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Ogni tanto, anzi spesso, fortunatamente in questa pesca si affacciano altri amici, (dei quali alcuni graditi, altri meno) che, si spera, faranno compagnia ai tanto ricercati pagelli. In questo periodo, pescando nelle scadute dai 40 ai 50 metri, non è raro imbattersi in discreti esemplari di dentice praio (Pagrus Pagrus) che gradiscono anche i cefalopodi a striscioline o interi se piccoli.

Qualche giorno fa sono stati una degna sostituzione dei pagelli che invece non hanno degnato di farsi vedere. Se, poi, nella scaduta frequentata ci sono anche dei panettoni di roccia, aspettatevi di sentire quella toccata che ti riporta l'adrenalina nel sangue ad alti livelli.

Sto parlando naturalmente del sarago testanera (Diplodus Vulgaris), assiduo frequentatore anche dei fondali profondi, purché vi sia roccia; anche lui ha la bocca meno buona dei pagelli e vi consente l'utilizzo di un range più ampio di esche ivi compreso il bibi.
Se poi non avete ancora voglia di tornare a casa e le vostre mogli o fidanzate sono in periodo di bonis, vale forse la pena di spostarsi nel fondale di fango più vicino alla scaduta ed aspettare l'entrata o l'inizio della mangianza dei pagelli bastardi o rovelli (Pagellus Bogaraveo o Pagellus Acarne per altri autori - non si sono ancora messi d'accordo-).

Questi voraci amici fanno la loro comparsa sulle nostre lenze generalmente al calar del sole ed a volte anche per tutta la notte. Gradiscono soprattutto il gambero e se entrano in frenesia alimentare bisogna essere veloci e cercare di metterne a pagliolo quanti più è possibile perché da un momento all'altro cambiano idea e spariscono per qualche altra ora.

Mi è capitato di prenderli anche di giorno; lo scorso anno in una battuta alle boghe sottocosta causa maltempo solo io in due ore ne ho messi a pagliolo 97, dopo aver provato quasi per caso a fondo, ma non erano molto grossi. Per la ricerca dei pagelli bastardi si rivela utile lo scarroccio e, se le toccate si fanno più cospicue, conviene marcare il punto, ancorarsi ed affondare un sacco di pastura a base di sarde o teste di gamberi, sempre se la corrente lo consente ponendosi nella medesima direzione del vento, altrimenti è inutile.

A proposito dello scarroccio una buona tecnica consiste nel sostituire l'ancora con un bel pietrone che sarà trascinato agevolmente dalla barca sul fondale fangoso; attenzione: non dimenticatevi in questo caso di posizionare una tanica o un gavitello sulla cima a buona distanza dalla barca pena l'incoccio degli ami sulla cima stessa.
Altro commensale gradito delle nostre esche è la musdea (Phicis Phicis), da non confondere con la simile motella o mostella (Gaidropsarus Mediterraneus) che è un po' più rara. Questo pesce, che abita di giorno le tane più buie anche a discrete profondità, all'imbrunire lascia il suo rifugio e, se incontra i nostri ami innescati con gambero o sarda, non mancherà di approfittarne.

Anche qui vale quanto detto per la lenza morta poiché pare che la musdea abbia l'abitudine di tenere in bocca la preda per un po' prima di ingoiarla; il combattimento non sarà esaltante, anzi non ci sarà proprio, ma un ottimo brodetto è assicurato!
Per completare questo excursus sui componenti della "comitiva" che andremo ad insidiare in questo periodo non si può non parlare di un'altra bella sorpresa: la tanuta (Spondilosoma Cantarus).

Avete mai visto degli esemplari di oltre due kg. di peso? Assumono una forma più rotondeggiante e dei colori fantastici che vanno dal blu scuro al nero soprattutto sulla testa. Anche loro nella tarda primavera, per esigenze riproduttive, si avvicinano ai luoghi prima descritti e sembrano gradire molto anche il tocco di sarda a patto che sia bella fresca.
A questo punto, visto che la nostra comitiva potrebbe essere ben frequentata, forse vale la pena di fare un "affaccio" sui soliti posti; che ne dite?


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13 Agosto - 2002 (Powered by Net Tuna)