proprie risorse senza nulla fare per
salvaguardarle ed incentivarle per poi chiedere continuamente
allo stato e alla comunità continui aiuti , sovvenzioni
a fondo perduto e non, agevolazioni fiscali e di ogni altro
genere ?
La grande responsabilità di tutto questo non è
comunque dei singoli pescatori che non sono sicuramente
in grado, da soli, di valutare e considerare queste situazioni
e sono spesso loro malgrado costretti ad attenersi a delle
direttive, ma va imputata alle loro organizzazioni che con
l'aiuto e la complicità di biologi marini, in sicura
malafede interessata, hanno condizionato le scelte del governo
inducendolo a perseguire politiche sbagliate che hanno portato
alla attuale disastrosa situazione.
Se vogliamo che in un prossimo futuro abbia ancora un senso
parlare di pesca sportiva oppure anche di pesca in generale
bisogna che tutte le persone di buon senso e le organizzazioni
interessate si adoperino seriamente per cambiare l'attuale
stato di cose e far sì che il nostro governo, di
qualunque colore sia, prenda atto della realtà dei
fatti e imbocchi finalmente la strada che porta ad una corretta
gestione delle risorse del mare.
Per far questo non è neanche necessaria una particolare
inventiva o intuito ma è sufficiente, ad esempio,
guardare ai nostri cugini d'oltre oceano che con politiche
mirate a ridurre i prelievi e ad incentivare le attività
meno distruttive come la pesca sportiva sono riusciti in
breve tempo ad aumentare l'occupazione del settore, ad avere
maggiori introiti per lo stato e soprattutto a salvaguardare
il patrimonio ittico dei loro mari.
Del resto la risorsa della pesca è unica per tutti
e una volta scomparsa non c'è più per nessuno
ed è quindi anche interesse dei pescatori professionisti
che quanto prima auspicato si verifichi il più presto
possibile. Voglio comunque chiudere questo mio intervento
con un messaggio di speranza dato che il grande mare, che
ha dato la vita a questo mondo, ha delle capacità
incredibili, ma oggi ha bisogno di questo piccolo aiuto
che dobbiamo dargli e forse sarà ancora in grado
di stupirci ancora una volta.
Saverio Bersanetti
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