La tecnica di pesca con esche artificiali
La pesca della seppia praticata dalla barca può
sembrare quanto di più facile ci sia ma in realtà
bisogna seguire alcuni accorgimenti che andremo a scoprire
insieme, al fine di massimizzare le nostre catture.
La barca, anche di modeste dimensioni, ci permette di raggiungere
comodamente le poste migliori che sono rappresentate da
fondali sabbiosi senza intralci per le nostre lenze.
Il movimento impresso alla barca dalla corrente e dal vento,
ci permetterà di scarocciare per meglio distendere
i nostri terminali e di sondare il fondale, meglio se con
tre o quattro canne così da coprire ad ogni passata
una più ampia fascia.
Se alle prime passate non si hanno catture è bene
sostituire gli artificiali e cambiare zona, spostandoci
più vicini o più lontani dalla costa, dove
l'acqua ha una profondità variabile da circa 5 a
10 metri.
Solitamente si adopera scarocciare con il gamberone, una
sorta di esca artificiale a forma di gambero con colori
vivaci e dotato di una zavorra sul ventre e un doppio cestello
di aghi senza punta, sulla coda.
Il terminale sarà costituito da un nylon dello 0.20
o 0.22 della lunghezza di 100-120 cm., il piombo a scorrere
sulla lenza madre varierà dai 30 ai 70 gr. A seconda
delle condizioni e della velocità della corrente
e dalla profondità del fondale. La lenza madre potrà
essere dello 0.20-0.25 in quanto la seppia non oppone fughe
particolari da mettere a rischio la nostra attrezzatura.
L'unico motivo invece che ci può portare ad aumentare
il diametro del nylon è la presenza abbondante delle
nasse fra cui di solito bisogna fare zig-zag e sulle quali
spesso si incaglia il cestello del gamberone; in questo
caso un diametro maggiore ci permetterà di recuperare
l'intera montatura.
Alla montatura tradizionale, ad unico gamberone, adottata
principalmente in tirreno, si può optare con quella
con doppia esca artificiale, impiegata principalmente in
adriatico dove le seppie sono più abbondanti e frequenti
sono le doppiette di seppie, ma anche dove il fondale uniforme,
sabbioso e privo di ostacoli ci consente l'uso della doppia
esca.
In quest'ultimo caso verrà inserito un ulteriore
bracciolo sul trave, più corto del primo ed inserito
mediante girella fra nodi e perline applicate sul trave.
È importante che la lunghezza del bracciolo più
corto non metta il gamberone al di sotto del piombo.
In scarroccio
Una volta effettuato il breve lancio dalla barca, si può
rilasciare ancora del filo con l'aiuto della corrente e
dello spostamento della barca, e sistemare le canne appoggiandole
all'interno del pozzetto della barca. Il movimento della
barca, il suo rollio in balia delle onde e della corrente
trasmetterà un movimento alla canna e conseguentemente
anche al gamberone posto al termine della nostra lenza.
Se però il movimento ondoso non è sufficientemente
adatto è bene prendere in mano la canna ed imprimere
un leggero tiro alla lenza, per rilasciarla subito dopo,
così da far sollevare e ricadere il gambero sul fondo
marino. Se la corrente è forte e non permette all'artificiale
di ritoccare sul fondo, sarà necessario aumentare
le dimensioni del piombo.
In mancanza di corrente invece le catture divengono scarse
un po' perché si copre meno strada con le nostre
esche e forse anche perché il gamberone fa mostra
evidente della sua artificialità, poco gradita alla
seppia.
La presenza della seppia sarà avvertita da un semplice
appesantimento della lenza; per non strappare i tentacoli
bisognerà non forzare troppo e recuperare delicatamente
la nostra preda.
Esche artificiali
Le esche artificiali ormai da anni impiegate massicciamente
nella pesca ai cefalopodi e in questo caso alla seppia,
sono i classici gamberoni usati anche nella pesca dei calamari.
E' bene averne a disposizione diversi tipi in colorazioni
e modelli per poterli sostituire in caso di mancate catture,
magari a rotazione finché non si trova quel particolare
modello più catturante in quelle condizioni di fondale,
luce e trasparenza dell'acqua
I gamberoni a corpo liscio sono i più adatti per
le seppie le quali, nella fase di recupero, scivolano con
i loro tentacoli nel cestello di aghi terminale rimanendovi
intrappolate.
La seppiarola
In uso in passato era costituita da un pezzo di legno piatto
e a forma di cono con degli ami nella parte terminale (3
o 4), nel lato più largo del legno. Gli ardiglioni
rivolti in alto, mentre il gambo dell'amo veniva conficcato
nel legno o fissato sulla tavoletta. Questa "seppiarola"
veniva fatta affondare per mezzo di piombi posizionati ai
lati e nella parte terminale del legno. Spesso veniva legato
un pesce morto, una sarda o uno sgombro di piccole dimensioni
e trainata con apposito filo dalla barca.
Oggi qualche casa costuttrice le produce già pronte
all'uso a significare che i nostri nonni non avevano del
tutto torto, anzi.
La Seppia come Esca
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