In Pesca
Siamo appena arrivati, e subito la giornata sembra girare
per il meglio. E' merlino che effettua la prima cattura.
I vicini di pesca ci guardano, come dire
. ma sono
appena arrivati
. che
****.
Mi dedico alla pasturazione trascurando un po' l'aspetto
dell'esca e non passa molto tempo, che Merlino effettua
un'altra cattura, poi la terza ed anche la quarta. Ora non
sono solo i vicini che lo guardano intensamente, ma anch'io
e Silver stiamo meditando di buttarlo in acqua o farlo tornare
a nuoto
Basta, smetto di pasturare e controllo l'esca per l'ennesimo
cambio, ma prima di eseguire l'innesco controllo la distanza
fra piombo e galleggiante; mancano all'appello 4 metri dovuti
probabilmente alle catture effettuate la precedente uscita.
Ritaro per bene la distanza e mi rimetto in pesca
pesca
ma
ma.. le palamite sono andate in altre
acque sotto alcuni barconi sopraggiunti da poco e che hanno
una pasturazione più potente.
Passa quindi diverso tempo senza che nessuno di noi imbarchi
un altro pesce. Che noia, e così cominciamo a mangiare
qualcosa continuando ugualmente a controllare e sostituire
le esche e ovviamente a pasturare. Ogni tanto arrivano una
serie di onde esagerate, un occhiata al cielo per tranquilizzarci
e all'orizzonte per il gatto e la volpe, dovessero farci
visita
.
Caliamo una canna a tonni? La caliamo non la caliamo alla
fine decidiamo di concentrarci sulla pasturazione e tralasciare
questa cosa.
Detto e fatto, non passa neanche un'oretta che una bel branco
di aguglie fuoriesce dall'acqua più volte procedendo
nella direzione della barca. Belle, stupendo, come le gazzelle
in fuga dal leone nella savana.
Leone?
No, un tonnazzo sul quintale che dal nulla compare dentro
l'onda di scirocco mostrandosi sul fianco poco sotto il
pelo dell'acqua ed il tutto a circa una decina di metri
dalla poppa della barca.
Dopo il primo grido per verificare che tutti stessimo guardando
nella stessa direzione, rimaniamo increduli per lo spettacolo
di bellezza e grandezza per aver visto il tonno in caccia.
Sugli altri barconi non si accorgono dell'accaduto anche
perché il tonno non era saltato sull'acqua.
Subito sarde in acqua, caliamo una canna per aguglie e
catturiamo un bel luccardo, lo inneschiamo sulla schiena
e via filo per allontanare il palloncino dalla barca. Troppo
tardi, nel frattempo e con quella fame chissà dov'era
finito il tonnazzo. Peccato per l'istante troppo breve,
ma è stato ugualmente molto emozionante. Il lanzardo
rimarrà comunque vivo e in pesca per quasi tutto
il tempo a neanche due metri dalla superficie del mare,
ma senza avere successo.
Comincia ad imbrunire, anche sui barconi le catture non
sono molto frequenti, non sarà la presenza del tonno??
Ad un certo punto stanchi per l'attesa e del fatto che
la corrente è contraria al vento con i galleggianti
che ci vengono fin sotto la barca, decidiamo di recuperare
circa una decina di metri di catena.
Entriamo così in una zona più illuminata
ma soprattutto nella scia di pasturazione di un barcone
che ci risveglia dal letargo. Sullo schermo dell'eco sembra
un cinema, ricominciano le catture e ne effettuiamo altre
cinque, Merlino si dedica alle operazioni di guadinare il
pesce e finalmente anche Silver prova l'emozione della palamita,
la cura affinche non si schianti nulla e finalmente anche
lei in barca.
Foto di rito e soddisfatti, ora che il mare è calato
notevolmente, (è in scaduta perché non tira
una bava di vento) bisogna che rientriamo in porto.
La Ferrata
Merlino giustamente mi ricordava di citare il discorso
della ferrata, cioè come comportarsi nel momento
in cui mangia il pesce ovvero la palamita. Io solitamente
lasciavo molto filo in bando e frizione molto lenta, giusto
per non fare casini con il filo e spesso della palamita
me ne accorgevo dal rumore del filo che fuoriusciva dal
mulinello, ero intento a fare altro e lei mangiava, come
dire tutta questione di "fortuna". Penso che eseguito
l'innesco in maniera corretta, senza rovinare la sarda,
nascondendo bene l'amo ecc... il resto lo fa tutto la palamita.
Quindi se il galleggiante va leggermente giù, lasciatelo
andare e solo dopo qualche istante penserete a recuperare
il filo in bando, abbassare la canna, stringere leggermente
la frizione e ferrare.
E che cavolo, lasciamogli almeno godere ed assaporare per
qualche istante l'ultimo pasto .
In questa maniera l'amo rimane sempre conficcato sull'apertura
dello stomaco, cosa più pericolosa per il terminale,
ma con il dacron finale possiamo stare abbastanza tranquilli.
Come dargli il tempo di ingoiare anche se la palamita si
butta a "pesce" sull'esca, abbiamo notato un aumento
delle ferrate andate a buon fine.
Slamare il pesce
La palamita, una volta imbarcata, comincerà a fare
le danze dibattendosi ovunque. Senza dover insanguinare
tutto il pozzetto, basterà prendere il pesce sotto
la bocca parte ventrale e sostenerlo di peso, con una mano
infilare le dita (dall'esterno verso l'interno) nella grossa
branchia, sentire l'amo e sganciarlo dalla carne, poi con
la stessa mano fatta fuoriuscire dalla branchia, prendere
il filo del terminale e sfilare il tutto dalla bocca che
solitamente rimane spalancata.
I dentini lasciano il segno.
Così facendo non bisogna far altro che inserire
il pesce in una coffa ma di sangue nel pozzetto non ce ne
sarà una goccia.
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