29-30 Novembre 2002
Il richiamo di Diego per un'uscita a traina, a traina a
calamari é un richiamo cui difficilmente riesco a
dir di no, solo alcuni freni parentali mi trattengono, ma
"vinti" anche questi, mi precipito nel mare ai
confini con le acque italiane, Montecarlo e Mentone per
rivedere l'amico e per provare a trainare di notte, esperienza
molto particolare, bella e allo stesso tempo fredda, fredda
di tramontana.
Arrivo alle 22,30 di sera, ci scambiamo alcuni intensi
momenti di chiacchiere, immaginatevi su che cosa, e a mezzanotte
e mezza siamo sulla barca, la monique di Diego, carichiamo
quanto basta perchè é già tutto pronto,
i motori sono ancora caldi in quanto Diego é rientrato
da poco nel porto di Monaco, ci stacchiamo dall'ormeggio
e prendiamo per l'imboccatura del porto.
Il motore della Monique non ha ancora un anno e conta già
ben 650 ore di moto, niente male ......
E' tramontana, debole ma fredda, l'onda lunga ben formata
proveniente da SW ci avvisa che fuori o poco distante il
mare si é mosso, quindi allerta e vigili, ma con
il caffé caldo lasciato a casa, sarà alquanto
dura.
E' tutto pronto, le togne con le lenze già armate,
i secchi con le cime, le poste di pesca già collaudate
e così ci dirigiamo davanti a Mentone su un fondale
di profondità non inferiore ai 6,5 metri in quanto
se più basso si rischia di lasciare l'esca artificiale
sul fondo.
Manca poco alla zona prescelta e Diego senza tante parole
mi fa capire di mettermi al timone e così dopo un
attimo mi trovo a scrutare nel buio, illuminato soltanto
dalle luci della litoranea che però é ancora
lontana, manca anche la luce della luna che non tarderà
molto a venirci in aiuto. Il cielo é nuvoloso, e
difficilmente vedremo il momento in cui sale la luna, accendiamo
l'ecoscandaglio grande compagno per la pesca in notturna
spesso unica fonte di luce nel pozzetto a parte l'accendino
nel solo momento in cui ci serve per accendere una sigaretta.
Ma é ora di piazzare l'attrezzatura e una luce é
necessaria e così Diego comincia a tirar fuori i
tangoni, li sistema nei due portacanne laterali, poi tira
fuori due grosse togne di sughero su cui sono avvolte le
lenze, comincia a filarne una e poi l'altra, infine mette
in acqua una terza collegata però ad una canna; quest'ultima
traina un'esca posizionata più lontano delle altre
due e inoltre non ha lo stim e neanche un piombo, rimane
di conseguenza molto in superficie.
Sistemate le lenze, vengono calati in acqua due secchi
di plastica collegati ad una cima di circa 3 metri di lunghezza
ed assicurati alle due bitte laterali di poppa.
I due grossi secchi servono per rallentare l'andatura della
barca che al minimo non riesce a scendere al di sotto dei
tre (3) nodi e subito il GPS segna una velocità di
2,5 nodi circa mezzo nodo in meno di prima.
(Continua)
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