La Pasturazione
Sono circa le 15.00 e siamo già in zona, effettuiamo
un breve giro per capire come è meglio ancorarsi
e via 80 metri di catena in mare che ci permetteranno a
differenza di altri di sentire meno le onde che cominciano
ogni tanto a fare delle belle buche.
Il vento soffia da scirocco, l'onda è già
abbondante mentre la corrente, per l'ennesima volta, è
contraria al vento e in alcuni casi obliqua portandoci le
esche sotto la barca o lateralmente. Non che sia un problema,
ma la cosa ci rende un po' più difficoltosa l'operazione
di pasturazione necessaria e fondamentale per le palamite.
Il mare bolle di pesce, in superficie aguglie, boghe giganti,
lanzardi da 600 gr, mentre le palamite come evidenziato
dall'eco si aggirano fra i 20 e 15 metri, sotto i venti
metri c'è al momento poca roba. In alcune giornate
le palamite si prendono bene anche sui 30 e in alcuni casi
sui 40 metri; per chi non ha l'ecoscandaglio si tratta solo
di sondare con le esche le varie profondità ed aspettare
l'allamata.
La pasturazione con le sarde tagliate in 3 o 4 pezzi risulterà
decisiva al di là di ogni scongiuro o sortilegio
effettuato sui nostri terminali. Capire come vanno giù
i pezzi e sulla base di questo lanciarli in modo che questi
arrivino sui 20 metri di profondità ad una distanza
tale dove abbiamo posizionato le nostre esche.
La pastura fine attira aguglie, lanzardi da paura,
che non infastidiscono la pesca in quanto stazionano più
in superficie, ma non permettono che gli odori arrivino
alle palamite, alle quali questo non basta, vogliono la
sostanza e così un getto periodico di pezzi grossi
di sarda, consente di poter far giungere la pasturazione
fino ai 20 metri dove le fameliche, impazzite ed eccitate,
dalla cosa non esiteranno a lanciarsi anche sulle nostre
esche.
Non ci vuole così una gran scienza per pescare le
palamite, che sono affamate un po' a tutte le ore.
Siamo a circa una ventina di metri dalla "Torre",
sempre con occhio teso al gatto e la volpe, pesci verbali
poco graditi, il rischio è di pasturare per altri
ma fortunatamente le esche vanno verso fuori e così
siamo noi che approffittiamo della scia di pasturazione
fatta da un barcon posto a fianco del Sagene 37.
Tant'è che ad un certo punto, per interrompere un
lungo momento di stanca, recuperiamo una decina di metri
di catena ritornando in una zona ben pasturata da altri
e le canne cominciano a riprendere vita sotto la trazione
del pesce.
C'è un sistema micidiale per effettuare molte
catture ma a noi interessava pescare sportivamente quantità
adeguate al consumo personale e così abbiamo continuato
a gettare periodicamente la sarda tagliata in 3-4 pezzi.
Se proprio
. si può provare con due casse di
sarda che vanno tenute fin dal mattino sotto il sole a scongelarsi
e rammollirsi (evitando le conseguenze dei gabbiani sulla
propria barca ormeggiata in porto). Nel momento che si è
in pesca il contenuto in sarde delle due casse va inserito
in una rete con maglie abbastanza grosse circa 1,5 cm per
lato, non serve tagliarle a pezzi, saranno talmente sfatte
che il solo ondeggiare della barca provocherà la
fuoriuscita della pasturazione che sarà oltre che
"odorosa" anche sostanziosa con pezzi più
o meno grandi. Con questo sistema se la sarda è appena
congelata ed ancora fresca non avra modo di disfarsi e fuoriuscire
dalle maglie della rete.
(
Continua: In Pesca ) »»
|