La seppia come esca
La seppia è spesso utilizzata come esca in diverse
tecniche di pesca ed anche se non è paragonabile
all'uso del calamaro o dell'aguglia viva nella traina alle
ricciole o dentici, se viene impiegata nel periodo in cui
si trova abbondante anche in natura, può portare
a delle buone rese in termini di catture.
Ogni esca va proposta alle potenziali prede, nello stesso
periodo in cui gli stessi predatori le cacciano e se ne
cibano abitualmente nel loro habitat naturale.
Così in primavera quando le seppie accostano per
la riproduzione e deposizione delle uova, al loro seguito
arrivano le verdesche o squali azzurri (maggio-giugno) le
cui femmine gravide liberano i loro piccoli a poche miglia
dalle coste.
Ma perché?? E' molto probabile che così facendo
gli adulti vogliano assicurare la crescita della loro prole
in un habitat ricco di nutrimento. I piccoli di squalo azzurro
si vengono infatti a trovare, nel loro primo stadio di vita,
in acque ricche di cibo ed in particolare di seppioline
di qualche settimana di vita, alimento di cui gli squali
sono molto ghiotti.
Nel periodo primaverile la pesca in drifting agli squali,
a poche miglia dalla costa ed effettuata con l'innesco della
seppia, garantisce degli ottimi risultati.
Sempre nella pesca in drifting possiamo affermare che il
tonno non gradisce volentieri la seppia, l'incontrario di
quanto invece può verificarsi con la pesca allo squalo
volpe, ghiotto di calamari, seppie ed ovviamente anche di
sarde. Nella pesca allo squalo volpe, la seppia innescata
garantisce una maggior tenuta sull'amo rispetto alla sarda,
soprattutto durante il primo approccio dello squalo sull'esca,
approccio esercitato abitualmente con dei colpi della lunga
coda, come a tramortire una preda che in realtà è
però già morta.
Nella traina alle ricciole come ai dentici, la seppia,
impiegata come esca nel periodo primaverile, è un'ottima
alternativa all'uso dell'aguglia viva, soprattutto se anch'essa
viene trainata viva con un piccolo amo sulla membrana che
avvolge in forma di sacco la seppia, conficcato dalla parte
opposta della testa, ed un amo più grosso per ferrare
la preda, infilato sotto la cute fra il corpo e la testa.
Meglio ancora se l'amo grosso viene posto non sulla parte
ventrale, ma bensì dorsale, così da celare
ulteriormente l'inganno agli occhi delle ricciole che spesso
attaccano risalendo dal fondo.
La seppia in striscioline, meglio se precedentemente spellata,
o l'innesco dei suoi tentacoli, è utilizzata con
buoni risultati nella pesca di fondo e nell'innesco dei
parangali, anche se in definitiva ha carni meno tenere e
saporite del calamaro. I risultati non si faranno attendere.
|