Piattaforme Metanifere
Prepariamo e caliamo quasi sul fondo il pasturatore "frantumatore
di sarde" in acciaio e subito armiamo le canne con
terminali, piombi e le esche per il consueto bagnetto.
Cippo resta più sullo sportivo mentre io e lele
decidiamo di spingere al massimo per il miglior risultato
nel minor tempo possibile; sappiamo infatti di essere nel
torto e con la coda dell'occhio scrutiamo sempre l'orizzonte
per evitare brutte sorprese (il gatto e la volpe).
Cippo ha un terminale armato con tre braccioli di circa
40 cm, inseriti con treccine, perline e nodi per bloccarli.
Noi invece colleghiamo all'asola del filo madre un Killer
a più ami e perline fosforescenti, con piombo terminale
(75 gr.) munito di anellino e provvisto di una parte in
plastica cava dove viene inserito lo star light.
Via.
Le esche sono finalmente a bagno. Raggiunto il fondo di
una cinquantina di metri di profondità, giusto il
tempo per mettere il filo in tiro ed ecco che il cimino
da i primi segni del pesce, passa qualche istante e la canna
comincia a piegarsi, aspettiamo che quasi tutti gli ami
abbiano allamato, e subito comincia la fase di recupero
con la canna bella curva.
Non vale la pena insistere troppo tempo, le esche
costituite da pezzetti di sardoncino salato, resistono poco
con quelle concentrazioni di pesce e poi è facile
che il pesce grosso (suri o luccardi) girando intorno al
terminale ingroviglino lui e i braccioli.
Molto buone sono le esche costituite dal muscolo del gambero,
tenero ma che tiene abbastanza bene sull'amo; quando il
pesce la mangia e già allamato a causa della facilità
con cui l'amo, nascosto dal boccone morbidissimo, fuoriesce
e penetra nella bocca del pesce. Le esche di sardoncino,
viste le dimensioni piccole degli ami, per pesci che non
superano i tre etti di media, spesso vengono tagliate lungo
la spina del pesce.
Passa una buona mezz'ora e il freddo diventa un aspetto
secondario; il sole comincia a farsi più forte e
lo sforzo di recupero scalda abbondantemente il corpo.
La pasturazione con la sarda sul fondo comincia a dare
i suoi frutti migliori, è la prima volta che l'utilizziamo
e Cippo tecnicamente meglio piazzato tira su una cerniotta
e poco dopo una riccioletta piccola, limone. Io e lele rimaniamo
invece al solito standard, con moletti, scorfani, suri,
qualche lanzardo, alcuni saraghi, boghe, ma su qualche piattaforma
sono frequenti anche mormore, menole e busbane.
In mancanza del pasturatore di profondità, si ottengono
ugualmente ottimi risultati, anzi forse il pesce non é
distratto dalla pastura che naviga sul fondo e pone più
attenzione a quelle poste nei nostri ami. Sugli ami in cui
non rimane il pesce, l'esca distrutta dal "pesce furbo"
provoca una sorta di pasturazione localizzata, che incentiva
il pesce a rimanere nella zona dove caliamo le lenze.
Dipende un po' dal periodo e dalla distanza dalla costa.
Ad un certo punto è lele che non riesce quasi a recuperare
la lenza dal fondo, sembra un pezzo di scoglio, e invece
dopo un po' riesce ad aver la meglio su una stella marina
enorme e quasi mostruosa.
I suoi ami avevano preso il nylon da pesca che la stella
marina aveva tutto intorno e che gli impedivano un corretto
movimento.
Una volta liberata dal nylon viene rimessa in mare, ma
solo dopo averla staccata con fatica dalla barca alla quale
si era attaccata con le proprie ventose
(segue)
|